ULTIMI PASSI
lunedì 31 agosto 2020
L'Angolo del Rockpoeta®:"Ultimi Passi"
Stazione dopo stazione
Lo sferragliare veloce dei binari
Ed il rapido scorrere del mio sguardo buio
Ad inghiottire il tempo e le immagini.
È l'ultimo mio ricordo prima di essermi ritrovato qui
Dietro queste sbarre fredde
Odo i miei ultimi passi
Cadenzati dal suono della vostra voce
E dal singhiozzare silenzioso della mia
E conto i passi
Danzando
Percepisco le vostre ciotole sulle sbarre,
Ed i miei occhi impotenti
Vedono l'immagine con la forza della mia mente.
Errore giudiziario
Io lo so
Molti di voi qui dentro
E di loro là fuori ne sono convinti
Ma non basta
Non è stato sufficiente per riuscire a riaprire il caso
Ed ora il tempo è scaduto
Ogni passo che calco sul terreno
È un secondo della mia vita che muore
Ogni passo con cui avanzo
È un istante della mia esistenza che non potrà più tornare indietro
Istante che mi avvicina al mio riposo eterno.
Ed ora questa mia ultima marcia
È fatta a braccetto con la paura
Ma a testa alta
Non dovendo rinnegare nulla della mia vita
E non avendo alcun senso di colpa
Ho visto tanto nella mia vita
E tanto altro avrei potuto vedere
Ma ho conosciuto la bellezza dei tuoi occhi
Li ho visti con il mio respiro ed amati con le mie labbra
Ed allora so
Con assoluta certezza
Di aver visto tutto
Tutto quello che contava vedere.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
venerdì 28 agosto 2020
L'Angolo del Rockpoeta®: " La Risalita"
Ispirata da questo post di Patricia Moll
LA RISALITA
Ho i miei tempi
Sono di attesa e riflessione
Sono di timore e ribellione
Sono di ansia, fretta e irrequietezza
Ho i miei tempi
Scanditi dall'affannoso suono del mio cuore stanco
Segnati dal malinconico respiro dei miei polmoni tristi
Ma nonostante la fatica nel mantenerli cocciutamente
Ho i miei tempi.
Ho i miei tempi
Solo che scorrono controcorrente
Si scontrano con lo scorrere liscio ed inesorabile del tempo
Ma si ostinano ad andare in direzione contraria
Come il salmone testardo e combattivo
Che risale una corrente avversa
Verso un destino amaro e perdente.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
mercoledì 26 agosto 2020
L'Angolo del Rockpoeta® : " I Was Born In 1967"
I WAS BORN IN 1967
I miei primi gemiti di rivolta e libertà
Sono stati pronunciati nel 1967
In seguito
All'inizio fu istinto
Senso di equità
Capacità innata di avvertire e saper distinguere
I soprusi dalla giustizia
E subito fu difficile
Io che crescevo dentro una famiglia
Con genitori giusti, buoni e pieni d'amore
Assistere al di fuori
Ad atti di prevaricazione
Ed a piccole, grandi cattiverie
E poi
Ancora bimbo
Venne il momento di conoscere la Chiesa
E ci fu il primo incontro (breve per fortuna) con l'ipocrisia e la cattiveria gratuita
Suore di un asilo anche rinomato
Che sottraevano macchinine portate da casa
Ti trattavano con rigidità, anaffettività e sottile sadismo
E poi volevano inculcarti i principi cristiani di bontà e amore
Suore che predicavano carità
E poi vedevi vivere in una struttura con ogni agio e comodità
Dei preti non parlo
Ne salvo pochissimi
Io cresciuto a Dario Fo, Inti Illimani
E poi nutrito da amici e conoscenze
A Bowie, Rock, Jazz,
Cresciuto di fatto laico
E rimasto tale in ogni poro della mia pelle.
E crescendo
Iniziavo sempre più
A sentire questa società non calzarmi addosso
L'avvertivo soffocante come il colletto troppo stretto di una camicia
Ed iniziavo
A conoscere le stragi del passato
E quelle del mio presente
Ustica, Bologna
Solo per citarne due.
