lunedì 31 gennaio 2022

L'angolo del Rockpoeta®: " I Wish I Was Stronger"

I WISH I WAS STRONGER

Pensavo di essere più forte
Avrei desiderato essere più forte
Avrei voluto essere più fortunato
Più attento
Più scaltro
Ma ora è tardi
Non c'è più tempo
Il mio minutaggio è quasi scaduto

E non guardo più al futuro
Non penso più ad un futuro
Non voglio più immaginare un futuro
Non posso più sognare un futuro.

Cosa ha cancellato il sole?
Ostacoli indecorosi
Incatenano il mio cuore
Cuore che solitamente
Solcava gli oceani
Respirava tramonti da sogno
E cosa ha cancellato l'anima del mondo?

Dovrei avere fiducia in questa medicina?
Quale medicina? L'unica ammessa targata Pfizer?

Vaccinato solo se hai il loro siero
Altre soluzioni sono approvate ma non ammesse

E dovrei avere fiducia in questa società?
E negli uomini?

Io che un tempo 
Avrei fatto a pugni con le nuvole
Mi sarei trasformato in contraerea
Per abbattere la grandine
Ed avrei sfidato uragani 
Oggi sono stanco
Stanco forse anche di voi
Ed anche di me

Someone said
He used to wake up the oceans
Bue He's dead
And I'm not awake anymore.

DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®

venerdì 28 gennaio 2022

L'Angolo del Rockpoeta®: "Tio"

 TIO

Nella città di Potosì
Fiumi d'argento e respiri di dolore
Da secoli oramai
Questa città ha reso ricchi
Stati europei e negrieri schifosi.

Miniere d'argento
Popolo sfruttato ancora oggi
Bolivia pobre y triste

Ancora oggi 
Minatori dalla guancia gonfia
Per il masticare coca da anni
E lo sguardo scavato 
Da un sorriso triste
Usano dinamite 
Per tentare di prendere
Il poco argento che ancora rimane
Per sfamare le loro famiglie

Bambini
Uomini
Anziani
Intere famiglie 
Rischiano la vita in quelle gallerie buie
Una vita disperata e stanca

Tutto l'argento delle Chiese 
È macchiato del sangue della gente di Potosì

50° nell'inferno di quelle montagne
Ed i minatori spesso non mangiano
Il cibo in quelle cave fermenterebbe nel loro stomaco

Si affidano ad una divnità locale
La chiamano "Tio"
Una sorta di diavolo con un grande fallo

Un rituale preciso e ripetitivo
Per affidare la propria vita a Tio.
"Fuori da queste buie gallerie 
Siamo tutti cristiani, 
Qui dentro 
Siamo alleati col diavolo"

Purtroppo neanche Tio
Riesce a proteggerli tutti
Forse perchè 
Come tutti loro
È anche lui un povero diavolo

DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®

mercoledì 26 gennaio 2022

L'angolo del Rockpoeta®: "Ieri Ed Oggi"

Domani è la giornata della memoria.  "Ieri" 6 milioni di ebrei uccisi, altri ancora marchiati torturati depredati... Un orrore dovuto da un lato al fanatismo ed all'odio razziale di un popolo verso gli ebrei e dall'altro causato dall'aver seguito le folli parole di un pazzo. Oggi non parliamo per fortuna di quelle cifre, né di orrori di tale ferocia e dimensione, per ora infatti non si viene deportati ma "solo" confinati, ma, oggi, la libertà vera è di fatto già ampiamente compromessa. Questa riflessione forse per alcuni sembrerà fuori luogo ma vorrei far notare che non è così se, come credo, siamo concordi nel ritenere fondamentale l'importanza della memoria storica intesa come strumento essenziale sia per non dimenticare gli orrori passati sia però anche per saper riconoscere i germi moderni di tristi realtà passate, qualora si ripresentassero e per saperli isolare ed abbattere prima che certi orrori si ripetano. 

IERI ED OGGI

Campi di concentramento
Orrori del passato
Eppure la Storia non la ricordate
La Storia non la capite
La Storia non la riconoscete
Se si ripresenta alla vostra porta
Solo con un make up diverso
Ma con anima e fattezze identiche
Rispetto al passato. 

Restrizioni liberticide
Recinti per chi non vuole sottostare alle regole
Popolo convinto che chi ha il siero sia di serie A
E gli altri siano da rinchiudere
Affamare
Magari prima o poi
Deportare.

E fa male vedere
Che anche chi ha vissuto certi orrori in passato
Ed è sopravvissuta a quelle aberrazioni
Non rigetti e denunci
Questo liberticidio
Che con la salute pubblica non ha nulla a che vedere.

