Il
Papa ritorna da Manila. Vedo il servizio e ci sono due sue
riflessioni in volo che meritano la nostra attenzione:
1)
Papa Francesco per "medicare" la sparata, ingenua secondo
me, del "pugno" peggiora le cose dicendo, in volo, mentre
torna in Italia, che la libertà di espressione in teoria è assoluta
ma poi deve fare i conti con la realtà umana e quindi deve
esercitare la virtù della prudenza. Come dire, che se non lo fa
anche se non è giusto può andarsele a cercare. Quindi applicando lo
stesso principio in altri campi, se una donna sta parlando e
provocando insistentemente un uomo, e quest'ultimo le molla un pugno,
lui non fa bene ma anche lei doveva essere più prudente…. No
comment. Ora non dico di porgere l'altra guancia ma ci sono altri
modi per manifestare dissenso su qualunque pensiero, in qualunque
modo si esprima.
2)
A fronte di questo primo punto, debbo però anche riportare un
interessante pensiero sempre del Papa sull'essere cattolici e fare
figli: Papa Francesco ha tranquillamente parlato di "paternità
responsabile" ed ha aggiunto che essere cattolici non vuol dire
essere conigli (ossia figliare come conigli) Trovo questa presa di
posizione assolutamente responsabile, innovativa e rivoluzionaria.
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7 commenti:
Due osservazioni sul tuo scritto, sempre per esercitare il libero pensiero. :-)
1) Il Papa, come l'etimologia della parola stessa attesta, è "padre". Le sue dichiarazioni circa "se offendono mia madre gli tiro un pugno", o l'invito alla prudenza perché a certe azioni è prevedibile una reazione (violenta) non possono, a mio avviso, essere considerate dei semplici scivoloni. Sono piuttosto un fulgido esempio, e consentimi l'analogia, di paternità irresponsabile. I suoi discorsi non si svoglono nell'ambito del bar parrocchiale di Buenos Aires ma sono aperti e diretti a tutto il mondo. Io dissento, e, per dirla in modo grossolanamente satirico (consentimi di fare una battuta), dovrebbe mettere il preservativo alla lingua per evitare il rischio di generare figli quantomeno... scemi!
In sintesi, non me la sento di canzonarlo bonariamente come hai fatto tu per le sue poco responsabili esternazioni perché hanno un peso ed un'influenza notevole su un vasto popolo di uomin che,i in quanto fedeli, si affidano alla sua guida.
Non prudenza ma tolleranza. Tolleranza che non vuol dire accettare supinamente e lasciar correre ma esprimere con civiltà il proprio dissenso, e qualora si ritenesse la libertà d'espressione altrui oltraggiosa oltre i limiti di tollerabilità, agire per le vie della civiltà chiedendo che gli autori siano puniti. Esistono apposta le leggi e la laicità dello stato. E il fatto che ce ne si serva fa convivere egregiamente la morale religiosa con quella civile. Cittadini e religiosi non sono due entità separate.
2) L'esempio che fai della donna che parlando provoca ripetutamente un uomo pone inevitabilmente l'accento su una diseguaglianza di forze. Come dire, visto che la donna sa che l'uomo è più forte (fisicamente e solo quello ;-) ) di lei, dovrebbe moderarsi perché se scassa troppo gli zebedei l'uomo può picchiarla. Attenzione! A questo punto l'invito alla prudenza, per appianare l'inferiorità fisica e di possibile reazione violenta, potrebbe essere: Donne, se volete confrontarvi col vostro uomo dicendogli, a ragione o a torto, ciò che pensate, mettete una bomboletta spray nel reggicalze. Se lui perde la pazienza e accenna a picchiarvi, prima lo accecate e mentre agonizza con gli occhi in fiamme gli tirate un calcione negli zebedei.
Mi sono mantenuta soft! :-)
Voglio dire Daniele, che quando si parla di libertà d'espressione dovremmo abituarci a pensare di essere tutti uguali, tutti sullo stesso piano. Ugualmente responsabili e rispettosi e ugualmente capaci di reagire Con Civiltà, perché l'uomo che non picchia una donna sapendo di esserle fisicamente superiore, non merita una medaglia, non è migliore degli altri. È solo un Uomo.
PER ANT: la questione sul punto 2) del tuo commento è proprio quella: esiste questa diseguaglianza di forse. La satira è debole non ha amicizie importanti, non è protetta, è proprio come la donna. Può essere irriverente, sarcastica, pungente, intelligentemente ironica, ma mai in grado fisicamente di picchiare.
Non sono pertanto d'accordo con te sul fatto che chi fa satira è uguale al potente. La satira colpisce i potenti i quali possono avere mezzi più duri e coercitivi per fermarla. Questo vale non solo per la satira ma in generale per la libertà di espressione (basti pensare ai numerosi blogger arrestati in Russia, Egitto, etc….). La satira colpisce le anomalie e per questo infastidisce. E cmq giustificare la violenza non è ammissibile ecco perché se la prima dichiarazione del Pontefice è per me stata un grave scivolone, il suo tentativo di chiarire è stato invece molto peggio perché ha razionalizzato un'emozione del momento volendo giustificare una reazione di violenza o quantomeno non giustificarla ma emotivamente "comprenderla".
