venerdì 7 dicembre 2007

L'Angolo del Rockpoeta: ESISTENZE REALI

Io vi chiedo scusa, in teoria ci sarebbero forse tante notizie di cui scrivere, dal Dalai Lama che non viene ricevuto dal Papa, alla patente a punti che oramai non fa più paura a nessuno e quindi (udite udite ma se ci dicevano sempre il contrario!!!) non funziona per ridurre incidenti e morti sulle strade (perchè non hanno capito che si parte dall'educazione stradale, dalla certezza della pena - vedere che ne stendi quattro da ubriaco e poi fai il testimonial per una linea di abbigliamento non aiuta - per arrivare anche magari alla miglioria delle autostrade e limiti di velocità seri - non 80 km all'ora con tre corsie e limite massimo in zone con tornanti, e so cosa dico non sparo a vanvera- ecc...) per continuare con le morti sul lavoro (queste sempre numerose, con tanto di legge fatta ma intanto che serve una legge nuova se uno ha estintori vuoti...) fino ai minuetti disgustosi che vediamo in Parlamento.

Io però ho deciso che voglio parlare di qualcosa che mi interessa di più, di qualcosa o meglio qualcuno di cui i media si interessano poco, anzi forse nulla. Oggi insomma la notizia la faccio io. E parliamo di.....


ESISTENZE REALI

Mi chiamo Giulio
L’età non è importante.

Turni massacranti
da troppi anni ormai;

Notte o giorno
a fare la ronda
agli orari più assurdi
come bestie da soma
senza rispetto
per la nostra dignità.


Sono Emma
Co Co Co il mio secondo nome.

Che lavoro faccio
Non è rilevante
È semplicemente
Un’occupazione corredata di timer.

Un Lavoro a tempo,
a tempo… tic tac…tic tac… tic tac…tic… Determinato.

Vorrei avere una casa
Una famiglia
Una mia Vita.

Ma queste,
Sono aspirazioni a lungo termine
A tempo indeterminato.


And my work
Is a clockwork.


Sono Carlo
Fresco di specializzazione in Cardiochirurgia.

E già vedo
che
Se vorrò realizzare
le mie aspirazioni
dovrò lasciare le mie radici
i miei affetti
E
migrare lontano.

Mi chiamo Daniele
Scrivo poesie
Ed ho pochi meriti.

Forse Due soltanto:

Scrivo per Loro
E di Loro.


DANIELE VERZETTI, ROCKPOETA

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PS: a breve farò un post particolare grazie ad un amico che mi ha lasciato un giornale con una notizia curiosa se vista in relazione ad un recente fatto di... censura....

34 commenti:

Franca ha detto...

Bravo Daniele!
Battiamoci perchè queste cose cambino.
Ognuno nel nostro settore, ognuno nel nostro piccolo, con la consapevolezza
che sono tante gocce a formare il mare...

Anonimo ha detto...

Hanno importato i contrati a tempo detetminato in un paese che non aveva le caratteristiche socio-economico-culturali per recepirle.
In inghilterra uno qualunque dei nostri lavoratori a tempo determintato sarebbe lui a minacciare il datore di lavoro di andarsene, perchè avrebbe una quantità di offerte molto ampia.
In italia si è rivelato uno strumento in più di ricatto per chi il lavoro lo fornisce.

moticanus ha detto...

In effetti tutto fa parte del vivere reale. Alcune cose sono fondamentali altre un pò meno, ma bisogna tener d'occhio (soprattutto di questi tempi) tutto. E devo dire che a ben guardare non c'è di che stare allegri!

Laura ha detto...

Apprezzo molto il tuo modo di esprimere in versi le situazioni della nostra Italia e degli italiani.
A volte bastano cinque righe, invece di saggi infiniti.
Buon fine settimana,
un abbraccio

Anonimo ha detto...

Probabilmente ha molto più di due meriti.. un bacio :*

Giovanna Alborino ha detto...

piu' ti leggo e piu' ti trovo semplicemente fantastico....

Giovanna Alborino ha detto...

piu' ti leggo e piu' ti trovo semplicemente fantastico....

digito ergo sum ha detto...