Il mio cuore sanguina 
Nel ripensare
Rivivere attraverso film e documentari
Ed immaginare ad occhi aperti e gocciolanti
Quanto l'uomo abbia saputo essere il male 
E deciso di seguire chi rappresentava il male
Ma
Oggi
Sanguina anche nel vedere
Come nessuno abbia la sensibilità
Per non capire 
Certi sia pur piccoli, grandi, ricorsi storici

DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®

lunedì 24 gennaio 2022

L'Angolo del Rockpoeta®: "Batman"

BATMAN

Sono l'antieroe per antonomasia:
Chi potrebbe amare un pipistrello
Uno che combatte l'ingiustizia
Che sta con i reietti ed i poveri
Uno che disprezza la boria dei ricchi
Pur essendolo
Ed i raggiri dei potenti.

Io oggi non potrei accettare questo governo
Io oggi con il mio mantello 
Ridarei voce e respiro
Al popolo.

Io non sono un demagogo
Non arringherò mai le folle
Io sono schivo
Solitario
Oscuro
Vivo nell'ombra
Ma voglio la luce 
Per la gente che quotidianamente
Lotta per sopravvivere.

Io sono Batman
E per alcuni
Sarebbe stata colpa dei miei simili
Questa pandemia

Facile accusare
E gettare fango
Su chi è di aspetto ripugnante
Ed ha il phisique du role
Del mostro
Pur non essendolo.

Io non voglio la gloria
Ancor meno meriti o riconoscimenti
E non cerco consensi
Non sono un politico
Dalle emozioni "usa e getta".

Se io esistessi
Sarei questo oggi
Un fuorilegge
Eroe di molti
Denigrato da tanti
Sarei proprio come te. 

DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®

venerdì 21 gennaio 2022

L'Angolo del Rockpoeta®: "Oscurità"

OSCURITA'

Miliardi
Sono miliardi 
Il mondo in mano di pochi
Ma controllato da tutti

È una setta vastissima
Struttura piramidale
I cui capi non sono conosciuti
Neanche dai loro membri 
Se non quelli dei primi  livelli
Menbri, alcuni dei quali, spesso ignari 
Perfino di farne parte

Miliardi
Sono una setta pericolosissima
Non pubblicamente palesatasi
Si riconoscono da un unico simbolo
Una siringa ed un braccio
Con tatuato BNT162b2
Ed un unico inconfondibile marchio. 

"Tutto così cool
Tutto così semplice
Noi ci iniettiamo il siero
Serviamo la nostra ritrovata libertà
Schiacciamo voi
Sparuta minoranza infedele

Tutto così inebriante
Noi un unico pensiero
Io maggioranza come te
Io conto quanto te
Proprio come te
Esatttamente come te

No return
No return
Nothing to desire
Nothing to hope
Nothing to imagine 
Anymore.

Siamo finalmente una comunità
Formiche al servizio del bene comune supremo
E se alcune soccombono 
E se alcune si perdono per strada non importa
Noi aspettiamo solo il bene supremo
Noi adoriamo il bene comune supremo
Siamo stanchi di luce e di verità promesse
Noi serviamo il nostro Signore Supremo
L'unico che non ci promette la luce o la verità
Ma solo quello che meritiamo
Il nostro piccolo orticello
Ma a condizioni sempre più dure
Perchè niente è scontato su questa Terra
Per i derelitti come noi
Dice il nostro Messia
Ma seguendolo possiamo mantenere
Quanto più possibile
E riavere quel minimo di vita quotidiana

Ha ragione il nostro Signore Supremo
Questo nostro gruppo di eletti
Salverà il mondo
E lo farà dandoci  il paraocchi per vivere
Perchè è vero
Solo l'ignoranza rende felici
Solo l'oscurità ci rende liberi

E voi bastardi infedeli
Inchinatevi all'Oscurità
Inchinatevi o morite."

DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®

PS:attenzione, oggi da Cavaliere Oscuro del Web trovate un'intervista realizzata da lui al sottoscritto che merita di  essere letta: QUI IL LINK

mercoledì 19 gennaio 2022

L'Angolo del Rockpoeta®: "Il Vento"

IL VENTO

Raccogli i tuoi vestiti e danza 
Balliamo sulle punte
Sorvoliamo muri di ignoranza 
Non dimenticare amore
Il vento vero è selvaggio

Correggiamo traiettorie impazzite
Manteniamo il pensiero libero 
La testa lucida
E se necessario
La rabbia pronta ad esplodere
Come una bomba in un bazar
Come un'esplosione in un centro commerciale
Un sabato pomeriggio come un altro

E cantiamo
Cantiamo l'indipendenza del cuore
La forza della verità
Manteniamo l'anima aperta alla vita
Ma anche alla voglia di libertà
E non permettiamo mai alla rabbia
Di implodere dentro di noi
Come un tumore maligno,
Se necessario 
Se obbligati
La faremo uscire
Come un fiume in piena
Come un'esplosione in un centro commerciale
Un qualunque vuoto ed ipocrita sabato pomeriggio 
Senza pentirsene
Perchè il vento libero è selvaggio.