Per questa ragione ho fatto quel parallelo, la satira e chiunque attacca i più forti, non sono in posizione d'uguaglianza e la Storia, ed i fatti sono lì a dimostrarlo.
Non puoi dissentire con me "sul fatto che chi fa satira è uguale al potente" perché non l'ho mai detto. :-) Semmai hai supposto che anche per me "la satira è proprio come la donna."
Concordo pienamente sui rapporti satira-potere da te analizzati ma permettimi di dissentire sull'analogia satira-potere/rapporto uomo-donna, se non nell'abuso della forza e nella coercizione. La satira non è proprio come una donna, secondo me. Provo a spiegarmi.
Questa è la traduzione grafica satirica dell'esempio che riporti. Naturalmente è una vignetta che riguarda le relazioni uomo-donna di noi pseudo-evoluti occidentali. In altri contesti sociali e culturali una vignetta simile è impensabile per il semplice fatto che al E QUINDI? neanche si arriva. La donna subisce e basta.
In senso lato, e nello specifico dell'esempio da te riportato, la libertà di espressione viene inquadrata in un rapporto di diseguaglianza di forze dove prudenza significa paura. (Inciso sulla prudenza consigliata dal padre irresponsabile: ma non aveva detto di non fare figli come conigli? Oltre che accoppiarsi ossessivamente pare che il coniglio sia anche il più fifone della terra.)
Dove paura significa che se eserciti il diritto di esprimerti, sapendo che puoi essere schiacciato, hai coraggio. Però io non credo che le donne abbiano tutta questa voglia di mostrare il loro coraggio nella libertà di espressione con un uomo. Semplicemente perché di coraggio non si tratta. Una donna che interloquisce liberamente con un uomo non si pone il problema della reazione, ha fede che il suo interlocutore sia un suo simile e che si tratti di una specie più evoluta degli ominidi con la clava.
Quando parlo con un uomo non mi aspetto mai che possa arrivarmi un pugno in un occhio, Non è coraggio il mio, è fiducia. E per inciso, io il pugno in un occhio me lo sono preso da un uomo, ma continuo a "non usare prudenza" senza ritenermi per questo coraggiosa. Oppure sono coraggiosa a pensare che gli uomini meritino di essere considerati poco più che bestie?
Penso che dobbiamo disabituarci a gestire i rapporti uomo-donna sul concetto di forza. Non si deve più insegnare ai bambini "Non si picchia una donna" perché questa premessa farà sì che la donna venga considerata sempre passibile di violenza. E la donna si sentirà legittimata a girare perennemente armata per sopperire a questa inferiorità fisica. Lo dicevo scherzosamente nel primo commento. Quel che andrebbe insegnato sin dall'infanzia a TUTTI è Domina gli istinti brutali, Esercita la forza dell'intelletto e della ragione. Quel che andrebbe insegnato è che Non Si Picchia Nessuno e che le diseguaglianze non devono stabilire inferiorità ma diversità. Dove le diversità diventano motivo di arricchimento e cooperazione. Ad esempio, nelle pulizie di primavera l'uomo presterà la sua forza per spostare i mobili. Scherzo! :-)
Diversi sono i rapporti di forza più intricati e oscuri tra forze di potere e libertà di espressione della satira, dove chi esercita il proprio diritto ad esprimersi sa che da un momento all'altro gli possono togliere il posto di lavoro e fare terra bruciata intorno, lo possono minacciare e, ahimé, addirittura uccidere. Non trovo altre parole per descrivere la forza e il coraggio necessari alla propria libertà di espressione.
Scusa, sono stata prolissa, ma non mi tirerai un pugno, vero? :-)
Errata corrige
La vignetta cita "E INVECE", mentre io ho scritto "E QUINDI?"
PER ANT: Non c'entra, anche la satira in un Paese libero o che tale pensa sia, ha fiducia sul fatto che per quanto scomoda ed irriverente non verrà presa a cazzotti. Io continuo a trovare questo parallelo logico soprattutto nella misura in cui si dice, o meglio il Papa dice, che devi essere prudente e misurare le parole quando ti esprimi sottolineando che poi se si provoca ci si può trovare in situazioni "incresciose"…
Quindi sia la satira che la donna partono fiduciose, (teniamo conto che Charlie Hebdo sta in Francia non in un Paese dichiaratamente antidemocratico) che possono esprimersi liberamente. Poi ahimè i femminicidi dimostrano il contrario e quanto accaduto alla redazione del giornale francese anche. Io sono molto preoccupato quando qualcuno mi dice di fare "attenzione" a quello che dico, non lasciando intendere una querela o anche una risposta verbale forte, ma violenza fisica pura.
Qui non si tratta di intendere un rapporto uomo - donna come lo descrivi tu, ma proprio perché deve essere paritario, stigmatizzare le azioni ed i comportamenti che lo minano, minando così la libertà della donna e nel mio parallelo quello di satira ed espressione.
Io non ho scritto che prudenza vuol dire paura, ma ho scritto e ribadisco che sentirsi "suggerire" prudenza mi preoccupa moltissimo.
Ma allora, papa Francesco ammette l'uso degli anticoncezionali o uno deve fare tre figli e poi appenderlo al chiodo?
PER GUISITO: non l'ha detto espressamente ma dal contesto si può desumere almeno secondo me :-)))
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