Ed intanto la scuola mi formava
Una scuola che fino alle medie seppe essere libera ed aperta
(Cosa oggi oramai impossibile)
E che successivamente tentò di inquadrarmi
Con scarso, anzi nessun successo,
Oramai con me era tardi
Non avevano più alcuna possibilità di omologarmi.
Crescevo
E non riuscivo a digerire
Questa apatia
Questa rassegnazione che si respirava nell'aria
Questa profonda cecità anni novanta
Questa incapacità di avvertire che era l'inizio della fine
Che quegli anni erano l'anteprima di un tracollo economico
Nonchè di una iniziale, sistematica e costante cancellazione dei diritti fondamentali.
E poi il nuovo millennio
E sentivo nelle ossa il decadentismo poco romantico
Ed assai volgare
A cui si andava incontro
Una costante discesa agli inferi
Ed un imbarbarimento della gente
Imbarbarimento ed indottrinamento
Ed il popolo
Divenne un unico soggetto credente
Avente come unica fede la televisione
I media in generale
E chi li controllava.
Una religione devastante
Perchè qui il Dio si vedeva
Era presente
Pressante
E non ti chiedeva sacrifici
Ma anzi ti prometteva la luna a condizione di seguirlo, ubbidirgli
Ed in alcuni casi, anche votarlo nell'oscuro dell'urna
Sembrava non chiederti particolari sacrifici
Ma ti illudeva che avresti potuto vivere al massimo sempre
Anche se a volte
Il prezzo da pagare c'era
E si chiamava pizzo
O corruzione
E comunque consisteva nel non essere più integro nell'anima
Difficile
Per me impossibile ed inconcepibile
Ma per molti invece tutto sommato facilmente realizzabile.
E siamo ai nostri tempi
Pandemie indotte
Sfacelo economico oramai ottenuto e conclamato
Schiavitù europea
Popolo che forse accenna timidi ma importanti segni di risveglio
Ma saremo ancora in tempo?
All'inizio
Da piccolo
Era innato senso di giustizia
Era speranza di poter cambiare il mondo e gli uomini
Ora è fame di cambiamento
Fame che non è mutata
È solo più consapevole della difficoltà di potersi sfamare
Ma non accetta di rassegnarsi
Non vuole piegarsi ad un finale che sembrerebbe già scritto.
Perchè io voglio essere padrone della mia destinazione
E voglio riuscire a dirigere il timone del mio veliero in aiuto degli altri
Provare a riaccendere quel loro fuoco e quella passione civile
Unica vera rotta che conduce all'equità sociale
E voglio domare le onde di un mare impervio ed ingrato
Ma che in realtà è solo lasciato in balia di chi lo sta manovrando
Contro tutti noi.
Ma quel mare è domabile
Le sue onde apparentemente enormi
Sono in realtà molto blande e basse
È l'assenza di di quel fuoco
Di quella rabbiosa consapevolezza dei propri diritti
A renderlo così impetuoso ai nostri timidi occhi.
Oggi abbiamo un'ardua ma affascinante sfida davanti
Essere credenti ancora una volta
Ma non più verso un totem fasullo e bugiardo
Bensì in noi stessi
E ribaltare questa società
Regalandoci i diritti sottrattici
I miei primi gemiti di indipendenza e voglia di giustizia
Risalgono al 1967
Da allora non ho più smesso di emetterli
E non ho permesso mai a nessuno di soffocarli.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
lunedì 24 agosto 2020
L'Angolo del Rockpoeta® : "Il Pallone"
IL PALLONE
Vita nascosta
Rimembranze sognanti
Duro risveglio
Mondo perduto
Ricalca avariati
Clichè passati
Rivoluzione
Reagente tardivo
Un falso mito
Recesso forzato
Dalla speranza
Risoluzione contrattuale consensuale
Dall'illusione di un mondo migliore
Scorre lungo strade insanguinate
Il sogno americano
Scivola lungo sentieri già accidentati
L'illusione di un'Europa compatta
E pandemie cicliche ripristinano
Giusti numeri per una popolazione mondiale disperata.
