martedì 27 gennaio 2015

OPINIONE DEL ROCKPOETA: "Il Vagone Della Memoria"


Quando scrivo che la memoria storica non deve essere vista e considerata come un elemento che ci ancori al passato ma come uno strumento oggi più che mai importante per riconoscere i germi di tristi realtà passate…. eccone un'altra amara conferma… perché anche nelle "piccole" cose si possono nascondere vergognosi germi da estirpare.

Quanto accaduto in questi giorni a Torino con il Vagone della discordia lo trovo semplicemente disgustoso. L'estetica deve soccombere di fronte alla memoria di un orrore da non dimenticare. 

Vi lascio questo mio video che anche se postato qui da me altre volte, credo sia fondamentale per ricordare e comprendere quanto sia fondamentale avere memoria storica.

4 commenti:

Ant ha detto...

Il tizio che ha sollevato la questione ha arrabattato delle miserevoli scuse, dicendo che le sue parole sono state estrapolate da un contesto più ampio e bla bla bla in cui a sua indignazione nasceva dal prolungamento dell’installazione evocativa per ulteriori tre mesi dai quindici da lui concessi, e che si era espresso SOLO sul piano estetico archiettonico e bla bla bla. Credo che con le sue patetiche scuse ha solo ribadito la sua imbecillità e, stando a quanto ho letto da qualche parte, rischia delle sanzioni. Vedremo!

Il tizio Soprintendente in questione, nonché architetto, dovrebbe impararare dalla storia dell'architettura che la piazza è degli uomini, non appartiene alle statue e tantomeno ai monumenti.
Innanzitutto la sua dichiarazione è una valutazione estetica arbitraria, come lo è la mia e di quanti affermano il contrario. Sinceramente e razionalmente valutando, si tratta di una installazione così modesta per dimensioni da non essere in grado di fagocitare l'imponenza della facciata di Palazzo Madama, e credo con questo di aver argomentato una valutazione estetica più obiettiva dell'esimio di cui sopra.
Ma dichiarare che il vagone disturba esteticamente perché impedisce la corretta visuale dell'edificio dello Juvarra, oltre ad essere una valutazione estetica arbitraria, significa ritenere più importante la contemplazione di un involucro plastico che il rispetto e la valorizzazione del genius loci della piazza (per gli ignoranti, e mi riferisco sempre all'esimio, andarsi a leggere Genius Loci di Christian Norberg-Schulz).
La piazza è il luogo civico per eccellenza dove un tempo! ed è questo che i Soprintendenti, e tutti, dovrebbero capire più di ogni cosa, gli uomini si incontravano per discutere, confrontarsi e crescere come esseri civili e società. Dice Camillo Sitte nella introduzione di "L'arte di costruire la città": "Oggi le piazze non hanno altra funzione che quella di procurare aria e luce o di interrompere la monotonia dell'oceano edilizio o, al massimo, di valorizzare l'effetto architettonico di qualche edificio. Che differenza in confronto con l''Antichità! Le grandi piazze, allora, costituivano per ogni città un imperativo vitale, nella misura in cui vi si svolgeva una gran parte della vita pubblica che oggi, al contrario, viene relegata in locali chiusi" Attenzione, Camillo Sitte lo diceva nel lontano 1889! Tristemente attualissime queste parole, caro Soprintendente Luca Rinaldi. Tristemente ancora attuali anche grazie a persone inette come lei!
Quale occasione migliore per riappropriarsi della vera ed unica vocazione per cui le piazze sono nate, quale visione progettuale migliore per contribuire alla interazione tra luogo e identità e per riscoprire e proteggere la vera "bellezza" degli spazi urbani, quale futuro alla riqualificazione dei centri storici e delle città in senso lato, se non l'entusiastica promozione di una installazione sugli orrori della civiltà? Invece no, Rinaldi dimettiti!

Voglio aggiungere due cose.
La prima è che, a mia esperienza, il mondo purtroppo è gestito dagli imbecilli e, a mia opinione professionale, di Soprintendenti siffatti ce ne sono a gogò.
La seconda è che non a caso ho lasciato questo commento in un luogo che si chiama Agorà.
L'Agorà nel suo autentico significato di piazza principale della polis, ovvero il luogo più importante di una società libera che si raduna per lo scambio di idee, per confrontarsi, crescere, prendere consapevolezza di cosa significhi diventare degni di essere chiamati Civili, oltre che Umani. Per analogia a quanto scritto sopra sulle polemiche di Torino, mi piacerebbe che tutti i "vagoni" che hai installato e continui ad installare nella tua piazza creassero un movimento di idee ed una partecipazione consapevole e meno riduttiva di un mi piace fugace o di un mordi e fuggi di tanti non-luoghi che hanno soppiantato le riflessioni e gli scambi dei blog.
Insomma Rockpoeta, sarebbe bello ritrovare il genius loci della tua agorà! :-)

Ant ha detto...

Correggo: la sua indignazione nasceva dal prolungamento dell’installazione evocativa per ulteriori tre mesi dai quindici GIORNI da lui concessi

Avevo dimenticato la parola "giorni", non vorrei si pensasse che aveva concesso l'installazione per quindici mesi! :-)

Daniele Verzetti Rockpoeta® ha detto...

PER ANT: hai proprio centrato il punto! Le piazze sono della gente e non devono essere viste solo come un orpello estetico. Inoltre, poi, come ho scritto anche nel post, attaccare il valore di quel vagone significa non avere ben chiaro quali siano davvero le priorità.

Spero anche io che tutti i vagoni che sono passati da qui e che qui restano, possano essere spunto di riflessione emotiva oltre che razionale e mi auguro davvero che nonostante il Paese sia purtroppo popolato da molti figuri come il Soprintendente citato, ci possa essere prima o poi una reale inversione di tendenza che tutti noi dobbiamo però in primis promuovere nel nostro piccolo.

Ant ha detto...

Ti ringrazio, e aggiungo sulla scia della tua denuncia e della necessità che "tutti noi dobbiamo però in primis promuovere nel nostro piccolo" che nel porgere le sue false nonché coatte scuse, Il signor Rinaldi, Soprintendente del vuoto di contenuti, dichiarando che "la sua indignazione nasceva dal prolungamento dell’installazione evocativa per ulteriori tre mesi dai quindici giorni da lui concessi", ha palesato un concetto (forse inconsapevolmente visto che è un imbecille estetizzante), di più, una aberrazione mentis che oggi è divenuta normalità per molti, troppi:
l'esercizio (attivo) della Memoria ha una scadenza.
Quindici giorni sono più che sufficienti, tre mesi sono troppi.
Come se bastassero tre mesi per scuotere in modo significativo coscienze atrofizzate, per far sì che il passato possa essere lezione di vita e punto di partenza per un Futuro da e di Uomini. Trovo drammatico questo mondo di zombi dormenti e superficiali ma ammiro chi si mette in prima linea per destare le coscienze. Sempre, senza perdere la speranza, anche se in certi momenti sembra che le forze vengono meno. Avanti tutta Rockpoeta e che con il tuo contributo l'odore della libertà non sia più acre!