E danzeremo un'ultima volta
Sui visi spenti di cadaveri ammalati nell'animo
E sui nostri corpi
Alleggeriti dall'amarezza delle nostre anime

E senza pentircene
Perchè il vento vero è selvaggio e libero
Come noi.
  
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®

lunedì 17 gennaio 2022

L'Angolo del Rockpoeta®: "La Morte"

LA MORTE

La mia morte attende là
Ferma
Non ha fretta di raggiungermi
Ha molti altri clienti in lista prima di me

Alcuni sono in procinto di presentarsi
Al suo cospetto, presto,
Anche tra i più giovani di me
Nonostante i tre tentativi disperati per scongiurarla

Altri attendono per le solite cause
Non fanno nemmeno più notizia
La stessa mietitrice di nero vestita
Lamenta come sia ingiusto che prima
Avesese più audience per morti sul lavoro
Omicidi, suicidi,
Ma anche malattie incurabili come tumori al fegato
Ed adesso abbia la giusta attenzione solo se recupera
Morti per covid
Anche lei rigorosamente per obbligo governativo 
Con FFP2
Nonostante lei sia "La Morte".

Molti i deceduti per covid
Molti anche tra i vaccinati osserva
Ma poi subito dopo tale affermazione
Fa "Shhhh" "Non l'ho mai detto eh"

La capisco
La Morte da sempre teme la Speranza...

La morte è qui
Non nel mio fisico
Ma nella mia anima
Rabbia e dolore 
Stentano sempre più a rianimarla
Amore e forza di volontà
Per quanto potenti
Perdono qualche colpo.

Quello che più mi preoccupa
È che la Morte stia aleggiando 
Sopra il nostro Paese
Offuscando con la sua ombra 
I raggi della nostra stella più calda 
Come un'eclissi di sole 
Persistente

La Morte è poi sconvolta
Nel constatare quanto sia sorprendente
Come lei raccolga molte meno vittime
Di quante ne stia mietendo
Durante l'intero arco di vita della gente, l'Ignoranza. 

Per fortuna, conclude,
Io e l'Ignoranza
Ci spartiamo le anime 
Senza pestarci i piedi
Lei le occupa durante la loro vita
Io quando si spengono
E spesso poi grazie al suo aiuto
Da me arrivano anche prima del tempo

La Morte si congeda
Afferra la sua falce
E cappuccio sul teschio
Riprende il suo cammino
La sua sgradevole attività
Lei che non ha bisogno di super green pass
Per lavorare
Lei che da sempre è in proprio
E non dipende da nessun governo.
Lei che è più saggia di molti imbecilli che respirano. 

DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®

venerdì 14 gennaio 2022

L'Angolo del Rockpoeta®: "Davide E Golia"

DAVIDE E GOLIA

Salta
Salta
Dribbla ciò che è perverso
Evita l'orrore
Rastrellamenti in atto
Per inocularti il siero.

E mentre credevamo 
Che il nostro tempo fosse finito
Iniziammo a fissare negli occhi
Gli ultimi nostri istanti:
Il giocoliere ai lati della strada
Il poeta pazzo declamare la fine del mondo
Gente sempre più stanca ed incattività
Passeggiare lungo le vie del centro
Con rancore, odio e mascherina sul volto
Per celare tutta questa rabbia

E sguardi attoniti
Inumiditi da lacrime di paura 
Ed incredulità
Annusano quell'odore acre
E vedono in lontananza 
Il loro destino
Inoculati 
O gentilmente invitati a farsi una "doccia"

E ti stupiresti figlio mio 
Quali pensieri anche banali ti vengono in mente in quei momenti
Pensi "Come farò a pagare la bolletta della luce?"
Altri li senti dire "Come farò a finire di pagare le rate dell'auto?"
Altri ancora "Tutti i miei sogni si sciolgono nell'acido dell'odio"
O ancora "Come avrei voluto crescerti figlio mio" 
Altri infine " Ti amo quanto avrei voluto poter vivere il nostro sogno d'amore 
E vivere il futuro insieme"
E Tutti all'unisono a domandarsi 
Come fosse possibile che tutto questo 
Stesse davvero succedendo

Si prospettava davanti a noi una lunga notte
Una notte di sangue
Giustizia sommaria 
Bava di rabbia scendeva copiosa
Da labbra truccate con rossetti color "rosso sterminio"
Alba offuscata 
Da nubi di fumo grigio maleodorante

Questo si stava preparando per noi
Quella notte
O così sembrava..