Ehi, c'è nulla da fare, sai? Per decenni abbiamo esportato di ogni... senza dare importanza ai diritti umani. L'uomo, per la società occidentale, è un portafoglio. Un consumatore. Nient'altro. Non ha diritti. Ha il dovere di spendere. Di comprare. Anche (e a volte soltanto) quello di cui non ha bisogno. I contratti di lavoro sono figli delle esigenze di mercato. Perché, sul mercato del lavoro (e non solo), l'uomo è merce, materia prima. Come tale va trattato e barattato. Mi fanno ridere, quegli ometti HR che sostengono, sui libri, sui giornali e alla tivvù che "la risorsa uomo è patrimonio aziendale". Mah. O ci si adegua o ci si coalizza e si fa una strage (civile e morale, intendo). Io sono per la seconda. Ti abbraccio

Anonimo ha detto...

Daniele sei semplicemente meraviglioso!!! Non voglio crearti imbarazzi, però sentivo di dirtelo come se fosse un dovere...Ma esisti davvero?
:-)

Chiara ha detto...

Aggiungerei qualcos'altro:

Appartengo al mondo dei Disabili
e nessuno vuole fare parte di esso.

Anonimo ha detto...

Bello Daniele, davvero molto bello. meno male che ci sono perrosne come te. Giulia

Chit ha detto...

Grande Daniele, belle e sopratutto vere e sentite queste parole. Per il resto che dire? Io ho passato un bel po' di questi "status" e purtroppo non posso darti torto.
Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Quello che scivi è sempre bellissimo.
Vienici a trovare
http://lisolasconosciuta.splinder.com/

Anonimo ha detto...

caro daniele,i tuoi bellissimi versi riportano ad un problema che è altrettanto importante:la precarietà della vita è già presente,si sa quando si nasce e nn quanto staremo su questa terra.nn servirebbe rendere precario ulteriormente l'esistenza col lavoro,con l'ansia di nn potersi mantenere,fare progetti,vivere.e poi ci riempiono di pubblicità dove ci mostrano una vita da mulino bianco,piena di gadget e di lussi,quando la maggior parte di noi nn sa se il prossimo mese avrà ancora un lavoro,x quanto,e chi ce l'ha magari lo svolge senza le adeguate norme di sicurezza.è uno schifo.nn credo che chi ha partecipato ai movimenti degli anni 60 e 70 si aspettasse questo,x i suoi figli.

Erikù ha detto...

che belle parole,è veramente sempre un piacere leggerti

Francesco Candeliere ha detto...

Complimenti Daniele.Parli sempre molto bene di problemi reali e di vita di tutti i giorni,bravo.
Per il resto concordo col commento di lealidellafarfalla,in italia non siamo pronti a certe forme di contratti.....A presto

Anonimo ha detto...

Ben scritto Daniele!
Mi fa' pensare che dovremo agire molto di più contro queste "situazioni"!
A volte, assorbiti dalla quotidianità, purtroppo queste tendono a passare in secondo piano!
O anche,a volte, evito di pensarci..perchè il mio futuro da lavoratrice mi incute timore!

Anonimo ha detto...

UN GRAZIE DI CUORE A VOI TUTTI!!!!!

Le vostre parole
sono respiri che penetrano dentro la mia pelle
Aria che mi aiuta a credere
Luce che permette di accendermi.

E di sperare ancora.

Daniele il Rockpoeta.

Per Giovanna: Grazie, guarda che ci credo :-)))

Per Lucia: esisto eccome basta andare sul mio sito in fondo cliccare e mi vedi anche recitare una poesia in Teatro :-))) Grazie anche a te per le tue bellissime parole: nessun imbarazzo ma tanta emozione e calore. Grazie Lucia

desaparecida ha detto...

"Contagiatore"..è un piacere leggerti...essere presenti a se stessi, onestamente, è la conditio sine qua non per poter davvero incidere,fare quel piccolo cambiamento che con costanza porterà a qlcosa...fosse anche solo un dubbio nelle granitiche teste di chi decide di essere sordo e cieco!
ti abbraccio forte

Arthur ha detto...

Al di là del precariato, al di là del nostro paese, al di là dei soldi e di Dio, a volte verrebbe voglia di andare a fare lo zingaro e vivere di espedienti, magari morire di freddo in un inverno rigido mandando tutti a quel paese.
'Notte

(...)

