mercoledì 24 ottobre 2007

NEWS: Trust No One?

Sebastiano Mazzeo, ammazzato a 21 anni dalla mafia ben diciotto anni fa. Ucciso perchè voleva collaborare con la giustizia per sgominare il clan dei Carcagnusi di Catania.

E' di oggi la notizia che ci sono stati ben tre arresti per quell'omicidio. Due dei tre arrestati destano davvero scalpore, non per il ruolo all'interno della cupola ma per il ruolo che queste due donne avevano nella vita del malcapitato: la madre e la sorella.

Viene fuori dalle indagini che la mafia non ha costretto ma convinto quelle due donne a tradire e consegnare Sebastiano ai sicari: una madre che vende suo figlio alla mafia. Sono disgustato.

Mi chiedo: ma bisogna davvero chiudersi in se stessi, non fidarsi di nessuno e costruirsi una corazza dalla quale non uscire mai? E ancora, come è possibile che la mafia sia riuscita a convincere senza minacce una madre a scegliere la "lealtà" al clan e non invece l'amore viscerale per suo figlio?

Il Link, io altro non so aggiungere.
http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/catania-omicido/catania-omicido/catania-omicido.html

28 commenti:

Anonimo ha detto...

dani, il mondo è pieno di madri che vendono i propri figli.
chi ha definito che tra madre e figlio debba esistere necessariamente un legame particolare.
gli animali sono migliori di noi, ma persino tra loro capitano cose simili...

Anonimo ha detto...

Purtroppo ci sono madri che vendono i propri figli alla mafia... ancora peggio ci sono madri che vendo i propri figli ai pedofili .. o li vendono punto e basta. L'essere umano è molto più meschino ed egoista di quello che possiamo immaginare...

Gianfranco Guccia ha detto...

Notizia scioccante, caro Daniele,ma a ben vedere non costituisce un fatto eccezionale, purtroppo.
Condivido l'amarezza di chi ha commentato prima di me, ma ritengo sia necessario fare un opportuno distinguo.
Vendere i propri figli ai pedofili o agli sfruttatori del lavoro minorile, come avviene ancora anche nel nostro Bel Paese, è un conto; consegnare il proprio sangue e la propria carne, tali sono per me i figli, è sintomo di un fanatismo che si attaglia molto più ai seguaci di Al Qaeda ed agli "insegnamenti" che vengono impartiti in pseudo "scuole coraniche" piuttosto che alla semplice, si fa per dire, inclinazione alla perversione, o al bisogno di danaro, ancor quando ottenuto con mezzi scandalosi e disumani.
Forse questo servirà a far comprendere quanto sia difficile scardinare la mafia ed estirparne le cattive radici.
Perché per molti mafia, camorra, e via sciorinando la sequela delle organizzazioni criminali, sono delle vere e proprie "religioni", dove il collante del tessuto criminale è tanto potente quanto può esserlo un "giuramento di fede" fatto di fronte l'altare di un tempio.
Un caro saluto...Gianfranco.

Anonimo ha detto...

..mazzette e mazzate.. l'accoppiamento perfetto, gli avranno offerto delle buone cose alle due donne pur di tradirlo. Ma riguardo al discorso di chiudersi in se stessi, quello equivale ad uccidersi da soli, non ne vale la pena, tanto sappiamo che l'unica persona di cui possiamo fidarci, forse siamo noi, gli altri, non è possibile sapere la verità.

Anonimo ha detto...

La mafia può tutto davvero se riescea far tradire un figlio, sono annichilita. Giulia

Sergio ha detto...

Potrei condividere l'amarezza esposta in tutti i commenti precedenti, però, mi sento solo di dire:"NON HO PAROLE"!

Giovanna Alborino ha detto...

ho saputo dal tg oggi a pranzo di questa notizia clamorosa..
ma come puo' una madre far uccidere un figlio anziche' sacrificarsi lei?!
e' assurdo...a questo punto c'e' da aspettarsi di tutto
lo dico sempre io, il mostro e' in casa!

