L'ARRIVO
In questo luogo di vita e natura
Era un'alba come tante altre
Rosso fuoco di un sole che stava sorgendo
Luminoso e potente
Ma nessuno è sveglio
Sono tre giorni che tutti dormono.
Altrove
Era un'alba come tante altre
Color rosso fuoco degli altiforni
E per questo un'alba
I cui colori coincidono con il tramonto
L'uno e l'altra attingono dalla stessa
Perversa ed inquinata sorgente
Il loro colore.
Ed anche qui l'umanità continua
A non destarsi da tre giorni.
Nessuno si sveglia
Letargo a sorpresa
Senza una spiegazione alcuna
Senza nulla di particolarmente cambiato
Se non per un'infiorescenza a racemo
In mezzo ad ogni piazza di ogni luogo.
Probabile che si tratti di un sonno riparatore
Rigeneratore
Catarsi dell'Umanità
Potrebbe trattarsi
Di una mutazione esistenziale
Una nuova creazione
Magari nascendo
Con maggiore sensibilità e saggezza
Un'autentica sintesi con susseguente metamorfosi.
Siamo alla settima alba
E qualcosa sta succedendo
Alcuni esseri umani
Si stanno svegliando
Un profondo ed intimo momento collettivo.
Tutto sembra apparentemente
Come prima
Tranne per la presenza di uno striscione
A circa 100 metri da ciascun essere umano
Su cui campeggia la scritta "ARRIVO"
Uomini, donne e bambini lo notano
E decidono di sprintare
Al massimo delle loro forze
Per raggiungerlo e tagliare quel traguardo
L'ultimo passaggio, pensano tutti,
Per la consacrazione della definitiva rinascita
Tutti noi oltrepassiamo quella linea
Quella sottile cordicella che sancisce l'atto finale
Scoprendo tragicamente
Che quello era proprio il punto d'arrivo dell'Umanità
Il suo ultimo passo prima della sua estinzione
A volte il sottile e differente senso delle parole
Le famigerate sfumature
Fanno una profonda differenza.
L'arrivo non è necessariamente
Un vero traguardo:
Quest'ultimo è davvero
Un inno al successo
L'altro invece segnala anche
Un punto di fine corsa
Di conclusione di ogni cosa
L'essere cioè definitivamente giunti
Al capolinea.
E tutti noi eravamo giunti al nostro capolinea
Alla nostra ultima fermata
Senza più alcuna possibilità di ripartire
Di rinascere.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
30 commenti:
Molte volte l'arrivo è solo la partenza di una nuova vita si spera migliore di dive si è partiti.
Ma di non dimenticare mai le origini propie.
PER ALITO DI VENTO: vero, anche se a volte questa speranza non si concretizza e l'arrivo in tal caso è solo il nostro capolinea.
C'è sempre un angolo buio e aldilà spiragli di luce. Da perseguire con forza e tenacia. Tenacia soprattutto.
Per Daniele Verzetti
Dimentichi una cosa semplice .....la speranza che che c'è in ognuno di noi.
Il capolinea che dici tu è solo la morte dell'individuo.
X DANIELE
Al capolinea si arriva esausti e malati e appigliarsi a una rinascita diventa sempre più difficile. Forse è più facile scendere dal treno in corsa evitando l'ultima fermata.
PER FRANCO concordo, ma il vero problema è quando l'epilogo arriva e, nonostante la nostra tenacia e l'ardore dettato dalla nostra incrollabile speranza, è negativo.
PER ALITO DI VENTO: nella poesia infatti è così, assistiamo all'epilogo negativo delle nostre esistenze individuali ma soprattutto di quella collettiva, traditi da una speranza non attenta nel recepire, o forse troppo ottimista per prendere in considerazione, la sfumatura più negativa che il sostantivo "Arrivo" può avere a differenza del termine "Traguardo" che non ha accezioni negative non almeno di tale natura. Al contempo però la speranza in noi potrebbe spegnersi quando ha solo collezionato, metaforicamente parlando, solo una valanga di "Arrivi" e quasi mai un "Traguardo". Anche questo è un aspetto da tenere presente.
PER GUS: tu inizi con la frase che io condivido in toto "Al capolinea si arriva esausti e malati e appigliarsi a una rinascita diventa sempre più difficile."
Da essa trai una conclusione ossia il fatto che sia più facile e, così interpreto io ma posso sbagliare, più saggio, scendere una fermata prima.
Sulla base di ciò ho due dubbi, domande, che devo esporti ai quali spero darai risposta, una tua risposta non pretendo la madre di tutte le risposte 😊
1) Come fai a sapere quale sia la fermata prima del capolinea, ossia di fatto l'ultima fermata secondo te utile per evitare il peggio.
2) Anche riuscendo a farlo, se è meglio evitare il capolinea perchè ci si arriva sempre "esausti e malati" quindi senza più energie per lottare e sperare ancora, mi chiedo cosa possa cambiare decidere di scendere una fermata prima probabilmente poco distante dal capolinea, visto che se al termine corsa della nostra ipotetica metro saremo senza forze è difficile che alla fermata prima si sia mens sana in corpore sano.
Per Daniele Verzetti
Concordo l'arrivo non è il traguardo ..........finche si vive ........ non c'è un traguardo, se non visto come una pausa per ricominciare a viaggiare per altri traguardi la fine del l'ultimo traguardo è che si finisce di vivere.
Eh beh, i dinosauri sono durati molto più di noi, eppure sono arrivati al capolinea.