I Vax- Raptor
Bussarono alla porta di un appartamento
Per "raccomandare" caldamente il siero
Suggerendo un'inoculazione immediata
Senza indugiare oltre.

Avevano già iniziato la loro missione
Chiamata "Cleaning Souls Operation"
Quando un bagliore accecante e sonoro
Cambiò la Storia, figlio mio

Fu come il fischio d'inizio della partita
Da ogni finestra
Spuntarono 
Uomini, donne, anziani, giovani,
Con armi da fuoco
Pietre
Ed ogni elemento che potesse contundere.

Fu una autentica rivolta
I morti alla fine non si contavano
Ma l'esito fu sorprendente

Dopo tempo immemorabile
Di nuovo Davide aveva sconfitto Golia
E per questo oggi io 
Posso testimoniare dal vivo 
Quei momenti di Storia
Per questo oggi
Possiamo abbraciarci
Posso rimboccarti le coperte
Darti un bacio sulla fronte
E spegnere la luce
Sapendo che il buio adesso
Non nasconde più le tenebre.  

DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®

mercoledì 12 gennaio 2022

L'Angolo del Rockpoeta®: "Spalla Contro Spalla"

Scritta il 25 dicembre 2021.

SPALLA CONTRO SPALLA

Respiro in disparte
Oggi sei da sola, mamma,
Per tua scelta
Più per mia scelta.

Ombre all'orizzonte
E dentro questa appariscente oscurità 
Sono come un animale in gabbia.

Iene e sciacalli 
Imbrattano cuori puri
Con la loro volgare cattiveria 
Mentre i progetti di futuro 
Si arenano
A causa 
Di un"abbagliante oscurità
Triste lapide grigia 
Epitaffio amaro
Di un'illusione.

La mia tristezza mi incatena
In questo desolante Natale 
Vicino per fortuna a chi conta 
Nella mia vita 

Ma dentro questa Matrioska insanguinata 
Mi perdo come in un labirinto 
E avverto vertigini da rassegnazione 
Eppure sappiamo che non è lontana
L'uscita per la salvezza e la nostra rinascita

Nascondino mortale 
Tutti catturati
Io l'unico ancora in gioco 
Batticuore 
La posta nel piatto è alta:
La sopravvivenza dell'uomo

Combattuto tra la tentazione 
Di farmi prendere 
E l' illusoria speranza che questa volta
Se salvato 
L'uomo capirà la lezione 
Mi dibatto in una divorante incertezza

Ci siamo 
Anche se ancora attanagliato
Da mille dubbi
Mi lancio. 

Vengo visto 
Lui scatta verso quel traguardo 
Per noi così importante 
Siamo spalla corntro spslla
Palmo a palmo
Mi distendo 
Allungo il braccio oltre ogni limite
E.....
 
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®

lunedì 10 gennaio 2022

L'Angolo del Rockpoeta®: "Il Mio Vascello"

IL MIO VASCELLO

Forzerò serrature di paura
Blocchi mentali
Forzerò obblighi iniqui 
Correrò lungo l'asse di un equilibrio precario
Ma libero ed indipendente.

Forzerò confini e barriere di morte
Non mi fermerò di fronte a nulla
Cavalcata verso la libertà
Decollo verso una nuova vita

E nei recinti della paura
Dettati da una falsa informazione
E da una costruita ed artefatta verità
Restate pure voi se volete
Ma attenti
State pericolosamente giocando 
Con la vostra salute 
Più di quanto pensiate.

Restituirò dignità alla vita
Alberi
Sole
Colori bianco-blu
Si uniranno a quelli già nel mio cuore

E come un pirata
Salperò per razziare la vita che mi spetta
E come Robin Hood
Ruberò la libertà a chi ce l'ha sottratta
E la donerò a me ed a chi l'ha perduta.

Udite
L'incalzare del mio vascello
Con le onde del mare 
Che si piegano al mio volere
Che si inchinano al mio passaggio

Da oggi
Non più barriere virtuali 
Di discriminazioni oscene
Ad incatenare il mio libero respiro. 

E finalmente
Nei miei occhi fieri e ribelli 
Solo spuma del mare dietro di me
E nuove albe di vita di fronte a me.

DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®

venerdì 7 gennaio 2022

L'Angolo del Rockpoeta®: " I Nuovi Nigel"

 I NUOVI NIGEL

Cinzia è in dolce attesa
È incinta da meno di un mese

"Cinzia tranquilla
Siamo qui per te
Ci occuperemo di tutto noi"

In primis 
Proteggiamolo subito dagli attacchi
Degli enzimi della madre
Vaccino "Defend Inside"

Programmiamo il tuo futuro
Sei maschio 
Farai il politico 
La figura più alta e di spicco
Nella catena dei servi al nostro servizio

Studi alla Lewis
Amicizie selezionate
Particolare attenzione alle influenze della madre
Che non lo porti sulla cattiva strada
O lo confonda con insegnamenti tipo
"Ama il tuo prossimo" "Apprezza gli umili"

Cinzia è preoccupata
Sa che questi screening ed altri ancora
Sono ormai di routine
E che quelli predisposti a certi tipi di carriere
O peggio trovati positivi al "Rebellion- Test"
Vengono riprogrammati fin da quando 
Sono ancora dentro il grembo materno
Quando non prelevati anzitempo
E sottratti per sempre alla madre naturale.

Lei però è una ragazza tranquilla
Senza grilli per la testa
Sempre stata rispettosa delle leggi
Anche quando le sembravano assurde
E così il padre
Che però è morto in circostanze misteriosse
Dieci giorni dopo la dolce notizia
E di cui forse non conosceva tutti i suoi segreti.

Cinzia va a fare ulteriori controlli
Cinzia sa che se il figlio che porta dentro di sè
Risulterà troppo intelligente e/o ribelle
Le sarà prelevato
Prima che venga naturalmente partorito 
Sarà messo in una incubatrice
E fatto nascere avendo come madre
Un automa dotato di I.A.

Automa
Che saprà formarlo 
Dando anche a lui
Come ai migliori adeguatamente selezionati 
La possibilità di sviluppare al meglio le sue doti
Per metterle al servizio dello Stato 
Salvo si rivelasse essere irrimediabilmente "difettoso"...

Questi bambini hanno tutti lo stesso nome
Un autentico marchio di fabbrica
Il loro nome è Nigel

E quando qualche giornalista lecchino
Osa chiedere il perchè di questa procedura
E se non è crudele
Come sostiene una sparuta minoranza sovversiva
La risposta delle istituzioni è una sola
Sempre la stessa:

"Cosa c'è di male
We're only making plans for Nigel"

Vorrete sapere di Cinzia
Se lei ed il bimbo stanno bene

No forse no
Ed è meglio così
Non "approvereste"...

DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®

mercoledì 5 gennaio 2022

L'Angolo del Rockpoeta®: "Essere Un Malato Orfano Di Diagnosi (Quando La Diagnosi Non Arriva)" Di Romina. Tamerici (E.I.T.R.D.2)

 Come già anticipato con un post il primo dicembre 2021, da oggi per tutto il 2022, ogni 5 del mese, tratterò di sindromi rare come tema per la rubrica  E.I.T.R.D.2  (Everyday Is The Right Day) ossia per parlare di patologie di cui nessuno o quasi nessuno parla e sulle quali io, con questo percorso per nulla esaustivo, cercherò nel mio piccolo di porre una piccola luce, un occhio di bue, per dare rilevanza a tale tema. 

Oggi parleremo di cosa significa essere un malato "Orfano di diagnosi". Ho detto parleremo ma in realtà ho usato ingiustamente il plurale, perché sarà una scrittrice che vive questa sofferenza in prima persona a parlarvi con un articolo che vi invito a leggere fino in fondo perchè vi giuro che merita assolutamente.  Lei è Romina Tamerici che ringrazio per aver accettato il mio invito a parlare di questo tema che lei vive anche sulla sua pelle da ben 15 anni. Grazie Romina, è un onore immenso poterti concedere questo spazio. 

Daniele il Rockpoeta®
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ESSERE UN MALATO ORFANO DI DIAGNOSI 

Quando la diagnosi non arriva 

Quando una persona si ammala, in genere, il suo primo pensiero è cercare di dare un nome e una spiegazione ai sintomi che manifesta.
 
Molti non possono resistere alla tentazione di “capirci subito qualcosa” e quindi cercano su Google (cosa che in genere si traduce solo in inutili allarmismi), ma poi, per fortuna, in genere si passa al medico di base e poi eventualmente a specialisti ed esami.

Il punto cardine è sempre uno: capire cosa si ha per potersi curare. A volte è qualcosa di semplice e facilmente risolvibile, a volte qualcosa con cui poi si deve convivere a vita oppure che la vita può persino interromperla. In linea di massima, però, uno dei primi passi da fare è sempre quello di identificare il problema per capire come affrontarlo e, si spera, risolverlo.
 
Purtroppo non sempre questo processo va esattamente come vorremmo e la diagnosi, che dovrebbe essere la nostra bussola nel nostro percorso di malattia, non c’è e ci lascia senza una direzione chiara da seguire. 