Chit ha detto...

Sono sempre più convinto che di mafia possiamo leggerne e parlarne all'infinito ma pochi (forse solo chi ci è dentro e la vive) può capirla!
Terribile notizia...

marina ha detto...

questa storia è orribile, ma penso come dice Gianfranco Guccia che la mafia sia una specie di religione. Falcone disse che diventare mafioso è "come una conversione".
La storia resta però per me ugualmente sconvolgente. Come si sconfigge la mafia se è un modello culturale così potente?
grazie per la notizia
ciaomarina

ArabaFenice ha detto...

caro daniele, mi pare azzardato definirli essere umani certe belve (e non si offendano gli animali). Figuriamoci parlare di madre e sorella.

enzorasi ha detto...

Notizia appresa da altre fonti stamane e poi un giorno intero a rimuginare. Molti di quelli che mi hanno preceduto hanno impostato correttamente il problema, inutile ripetere. Ribadisco però che il fatto mostruoso non ha una valenza tipicamente mafiosa:le cronache sono piene di madri o genitori che uccidono, stuprano i propri figli. La mafia è altro ancora, è sopratutto potere e cultura del potere, adattata di volta in volta alle "possibilità culturali e intellettive" dei suoi adepti. La sua grande forza sta nel costruirti uno spazio attorno con molte varianti...che portano tutte alla medesima camera della morte! Puoi persino fare cortei, seminari, discorsi contro la mafia e stai certo, qualcuno di loro è seduto in prima fila ad applaudirti. Questo ti sembra meno mostruoso? I grandi siciliani come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Ciaccio montalto, Livatino, Ninni Cassarà...avevano compreso quali leve usare: rendere il sistema mafioso di vivere poco redditizio e ridicolizzarlo affinchè nessun uomo potesse sentirsi forte, parte di un sistema con una sua morale certa, dignitoso e sprezzante perchè elemento di un'elite superiore e ricchissima. Loro l'avevano capito, Daniele, altro che cortei e chiacchere televisive. Un sistema perfetto! Per scardinarlo c'è voluta una tonnellata di tritolo sull'autostrada Palermo Trapani... ma l'idea è quella giusta, credimi. Io ci penso ogni volta che passo davanti al cippo color porfido che ricorda il botto ai lati della strada e ci passo spesso, tutti i palermitani ci passano spesso e pensano ai bastardi che hanno premuto il telecomando, gli stessi che hanno venduto i figli ai sicari.
PS. Ma tu questi argomenti li tiri fuori apposta per far uscire dal guscio i vecchi orsi come me?

Anonimo ha detto...

tutto questo mi fa tanto schifo. non ho mai abbastanza parole.

Gianfranco Guccia ha detto...

@Marina
Hai ragione Marina, la mafia è un "modello culturale" molto potente, perché promette e spesso mantiene, perché nelle realtà piuttosto degradate, più presenti nel profondo sud che in altre parti della nostra penisola, è più facile ottenere il riconoscimento di un diritto rivolgendosi alla "persona giusta" piuttosto che alle Istituzioni.
La gente povera d'istruzione e di beni materiali vede e capisce che, senza spendere un soldo per avvocati spese legali etc., chiede ed ottiene!
Solo da poco tempo, qualche famiglia poco abbiente comincia a seguire le vie normali accostandosi all'istituto del gratuito patrocinio, e comunque hai voglia di spiegar loro che rivolgersi alla mafia è sbagliato, quando le bocche dei loro figli reclamano il cibo!
L'unica via è l'impegno sociale di tutti affinché si diffonda la cultura dell'antimafia, quella vera; a Palermo lo aveva capito, ad esempio, il povero Don Pino Puglisi, che come altri uomini coraggiosi, e cito anche Padre Turturro compaesano della nostra Arabafenice, iniziò a togliere dalla strada i ragazzi sbandati offrendo loro un punto di aggregazione, cercando di spiegar loro quanto sia falso il mito dell'uomo "mafioso e potente".
La mafia comprese bene che quest'azione poteva essere l'inizio della sua fine e decise di eliminare l'uomo, che tuttavia ha lasciato un seme che pian piano sta germogliando e darà un giorno i suoi buoni frutti.
Anche sul piano della repressione sono stati commessi molti errori, forse anche da magistrati e forze dell'ordine.
Ad esempio si è sempre cercato di perseguire i "pesci grossi" tralasciando quelli "piccoli", non riflettendo che proprio tra questi esistono quegli elementi che "crescendo" prenderanno un giorno il posto di coloro che stavano al potere e sono rimasti incastrati nelle maglie della Giustizia.
E poi, mi chiedo, sarebbe mai esistito un "boss mafioso" se non ci fossero stati i suoi gregari ed i suoi killers pronti ad intimidire ed uccidere chiunque avesse tentato di ostacolare il "padrino"?
Io credo di no, per questo insisto nell'affermare, sfruttando una metafora, che "se non puoi tagliare un albero malato, perché troppo grosso, allora prova a togliergli il nutrimento, ed un giorno si abbatterà al suolo senza che nessuno l'abbia mai toccato".
Gianfranco.