Pino Amoruso ha detto...

Complimenti e grazie per aver parlato di categorie di lavoratori sfruttati e sottopagati. Si parla poco in Italia delle migliaia di Guardie Giurate costrette a turni massacranti per portare a casa uno stipendio dignitoso. Oggi lo stipendio base di una guardia giurata appena assunta (magari con contratto a termine) è di euro 1090 lordi (non hanno indennità rischio o altro). Questo vuol dire che una Guardia Giurata che presta servizio davanti ad una banca (senza possibilità di fare ore di straordinario)rischia la vita per nemmeno mille euro al mese.
W l'Italia ed i nostri sindacati tutti....

Silvio Irio ha detto...

Ogni tuo post è un piccolo e meraviglioso invito a ragionare e riflettere...complimenti!!
E' un onore per me poter commentare ciò che scrivi!!

P.S. Riguardo la pillola di Storia su Pearl Harbour c'è un intera storiografia che sostiene la tesi che mi hai descritto sull'entrata in Guerra degli USA.
Inoltre volevo invitarti a partecipare ad un mio piccolo sondaggio che sto facendo sul mio blog...ne farò uno a settimana!!
Mi farebbe piacere il tuo parere!!
Grazie e a presto
Silvio

Anonimo ha detto...

...ecco, appunto, Daniele, e non hai idea di quanti sforzi stia facendo per trattenere l'ira...

OLIO MINERALE

In fondo, la mobilità non turbava Antonio più di tanto. Alle chiacchiere degli amici non badava. “Starsene a casa a trentasei anni, come un vecchio, e poi cosa fai?”. Ma lui mica viveva per lavorare. Quanta vita lo attendeva, al fischio della sirena. Tre figli. La più piccola lo rimproverava sempre di rientrare tardi, la sera, e quando varcava l’uscio di casa la trovava già addormentata. Non gli restava che contemplarla in un’inespressa preghiera. Rivolgeva allora alla moglie uno riso di tenera sensualità mormorandole brevi, antiche parole: “Somiglia a te”. Sì, a casa avrebbe fatto tutto. Magari avrebbe portato la bimba un po’ più spesso al parco del Valentino, dove le insegnava cos’erano le nuvole. Per poi riscoprire muto, con un sospiro furtivo, l’anfratto in cui anni prima, con la giovane compagna, aveva scherzato e poi, sempre per gioco, l’aveva presa. Con l’ansia gioiosa e ingenua della belva selvaggia, stampandola sull’erba, quasi a nutrirsi della sua concretezza elementare.

E furono nozze di terra. La sua terra. L’umore lussureggiante d’un parco aveva incorniciato i loro baldanti sogni giovanili, lui che sapeva di pendici solatie e di olio.

Da piccolo, quando la madre gli friggeva le zeppole, nella dispensa semibuia, in grotta di tufo, sentiva che fondeva la vita. Una vita color d’oro. Tutto era divinamente semplice.

Magari, avesse potuto starsene a casa. C’era finito, in quell’acciaieria, come scaricato da un tunnel greve. Quando aveva saputo di essere diverso. Meridionale. Strano, fino a quel momento non si era sentito altro che un uomo. L’avevano poi insaccato in una tuta blu e diligentemente, con impegno e turgore, aveva assolto il suo compito con la docile resistenza d’un equino millenario. Racconto ancestrale e poesia di generazioni. Racchiuso in una sfera d’amianto.

Colata lavica. Ecco cosa gli ricordava l’olio minerale sul quale così spesso scivolava. Perché quell’aggettivo, minerale, lui non l’aveva mai capito. “E’ l’olio delle macchine, Antonio” gli aveva spiegato paziente il caporeparto. Pistoni, carburante. Quella era la loro vita stridente e furiosa. Delle macchine. Divampava, anche. Ma quel caldo non dava vita, non confortava le vene, come l’olio della dispensa materna, che – lo raccontava ai suoi bambini – accarezzava la gola. Deflagrava in bollore combusto, lasciando freddo il cuore terrorizzato.