Falsi sillogismi mediatici
Orientano
Comportamenti comuni
Pensieri comuni
E modificano abitudini ordinarie
Anche quelle più inculcate e radicate
Con la paura di conseguenze terribili
Alquanto improbabili
O con la falsa prospettiva
Di una sognante e luminosa esistenza
Sconvolti così
Dal ricordo di un crollo insensato
E dall'arroganza dei vertici di gruppi imprenditoriali
Ipocriti
Mendaci e senza alcun minimo senso di colpa e vergogna,
Ammaccati da viltà politica
Incapace, inetta
E non disposta a togliere concessioni miliardarie
Ad assassini consapevoli e con l'aggravante del dolo eventuale
Vaghiamo confusi
Non senza aver abbracciato la sua dignità
Lei unica e sola a far uscire dal quel microfono grigio
Come l'asfalto di quel ponte
Parole dure e di verità
Richiesta di giustizia e di fatti.
E ricerchiamo unità
Ma non la scopriremo di certo
In un ritrovato vecchio e retrogrado senso comune del pudore
Nè in eccessi ridicoli e patetici figli di giovani anime vuote
Ed intanto
Carri armati avanzano per le strade di Hong Kong
Compatti
Pronti ad uccidere
Giovani occhi che chiedono libertà
Ed in questo pallone tondeggiante nel quale viviamo
Sembra quasi, talvolta
Che si vegeti tutti quanti
Nella spossante e monotona attesa
Di vederlo sgonfiare definitivamente
Senza comprendere che se noi buchiamo la Terra,
Come nella favola dello scorpione con la rana,
Andremo a picco con essa
Anzi forse saremo gli unici a non salvarci
Mentre quel pallone per nulla danneggiato dalla nostra stupidità
Resisterà ancor più bello di prima
Riuscendo a riparare le proprie ferite,
E saprà tornare disponibile per chi vorrà viverci rispettandolo
Permettendo ai suoi nuovi affittuari
Perfino qualche piccolo innocuo calcetto
Ma nulla di più
E se i nuovi abitanti di questo pianeta
Sapranno imparare dalla lezione precedente
Un futuro roseo si spalancherà di fronte a loro
Evitando quindi quel duro risveglio
Che invece attende noi poveri stolti.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
venerdì 21 agosto 2020
L'Angolo del Rockpoeta®:"Tre Storie"
TRE STORIE
Tempo bloccato
Fotofinish decisivo
Istante fermato
Forze logore
Ma oramai è finita
E quello scatto
Immortala l'esito della fatica
Può spezzare il suo sogno
O innalzarlo al cielo
Come le mani dopo una vittoria
Cammina esausto
Nel buio della sua anima stanca
Non lo aspettate
Non sa se tornerà indietro
Scava dentro al presente
Ha paura di perderlo
Ripercorre il suo passato
Ed ancora di più vuole tenere stretto il suo presente
Vuole fermarlo come in un'istantanea
Vede il futuro come un'ovvia incognita
Come una moneta con le sue due facce
Ma oggi sta dentro una profonda oscurità
E teme solo che lanciandola in alto
Sia la faccia negativa a ricadere.
Aveva un lavoro
Lavoro che a lei piaceva molto
La realizzava ed al contempo la rendeva indipendente
Arriva la Pandemia
Un tornado di morte
E tutto crolla
Come una capanna di New Orleans
Travolta dall'uragano
Così anche la sua vita ed il suo lavoro crollano.
Perde la madre
Ed il lavoro
Ora che la bufera è quasi passata
Un'anima con occhi sbarrati
Vaga per le strade
Come una senzatetto
Sente il suo cuore spento
La perdita della madre di appena 59 anni è stata durissima
E rimanere senza occupazione
È stata la mazzata finale.
Tre storie
Tre vite
Tre istantanee dell'anima.
Solo il futuro può conoscerne l'esito finale
Tutto può sempre accadere
Dipende da come cambia il vento
E se si riesce a non perdersi
Quando si cammina avendolo contro.