Mary ha detto...

ciao rock poeta! sono arrivata qui da un blog che conosciamo in comune! è molto interessante quello che ho letto, se ti va potremmo fare uno scambio link che dici?

desaparecida ha detto...

cammino in punta di piedi dopo i vostri commenti...solo credo che al di là di tutto(forse banalmente)solo l'impegno sociale e civile ed 1 costante "coerente esempio"può servire contro la barriera"culturale "mafiosa.

Tintus ha detto...

Condivido molti commenti precedenti. Aggiungo solamente che la mafia, purtroppo è una FAMIGLIA molto più grande e forte di quella "vera". E poi si arriva a questo.

Anonimo ha detto...

guarda, non mi stupisce più di tanto sta cosa, perchè devi sapere che nella mafia gli interessi del clan e quindi dei rispettivi affari vengono prima di tutto, soprattutto in questi ultimi tempi. Basti pensdare che se un tempo trai cln di mafia c'era il patto d'onore di non coinvolgere i figli nelle attività criminali della famiglia, ora invece questo e diventata una routine, basti pensare che tuitti i figli di Paolo Di Lauro, sono diventati tutti dei potentissimi affiliati, comprese le figlie femmine, e ricordiamo che uno dei questi è anche morto in un'agguato.

Ma a proposito del post che hai fatto ti posso fare un'altro esempio, quello di Rita Atria, figlia del boss di Partana, e che decise di testimoniare, giovanissima, davanti al giudice Borsellino, e gli ha riferito tutte le attività illecite della sua famiglia. La ragazza si suicidò poco dopo la morte, in via D'amelio del giudice, e in quei momenti si sentì sola, visto che la madre dopo il pentimento, non la voleva più vedere,perchè quest'ultima, la figlia aveva tradito la famiglia. Per Anna, il giudice Borsellino era come un padre, quel padre che probabilmente e come se non l'avesse mai avuto

A proposito del commento che mi hai lasciato, non ti preoccupare, lo spazio per fare i box e le tribune si trovano sempre...

MARGY ha detto...

...questo fa capire quanto sia disumana la mafia!..
non ci sono parole da aggiungere.

Anonimo ha detto...

ieri sera ho sentito questa notizia,e meno male che non mangiavo ancora,mi sarebbe andato di traverso.davvero una cosa ignobile,vendere il proprio figlio(e fratello,c'era pure la sorella d'accordo) x poter vivere tranquilli nel loro quartiere.un figlio che ha denunciato gli assassini del padre,e del marito di questa donna.quando sento queste cose,penso che non sarà mai possibile sconfiggere la mafia,se pure chi nn le appartiene è mafioso e non esita a sacrificare chi ha messo al mondo.ok,i delitti in famiglia accadono,nn dobbiamo meravigliarci,nelle famiglie spesso si instarurano dinamiche malate,ma questo caso è diverso,non c'è nè depressione,nè conflittualità estrema,nè violenza in questo rapporto,ma solo la crudeltà del dare alla propria vita un valore superiore a quella del proprio figlio.fino al punto da accettare che venga torturato e fatto a pezzi.indegnità ci vedo,di stare al mondo.e pensare che ci sono madri che rifiutano le cure x il cancro per portare avanti una gravidanza,e muoiono.nn lo farei,sono sincera,nn sono così altruista,ma che differenza tra loro e tra una come questa!

lucia ha detto...