La catena logica “sintomo-medico-diagnosi-cure-miglioramenti-guarigione” (che in quasi tutte le malattie è il filo conduttore, tranne in quelle in cui miglioramenti e guarigione non sono possibili) si spezza ancora prima di cominciare. 

Anche se molte persone possono capire che di una malattia si può morire (avendo magari purtroppo anche in mente casi di tumori o altre malattie orribili e gravissime), quasi nessuno pensa che si possa star male senza nemmeno riuscire a dare un nome a ciò che si ha e quindi senza poter nemmeno tentare terapie e approcci corretti per affrontare il problema. Bloccati per mesi, anni, decenni… una vita intera, in un limbo senza risposte.

È un’immensa area grigia quella di chi soffre di patologie che non hanno diagnosi, noti anche come “orfani di diagnosi”. Spesso non trovano la loro diagnosi perché affetti da malattie rare, che quindi vengono scoperte solo dopo moltissimi anni di peregrinazioni di ospedale in ospedale, di specialista in specialista, di sospetto in sospetto. Altrettanto spesso restano senza diagnosi e basta, perché affetti da patologie troppo rare o perché mai finiti in mani giuste. Gli orfani di diagnosi sono un fenomeno silenzioso, spesso ignoto ai più, spesso poco considerato, proprio perché distante dalla vita della maggioranza della popolazione.

Oggi sono stata invitata qui per parlarvi delle malattie orfane di diagnosi o, meglio, di cosa significa essere un malato orfano di diagnosi. Non sono un medico, ma ho comunque 15 anni di esperienza sul campo e quindi spero di potervi almeno far intuire cosa è la vita con una malattia orfana di diagnosi. 

Io ho iniziato ad avere sintomi nel 2006; non avevo ancora compiuto 15 anni e ora ne ho 30. Metà della mia vita è stata una ricerca, un tentativo di dare una spiegazione a una variegata costellazione di sintomi che continuano a peggiorare e mi avvelenano la vita. Non conduco l’esistenza che immaginavo da ragazzina, non ho potuto portare avanti i sogni che avevo, perché, continuando a peggiorare, progressivamente ho dovuto ridimensionare i miei sogni, adattarli come creta alle mie nuove condizioni di vita. Come un serpente, ho capito come cambiare pelle, reagire ed essere resiliente (anche se la pelle nuova è molto delicata all’inizio e sono più fragile e indifesa). Ho imparato a lasciare la me che ero per aiutare a far sopravvivere la me che pian piano stavo e sto diventando. Avere una malattia cronica è un po’ come avere le ali più piccole di quanto vorremmo e doverci fare i conti ogni giorno, quando tentiamo di spiccare il volo verso i nostri obiettivi. 

Per i primi anni, ero assolutamente convinta che avrei trovato una diagnosi e mi sarei potuta curare, per questo andavo avanti ostinatamente con i miei progetti, pur faticando molto di più dei miei pari, perché tutto era orientato e rivolto al “quando sarò guarita”. Ci ho messo davvero tanti anni a capire che probabilmente non succederà mai e che dovevo abbandonare la vecchia me e i miei vecchi sogni, se volevo costruirne di nuovi e a mia misura, se non volevo vivere nella frustrazione di sentirmi continuamente incapace di ottenere ciò che volevo. Ora ho una serenità e una pace dentro che anni fa sarebbe stata davvero impensabile, quando volevo far finta di non essere malata, quando mi ostinavo a pretendere da me molto più di quanto sarebbe stato lecito chiedermi anche da sana. 

Dopo i primi circa 7 anni di dolore e sofferenza continua, è arrivata la prima “diagnosi” di “sospetta fibromialgia”. La fibromialgia non è un patologia ma una sindrome (cioè un’etichetta che racchiude un insieme di sintomi). Al momento mi era sembrato di aver finito il mio viaggio, di aver dato un nome a tutto il mio dolore ma… era solo la punta dell’iceberg, una minuscola punta che però decretava che non sarei mai potuta guarire, che ci avrei dovuto convivere. Lì il mio obiettivo di guarire e riprendere la strada che volevo è stato calpestato, travolto da un’ondata di realtà, ma non mi sono arresa. Anzi, pensavo che sapere contro cosa stavo combattendo mi avrebbe dato finalmente una direzione. Così non è stato. 