Ma lui non aveva paura. E quel giorno si era trovato a misurare con lo sguardo ogni angolo, ogni cieco pertugio di quella foresta di ghisa. Foresta pietrificata, strana archeologia metallica. Era l’ultima volta. Presto l’avrebbero lasciato a casa. Ed ecco, sì, ne pativa. Ma solo perché per l’Immacolata non avrebbe neppure potuto racimolare il denaro necessario per comprare alla bambina quella glassa d’argento che tanto desiderava.

Ma sei giovane, ce la farai. Lui non aveva risposto, tenue e tenace come l’equino millenario. Ogni giorno ha la sua pena. Termino qui come fosse l’ultimo e il primo, abbraccio la bambina, abbasso gli occhi. Poi si vedrà.

Ma quel che gli risuonò negli occhi, all’intrasatta, fu un’immensa vampa di sole malato. Un’onda densa e anomala di bollore minerale. Rabbiosa, ferina della sua, malgrado tutto, socratica lontananza. Della sua anima densa e carnale, delle sue vene gagliarde. Lo ghermì per rubargliela, per soddisfare la sua stridula brama di alito eterno. Svanì con lei, rapito, circonfuso, spaziante.

E la gemma dell’Immacolata divenne, per Antonio, il giovedì delle ceneri.

Daniela Tuscano



(ad Antonio Schiavone, arso vivo nell'incendio delle acciaierie Krupp di Torino, e ai suoi compagni d'ogni latitudine: un OMICIDIO in piena regola).

mario ha detto...

DEvi leggere il libro Schiavi Moderni....la prefazione del libro è scritta da un premio nobel in economia non certo un comunista egli dice che una azienda deve essere formata dsolo da un piccolo numero di lavoratori precari e che essi proprio perchè precari devono ricevere un salario molto più alto del lavoratore con contratto a tempo indeterminato!!!!....noi invece con la legge Biagi abbiamo svoltato

flo ha detto...

Ognuno nel proprio blog parla di ciò che ha più a cuore, sarebbe monotono se trattassimo tutti gli stessi argomenti e anche limitativo ;)

Arthur ha detto...

Daniele, se hai tempo guarda il commento di risposta al post di ieri ed il link sulla Romania. Se mi dici che non ti viene da ridere non ci credo.

Mat ha detto...

bella poesia, uno spaccatodella società. certo è che non dobbiamo farci calpestare da questa situazione e provare a cambiarla e dominarla, per lo meno cercare sempre il meglio e smetterla di doversi sempre accontentare.
lavorare fuori oramai è da mettere in conto..sono scelte di vita, nessuno ci punta il coltello..
quanto ai co.co.co e alla flessibilità, mannaggia a chi ha inventato questo strumento di potere nelle mani dei potenti

Anonimo ha detto...

c'e' l'Italia concentrata in poesia;triste e vera
aspirare a qualcosa fare cio' che professionalmente si desidera e' quasi una barzelletta.
PRECARIETÀ, FLESSIBILITÀ, CO.CO.CO., CO.CO.PRO., STAGE, INTERINALE=sfruttamento e precariato
questi sono anche tempi terribili per chi ogni giorno perde la vita per pochi euro di salario.
buona serata Daniele

Lorenzo Anne Veronica
http://giramundo.splinder.com

Giovanna Alborino ha detto...

@daniele verzetti: devi crederci !
un abbraccio e buon fine settimana

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Scusate se non sarò originale ma siete davvero meravigliosi e vi sono grato di tutte queste parole fantastiche!

ArabaFenice ha detto...

Potrei commentare le notizie che hai dato brevemente nell'introduzione e sulle quali ci sarebbe tanto da dire.
Ma hai ragione. Diamo il giusto spazio ai piccoli ma grandi drammi di tanti lavoratori in una società che offre sempre meno opportunità. Bisogna adeguarsi, accettare compromessi, ridimensionare le propri aspirazioni, accontentarsi, logorarsi, rinunciare a fare progetti.
Lo capisco bene io che mi trovo nella situazione di Emma.

Anonimo ha detto...

il tuo miglior post fino ad ora.

mi è piaciuto molto. bravo.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Grazie Lune!

Anonimo ha detto...

Grazie Daniele e... continua a scrivere per noi.