No, non sono parole mie, io ho già dato ehm....
Sono parole di una ragazza coraggiosa, una tra le tante che vogliono ribaltare quella cappa medioevale in cui le donne in Afghanistan si trovano ancora. Sono le parole di Shamsia, come molti di voi già sapranno, ragazza sfigurata dagli integralisti.
Già tempo addietro con l'intervista da me fatta a Simona Cataldi si era potuto avere un quadro molto chiaro su cosa succedeva in quel luogo.
Oggi, la faccenda non è più il burqa (anzi, il burqa l'ha protetta dall'acido e salvata da ferite ben più gravi) ma il fatto che queste ragazze vogliano studiare ed avere le stesse opportunità dei maschi.
Shamsia ha già dichiarato che non ha intenzione di desistere dal suo intento.
Sono loro, queste ragazze, donne di domani, già donne dell'oggi, che potranno cambiare dall'interno questo mondo così ferocemente maschilista che, come ho già sostenuto altre volte, si trincera dietro la religione islamica per voler avere il controllo sulle "sue" donne.
L'Afghanistan è il Paese in cui è più pericoloso essere donna.
Recentemente uno stupro di gruppo ad una dodicenne!!!!
Un mondo dove essere donna è terribile. Un mondo dove subire violenza porta la donna specie se ancora vergine, ad essere per la famiglia un "peso morto".... (Si veda su questo blog l'intervista sempre a Simona Cataldi).
Cosa aggiungere? Nulla, solo la solidarietà verso Shamsia e verso tutte queste ragazze coraggiose.
Loro sì che sanno il vero significato di Resistenza.
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Congo. Sulla strage umanitaria credo sappiate tutto.
Quello che viene fuori da Repubblica di domenica 16 Novembre è che tutta questa guerra che si è scatenata laggiù ha come ragione vera il controllo del traffico (anche illegale) di uranio.
Alcuni numeri: (vedasi Repubblica cartacea di ieri a pag. 16): 1200 tonnellate di uranio per gli Stati Uniti: è la quantità di uranio che in 50 anni questa miniera di Shinkolobwe in Congo ha loro fornito e che è servita anche per le atomiche lanciate sul Giappone.
10 - 20 Kg: parliamo di sacchi clandestini che vengono nascosti per poi farli uscire dal Paese. Parliamo di pietre grezze in questo caso.
Ecco quindi per cosa si ammazza in Congo. Per cosa si ammazzano.
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Intanto alcune Banche Svizzere (Credit Suisse in testa), famose per la loro umanità e per il contributo sostanzioso a favore dei più deboli, hanno suggerito di investire nelle carceri private USA. (Repubblica cartacea di domenica 16 Novembre pag. 19).
Amnesty ha subito sollevato una forte protesta sostenendo che è un atteggiamento cinico.
Io direi più che cinico, disgustoso.
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E veniamo alla notizia che insieme a quella di Shamsia reputo davvero clou.
Il famoso 41 bis sul carcere duro per i mafiosi è sempre più corroso come accade agli scogli plasmati e dalle spiagge mangiate dalle onde del mare.
Ebbene sì, infatti «negli ultimi 5 mesi è stato revocato il carcere duro a (solo ndr.) 13 padrini di Cosa Nostra«
Da Gennaio a Giugno di quest'anno il numero sale a 37.
La cosa è gravissima sotto due aspetti: uno morale e l'altro "pratico".
Aspetto morale: da questa Primavera gente come Giuseppe La Mattina non fa più il carcere duro ma fa una vita più comoda pur avendo sempre da scontare pene pari all'ergastolo. Cmq, per la cronaca chi è G. La Mattina vi chiederete?
Beh è uno imporante uno " con le palle" che diamine! Costui è uno dei mafiosi che uccise il giudice Paolo Borsellino.
E i nomi sono tanti e potrei continuare ma, per chi ancora avesse il quotidiano, rimando a pag. 24 di Repubblica cartacea sempre di domenica 16 Novembre.
Mercoledì intanto sarà discusso in aula un emandamento sul 41 bis in materia di carcere duro che, se ho inteso bene, dovrebbe prevedere restrizioni per impedire questa emorragia di boss che abbandonano questo regime di carcere duro.
Veniamo peraltro adesso al secondo aspetto, quello pratico: bene, nel momento in cui si esce dal carcere duro diventa facilissimo per questi padrini poter gestire dall'interno del carcere i loro affari all'esterno.
Insomma. Alfano è chiamato a dimostrare che oltre ad aver salvato le chiappe al Cavaliere, ora è davvero disposto a spingere sull'acceleratore per questo giro di vite contro la mafia.
E soprattutto, ora è il Parlamento che dovrà dimostrare di non essere corrotto fino in fondo. Almeno, egregi Parlamentari, salvate l'apparenza!