Resto interdetta da simili notizie.
"Credi che basti avere un figlio per essere un uomo e non un coniglio" cantava qualcuno. Ho sempre pensato che avesse ragione.
Grazie della visita.
Sei tra i miei link.
A presto
un saluto bolognese

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Per Enzo: credo che per certi aspetti siamo più simili di carattere di quanto sembri.

Un benvenuto sincero anche ad Arte, Desaparecida e Lucia con la speranza di leggere spesso i vostri commenti :-)))

Daniele

Anonimo ha detto...

Che si resti sconvolti da una simile notizia è ovvio, sarebbe grave se si restasse indifferenti. Purtroppo, però, proprio una notizia di questo genere ci fa capire meglio cosa sia la mafia in realtà. Una Religione, come giustamente è stato detto, una Fede in grado di cancellare altre fedi e altre credenze, in grado addirittura, in certi casi, di annullare la voce del sangue. E che ovviamente trova terreno fertile in contesti sociali e culturali purtroppo degradati. Un fenomeno molto complesso, dunque, che può essere affrontato solo tenendo presente tale complessità.
Sono contenta, poi, che Gianfranco abbia ricordato Padre Puglisi, una figura esemplare nella lotta contro la criminalità mafiosa e il degrado, un uomo profondamente buono e sinceramente impegnato, che ha pagato con la vita il suo lavoro.

Silvio Irio ha detto...

Beh che dire la notizia in sè è scioccante ma per un ragazzo meridionale come me non è poi così sorprendente. Anche perchè pur vivendo in una realtà come quella di Napoli dove l'atteggiamento criminale camorristico è un tantino diverso da quello strettamente mafioso, la posizione della donna e soprattutto delle madri e delle moglie è centrale...
e questi fenomeni sono molto più frequenti di quanto si immagini.
E ciò spiega anche perchè è così difficile scardinare la mafia ed estirparne le cattive radici...

Lucia Cirillo ha detto...

Ciao Daniele! grazie ancora per il post che mi hai inviato. L'episodio che citi è amarissimo, ma conferma una mia idea consolidata di mafia, camorra...Per chi ci sta dentro, la mafia E' la Famiglia, la camorra E' la Famiglia...tutto rientra in modo funzionale al loro perdurare, anche il sacrificio -paradossalmente - dei propri stessi figli.
Un saluto (e grazie ancora
;-))

Cristina ha detto...

Ho letto con molto interesse sia il tuo post che i commenti.
Sono molto amareggiata (ma è qualcosa di più profondo, nessun lemma lopuò definire, sfugge alla mia comprensione come si possa arrivare a tanto, anche se il contesto è quello che è.

A te un caro saluto.

Cristina

Omnia munda mundis

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Benvunuta Lucia Cirillo spero tornerai ancora.

L'amarezza, Cristina è in tutti noi ma dobbiamo fare in modo che non si trasformi in spenta rassegnazione. Vogliono solo questo, non permettiamo loro di vincere!

Franca ha detto...

Bisogna calarsi della realtà di vent'anni fa e ricordare che quello era l'unico mondo che conoscevano

Cristina ha detto...

Ti ringrazio per questa esortazione, mi rendo conto che è facile cadere nella "spenta rassegnazione", me ne rendo conto riflettendo sui sentimenti e le emozioni che ha suscitato in me questa notizia.
La tua risposta mi ha destata, mi ha dato nuova forza per continuare a credere che si deve lottare e si potrà resistere e forse un giorno, chissà..

Grazie, Daniele.

Cristina