Tempo bloccato
Fotofinish decisivo
Istante fermato
Forze logore
Ma oramai è finita
E quello scatto
Immortala l'esito della fatica
Può spezzare il suo sogno
O innalzarlo al cielo
Come le mani dopo una vittoria
Cammina esausto
Nel buio della sua anima stanca
Non lo aspettate
Non sa se tornerà indietro
Scava dentro al presente
Ha paura di perderlo
Ripercorre il suo passato
Ed ancora di più vuole tenere stretto il suo presente
Vuole fermarlo come in un'istantanea
Vede il futuro come un'ovvia incognita
Come una moneta con le sue due facce
Ma oggi sta dentro una profonda oscurità
E teme solo che lanciandola in alto
Sia la faccia negativa a ricadere.
Aveva un lavoro
Lavoro che a lei piaceva molto
La realizzava ed al contempo la rendeva indipendente
Arriva la Pandemia
Un tornado di morte
E tutto crolla
Come una capanna di New Orleans
Travolta dall'uragano
Così anche la sua vita ed il suo lavoro crollano.
Perde la madre
Ed il lavoro
Ora che la bufera è quasi passata
Un'anima con occhi sbarrati
Vaga per le strade
Come una senzatetto
Sente il suo cuore spento
La perdita della madre di appena 59 anni è stata durissima
E rimanere senza occupazione
È stata la mazzata finale.
Tre storie
Tre vite
Tre istantanee dell'anima.
Solo il futuro può conoscerne l'esito finale
Tutto può sempre accadere
Dipende da come cambia il vento
E se si riesce a non perdersi
Quando si cammina avendolo contro.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
mercoledì 19 agosto 2020
L'Angolo del Rockpoeta®: "La Reduce"
LA REDUCE
Ti ho persa in Iraq una prima volta
Senza una gamba tornasti
Senza una gamba e senza te stessa.
I ricordi di una guerra non si cancellano
I ricordi di una guerra ti perseguitano
I ricordi di una guerra ti cambiano.
Ti ho persa in Iraq una prima volta
Ti ho persa oggi nuovamente e per sempre
Per colpa ancora di quella maledetta guerra
Per colpa di quei ricordi che non hai più sopportato
E di cui solo saltuariamente mi hai accennato.
E della nostra sudicia bandiera a stelle e strisce
Ben risposta nelle mie mani
Della tua medaglia insanguinata
E del loro freddo saluto militare
Non mi importa nulla
Perchè è te che ho scelto
Non la bandiera
È te che ho perso
E verso te soltanto avevo dei doveri
E verso te soltanto provo amore e devozione
Ti ho persa in Iraq una prima volta
Oggi ti ho persa definitivamente
E con te
Perdo anche il rispetto per il mio Paese
Se mai ho sentito dentro di me veramente tale rispetto
Ti ho persa in Iraq una prima volta
La seconda oggi
Preso in giro da un rituale di Stato pagano e pomposo
Che ti ha premiato solo per essere morta
Che ti celebra solo adesso che non sei più un problema
Solo adesso che il tuo contratto è finito
Per manifesta cessazione dei tuoi doveri
Per evidente impossibilità sopravvenuta ad eseguirli.
Solo adesso che non servi più a nessuno dei loro scopi.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
Ti ho persa in Iraq una prima volta
Senza una gamba tornasti
Senza una gamba e senza te stessa.
I ricordi di una guerra non si cancellano
I ricordi di una guerra ti perseguitano
I ricordi di una guerra ti cambiano.
Ti ho persa in Iraq una prima volta
Ti ho persa oggi nuovamente e per sempre
Per colpa ancora di quella maledetta guerra
Per colpa di quei ricordi che non hai più sopportato
E di cui solo saltuariamente mi hai accennato.