Ho continuato la ricerca della mia diagnosi e ancora non si è conclusa. Al momento è certo solo che ho questa sindrome dolorosa diffusa e una costellazione variegata di sintomi che riguardano un po’ tutto il corpo (articolazioni, polmoni, cuori, intestino, stomaco, pelle, occhi…). Ogni tanto un nuovo sintomo fa capolino, ogni tanto qualche vecchia conoscenza peggiora e ancora nessuno è riuscito a mettere insieme i pezzi del mio puzzle. Si è scoperto solo che ho un’asma grave (che non è una forma grave di asma ma una malattia a sé) eppure, nonostante questo, nemmeno i problemi respiratori sono tutti etichettati e trattati adeguatamente (aggiungiamoci che sono farmacoresistente e ho effetti collaterali sempre spropositati). Si sono scoperte anomalie qua e là nelle decine e decine di esami (un po’ di reflusso, tachicardia cronica, dermatiti, iperlassità legamentosa…), ma niente che possa dare un nome e una spiegazione al quadro generale o che possa giustificare la gravità dei miei sintomi. 

Il 2021 è stato un anno strano. È iniziato con l’attesa di una biopsia e poi del relativo referto che sembrava dover spiegare ogni cosa e darmi finalmente una diagnosi. La sospetta diagnosi era così calzante con la mia situazione che il neurologo che mi seguiva non aveva alcun dubbio: la biopsia serviva solo a conferma. Peccato che poi sia risultata negativa, ributtandomi nel girone degli orfani di diagnosi. Anche il medico si è visto crollare le certezze e mi ha detto che a quel punto poteva solo consigliarmi di cercare una terapia del dolore e tirare avanti perché difficilmente avrei trovato una risposta. 

Ero al buio, come se non ci fossero più strade da tentare, dopo 14 anni a combattere contro medici per i quali era più semplice dire che ero “pazza”, “esaurita”, “depressa”, “troppo emotiva” che ascoltarmi, in quel momento mi sembrava di non avere più voce, prospettiva o speranza. Dovevo solo “accontentarmi e tirare avanti” come sostenevano? Non era tollerabile per me come prospettiva, io avevo bisogno di capire cosa mi stava succedendo e non ero disposta a starmene semplicemente in silenzio, solo per non dare fastidio a medici che prima promettevano speranze, diagnosi e cure e poi al minimo intoppo erano pronti a dire che la colpa era mia, che inventavo tutto ed esageravo.

Io sono una persona luminosa e in quel buio non ci volevo stare, per fortuna avevo ancora una carta da giocarmi: una compagna di sventura (anche lei orfana di diagnosi), poi diventata amica, mi ha parlato di un ambulatorio in cui un caso come il mio poteva trovare ascolto e voce. È così che ho conosciuto l’Ambulatorio Malati Orfani di Diagnosi del San Martino di Genova e due medici straordinari, il dottor Cocchiara e il dottor Fancellu, che mi stanno seguendo da aprile con una dedizione, un rispetto e una cura che va oltre ogni mia aspettativa. Ancora non ho le mie risposte, ma, da quando li ho conosciuti, non sono più stata abbandonata: loro seguono e coordinano ogni mio esame e ogni mia visita, raccolgono tutti i referti; sono il faro e l’indirizzo, sono la mia bussola, anche se la diagnosi ancora non ce l’ho (ma gli esami e gli accertamenti proseguono). 

E se vi state chiedendo perché fare nomi e cognomi, se vi sembra una pubblicità… no, non lo è, ma sono straordinari e non lo faccio per far contenti loro (che tra l’altro penso non leggeranno mai queste mie parole). Lo faccio perché magari a leggere questo post c’è qualcuno che cerca risposte da una vita, che il sistema sanitario tratta come “un inutile spreco di risorse” (come sono stata definita io una volta da un medico) e che potrebbe ritrovare speranza sapendo che c’è almeno un posto pronto ad accoglierlo, che c’è almeno qualcuno disposto ad ascoltarlo. Un grande grazie va a Deborah Capanna, la fondatrice di questo Ambulatorio, anche lei affetta da molte gravi patologie, non tutte diagnosticate. Dobbiamo a lei se oggi io e tanti altri possiamo definirci “orfani di diagnosi” invece che essere trattati come “malati immaginari” o peggio. 

Quindi, sì, mi sono permessa di fare dei nomi, anche a costo di trasformare questo post sull’essere malati orfani di diagnosi in qualcosa di diverso da quello che doveva essere originariamente, perché ho il dovere civico e morale di gettare una corda a chi si trova disperso nell’oceano del dolore senza risposte. Questa corda è stata lanciata a me quando non avevo altri appigli e ora voglio rilanciarla anche io, ma non mi dilungo, trovate tutte le informazioni andando sul sito "Comitato i malati invisibili onlus

Ora cerco di riprendere il filo del discorso, lo prometto, per tutti quelli che invece sono qui a cercare di capire cosa significa essere un malato orfano di diagnosi e si aspettano che sia io a spiegarlo…