Forse toccherà anche a noi l'estinzione, con un grosso contributo... dato da noi stessi.
PER ALITO DI VENTO: concordo su questa visione anche se la mia vena più pessimista in quest'ultimo periodo ulteriormente consolidatasi, mi fa sempre pensare quanto ci voglia anche fortuna oltre che bravura per raggiungere un vero traguardo da cui ripartire per il successivo.
PER ARIANO: direi decisivo contributo da parte nostra, decisivo, reiterato, insistito e continuato. Ce n'è abbastanza per condannare l'umanità all'ergastolo, ma la natura prevede solo la morte e relativa nostra estinzione, quindi....
PER VALERIA: il punto è che nessuno ha paura anzi nella poesia gli umani sono ben contenti di tagliare quella sottile cordicella, solo che l 'entusiasmo legato alla speranza di una rinascita anche solo come anima, è cancellato dalla realtà che è quella di una totale estinzione dell'umanità. E se ti prendono a tradimento, mai nessuno è davvero pronto.
Daniele Verzetti
Scusa ma sei troppo pessimista.
Propio qualche minuto fa ho sentito un vecchiaccio che diceva: prima di morire voglio godere i miei nipoti crescere ...... si è prefissato un traguardo, ma prima di questo ha detto ........ voglio vedere sistemati i mie figli. ed ancora prima di questo ........ diceva: appena vado in Pensione me la voglio godere ........
Daniele non aggiungo altro.
Ma scrivo solamente che in tanta banalità c'è tanto amore non solo per la famiglia .........ma anche per se stesso ..........questo succede a tutti.
PEPR ALITO DI VENTO: non è che io non abbia obiettivi e speranze, sogni, solo, e non lo dico per l'età che ho, ma per la realtà sempre peggiore che mi e ci circonda, li vedo, come anche alcuni di quelli del signore "vecchiaccio" da te citato, difficilmente raggiungibili per usare un eufemismo. e questo non per la mia e la sua età ma perchè questa è una società ormai sempre più alla deriva e sembra che il futuro sia un bene introvabile, così introvabile da darlo solo a chi viene già da un presente radioso e ricco, perché la società lo ritiene l'unico candidato capace di far fruttare quella piccola stilla di futuro.
Per Daniele Verzetti
Abbraccio in toto il tuo commento.
Una volta in uno dei tuoi post che l'argomento della tua poesia era la Società civile, Io ti scrissi in un commento io voglio vivere per assisre quell'uno che riuscirà a coinvolgere il popolo.
Sai che mi definisco un preistorico, anche perchè il vecchiaccio citato è più giovane di me.
Dunque ho ancora un traguardo da fare.
E sorrido
X DANIELE
Ci sono persone che nascono con malattie gravi e già sanno che la loro vita sarà solo sofferenza, altre persone si ammalano senza speranza di guarigione.
Tutti seguitavano il viaggio fino alla stazione d'arrivo, consolati dalla speranza di un'anima immortale.
Attualmente le religioni danno segni di stanchezza e cattiverie inaudite. La religione cattolica è in grave crisi e litigano tra Emeriti e non emeriti.
Tutto ciò, senza una fede fortissima, renderebbe logico scegliere di scendere dal treno quando
la vita diventa impossibile. Scendere prima è il suicidio.
PER GUS: chiarissimo, quindi, volendo, ciascuno di noi sa quando è la fermata prima...
Per tanti anni quando tagliavo la cordicella del traguardo ed ero vittoriosa, mi sentivo appagata. perché dopo tanti sacrifici avevo raggiunto la meta. La tua metafora di una corsa con la vita la trovo molto appropriata. Tutti i giorni sono pronta anche a questo traguardo che reputo naturale.
PER GIO': io non ne ho paura, è più il come a preoccuparmi.
La mia paura è che l'umanità prima o poi raggiungerà quel punto di arrivo che poi è un punto di non ritorno. La strada è stata già imboccata, ormai e l'umanità sta avanzando verso la fine anche a passi abbastanza svelti. Bella questa poesia, con importanti spunti di riflessione.
PER CATERINA: temo anch'io la stessa cosa.
L'arrivo è comunque qualche cosa che finisce. L'arrivo in una corsa che finisce, L'arrivo della nostra esistenza che finisce. L'arrivo può essere anche un punto di ripartenza ma io lo vedo come qualche cosa che finisce. Ciaoo
PER MIRTILLO io pure
E' inevitabile: tutti dovremo arrivare al capolinea della nostra vita, chi prima, chi dopo. Dobbiamo rassegnarci e cercare di vivere al meglio il tempo che ci rimane.
Più drammatico pensare che l'umanità arrivi all'estinzione, cioè ad un capolinea che giungerebbe nello stesso momento per tutti. Si direbbe proprio che gli esseri umani si stiano impegnando a fondo per giungere a questo momento tragico, ma la speranza è l'ultima a morire. Forse gli uomini riusciranno a ravvedersi in tempo e a correggere il tiro, chissà...Per fortuna non conosciamo il futuro e, pur con tanta apprensione, andiamo avanti!
PER KATHERINE: infatti è la seconda ipotesi ad inquietarmi maggiormente
Se andiamo di questo passo ci arriveremo presto, mi auguro di sbagliarmi.
PER CAVALIERE: stiamo andando a rotta di collo verso il burrone.
Io vedo l'arrivo come una breve sosta per riprendere le forze e ripartire verso quello successivo.
Fino a che c'è vita, siamo sempre in corsa
PER PATRICIA è quando l'arrivo coincide col capolinea il problema
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