E della nostra sudicia bandiera a stelle e strisce
Ben risposta nelle mie mani
Della tua medaglia insanguinata
E del loro freddo saluto militare
Non mi importa nulla
Perchè è te che ho scelto
Non la bandiera
È te che ho perso
E verso te soltanto avevo dei doveri
E verso te soltanto provo amore e devozione
Ti ho persa in Iraq una prima volta
Oggi ti ho persa definitivamente
E con te
Perdo anche il rispetto per il mio Paese
Se mai ho sentito dentro di me veramente tale rispetto
Ti ho persa in Iraq una prima volta
La seconda oggi
Preso in giro da un rituale di Stato pagano e pomposo
Che ti ha premiato solo per essere morta
Che ti celebra solo adesso che non sei più un problema
Solo adesso che il tuo contratto è finito
Per manifesta cessazione dei tuoi doveri
Per evidente impossibilità sopravvenuta ad eseguirli.
Solo adesso che non servi più a nessuno dei loro scopi.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
lunedì 17 agosto 2020
L'Angolo del Rockpoeta®: "Campo 87"
Liberamente ispirata a questo post di Gus.
CAMPO 87
Un luogo isolato
Ai più sconosciuto.
Un luogo senza nome
Indicato solo da un freddo numero.
Io, adesso
Mi trovo lì
E vi rimarrò per sempre.
Abbandonato da morto
Mai reclamato da vivo
E così
Con i figli a voltarmi le spalle
Una moglie persa dieci anni fa
Sono rimasto solo.
Si può ricevere solitudine
E subire il silenzio dell'abbandono
Per molte ragioni:
Una, per esempio, per quello che si è seminato
E quindi successivamente raccolto
Ma non è il mio caso
E fra tutti i modi e le ragioni
Per morire da solo
Il mio è il peggiore:
Mai cercato da vivo
Mai reclamato da morto.
Ho 77 anni
Avevo, sarebbe più giusto dire,
Questi tempi li conoscete tutti
E finisco anch'io per ammalarmi di Covid19
Non date però eccessivo risalto alla malattia che ho contratto
Avrebbe potuto trattarsi di una qualunque altra patologia
E sarebbe finita allo stesso modo
Chiuso in casa
A morire da solo
Deceduto ormai da giorni
Nessuno mi reclama
La mia salma ed io
Restiamo a vagare come spettri
Tra le stanze del mio modesto 4 vani e mezzo.
Solo l'odore
Quell'odore
Attira l'attenzione dei miei distratti vicini
E quindi vengo finalmente trovato
Oserei dire quasi scoperto ex-novo
Per la prima volta.
Ora mi ritrovo qui
Nel luogo isolato di cui vi accennavo
Destinato a chi non è più voluto da nessuno
A chi neanche la morte
Ha concesso la pietosa speranza di essere reclamato
Una sola ultima volta.
Si chiama "Campo 87"
Non so perchè abbia questo "Non-Nome"
Nè mi interessa scoprirlo.
Ed in questo Campo
Su questa terra che nessuno conosce
Nel silenzio più straniante
Il piacevole paradosso di non sentirmi più solo
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
venerdì 14 agosto 2020
14 AGOSTO: GENOVA NON DIMENTICA
Contento di riavere il ponte
Ma nessuno può e deve dimenticare le 43 vittime
Ed in silenzio
Scende una lacrima per ognuno di voi
Daniele il Rockpoeta®
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mercoledì 12 agosto 2020
lunedì 10 agosto 2020
venerdì 7 agosto 2020
L'Angolo del Rockpoeta®:"Il Mondo In Una Stanza" (VIDEO)
Parliamo del fenomeno degli hikikomori
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
mercoledì 5 agosto 2020
L'Angolo del Rockpoeta®: "Asettiche Simmetrie"
ASETTICHE SIMMETRIE
Tubi vuoti
Sfiatano
Veleni dei nostri tempi
Ed immagini amare
Squarciano le nostre timide illusioni.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
lunedì 3 agosto 2020
L'Angolo del Rockpoeta®:"Ceneri"
CENERI
Vento pavido
Piega i rami della libertà
Soffia con prepotente arroganza
Contro baracche e povera gente
Accarezza le punte di grattacieli infiniti
Quasi a venerarne l'imponenza.
Brezza leggera
E' oramai il vento di libertà
Spazzato via
Cancellato
Come le mie ceneri sulla sabbia
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®