Be’, non è facile, senza dubbio, come si può cercare di far comprendere cosa significa soffrire ogni singolo giorno senza sapere nemmeno cosa ci sta causando tutta quella sofferenza? Senza sapere come sarà il futuro? Sono sincera, è difficile spiegarlo, perché senza averlo vissuto è una cosa completamente distante dalla realtà quotidiana di moltissime persone (per loro fortuna). Se devo essere del tutto onesta, io non riesco a ricordare come era non essere malata, non provare dolore. Non lo dico per cercare compassione, ma proprio per far capire che cercare di spiegare una vita di dolore è difficile come cercare di spiegarne una senza. A volte mi sorprendo a pensare: “Ma come fa quella persona a stare lì in piedi, senza appoggiarsi, ma non è stanca?” oppure “Ma oggi ha fatto la spesa, davvero poi riesce ad andare anche da un’altra parte?”. Poi d’improvviso mi ricordo che non è assurdo per una persona sana, che non sono dei super eroi, semplicemente sono alleggeriti dal fardello del dolore cronico, che io non posso posare nemmeno per cinque minuti. Però, spesso, ecco che me ne dimentico, e guardo gli altri come se fossero me e mi stupisco, mi stupisco di quanto tutto appaia semplice, naturale. Ecco, essere malati cronici è così: dimenticare come era la vita prima, essere così abituati a soffrire da non riuscire nemmeno a ricordare che per tanti il dolore è qualcosa di saltuario, spesso da mettere a tacere in pochi minuti con un analgesico da banco. 

Vivere con il dolore ti cambia, per sempre. Non ti rende migliore, come vogliono farvi credere nei film, anzi, spesso cerca di distruggere tutto ciò che di bello si era o si poteva diventare. Sta a noi non renderlo possibile, accettare la malattia, continuare a evolvere, crescere, sperare, cercare risposte, terapie, cure…

Lottare contro la malattia ad armi impari, perché nemmeno sappiamo cosa sia o dove colpirà la prossima volta o come e quanto peggiorerà, come saremo tra un mese, un anno, un decennio...  Io nel 2020 stavo incredibilmente meglio di come sto ora, l’anno appena finito mi ha “regalato” tanti peggioramenti ed è difficile capire come sarà il prossimo. So solo che io sono pronta ad affrontare ciò che verrà e, come spero sempre, un giorno avrò la mia diagnosi (o le mie diagnosi).
 
Nel frattempo voglio ricordare a tutti quelli come me che nessuno ha il diritto di farvi sentire sbagliati, inutili o esagerati. Nessuno ha il diritto di definirvi “depressi” se ogni tanto siete sopraffatti dalla malattia e spaventati o “ansiosi” perché vi preoccupa il vostro futuro. Ansia e depressione possono essere diagnosticati da uno psichiatra e possono essere primari o secondari alla vostra patologia cronica. Se ci sono, vanno curati e trattati come ogni patologia, ma… non devono diventare le etichette di ogni ortopedico, neurologo, pneumologo e tutti i -logo del mondo, solo perché non hanno il coraggio di dire che non sanno darvi risposte. Non c’è nulla di male ad avere una patologia mentale, ma le parole in campo medico hanno un peso: “ansia” non è “preoccupazione”, “depressione” non è “tristezza”. Non lasciatevi mai schiacciare sotto il peso di diagnosi fatte di pancia da medici con le spalle al muro, dopo tanti esami pronti solo a smentire le loro sospette diagnosi. Affidatevi a medici competenti, disposti ad ascoltarvi e a credervi e non arrendetevi. Mai. Purtroppo ci siamo passati in tantissimi… ci sarà sempre qualche medico pronto a darvi colpe che non avete, a trattarvi male ai limiti della decenza, ma ci sono anche medici straordinari: vanno solo cercati un po’. 

Mi sono dilungata troppo (non a caso ci sto scrivendo ben due libri sopra… chissà se mai troverò il coraggio di finirli). È un argomento complesso e condensarlo in poche righe è molto difficile. Ho parlato poco di me, tutto sommato, ma se avete domande, risponderò volentieri nei commenti e anche in privato, essendo argomenti di cui qualcuno potrebbe non aver voglia di parlare in pubblico (potete scrivermi qui: tamericiromina@gmail.com).

Ringrazio Daniele per avermi ospitata qui e anche per aver deciso di portare avanti una rubrica dedicata alle malattie rare: c’è davvero tanto bisogno di informare sul tema. Grazie ancora a lui e a voi, se siete arrivati fin qui. 

Romina Tamerici 
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Grazie ancora Romina per il tuo straordinario contributo. Colgo l'occasione per dirvi che se altri leggendo questo post avessero desiderio di raccontare la loro storia in relazione ad una sindrome rara da cui sono affetti, possono contattarmi per mail, che trovate sul mio profilo blogger, o anche qui tra i commenti. 

D.V.R.®