REVENGE
Li ho uccisi tutti
Il mio capo
Quella smorfiosa del suo vice
Quella viscida e servile della sua segretaria
E poi Paolo, Marco, Gianni,
I suoi dipendenti a lui più vicini
I suoi cocchi.
Ieri vado nell'ufficio del mio Direttore
Mi guarda con quel suo sguardo rammaricato
Quel tono affranto
E mi comunica che sono uno dei 200 esuberi
Della sua azienda.
Ovviamente
I primi ad andarsene sono quelli
Che il culo non glielo hanno mai leccato
E sono anche gli unici.
Sono tornato a casa
Mi sono organizzato on line
Ed ecco un mitra pratico e facile da usare
Due caricatori pronti ed un manuale.
Vado ed il resto lo immaginate già
Le loro urla atterrite una vera e propria sinfonia
E gli appartenenti all'ufficio "Risorse Umane"
Trasformati da soggetti pulitori di aziende a spazzatura raccolta da terra.
Ancora intriso del loro sangue
Ancora con dentro le mie orecchie
Le loro patetiche preghiere di salvare loro la vita
Sono uscito
Ho ucciso ancora una guardia giurata che provava a fermarmi
Poi ho incontrato la mia fine
Crivellato di colpi dalla Polizia.
Ora ho trovato la mia vendetta
Ora ho raggiunto la mia pace.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
Non serve a niente. Non sono che tasselli di un domino molto più grande. La rabbia la capusco. La sento pure io la tua stessa rabbia.
RispondiEliminaLe stragi non risolvono, perché scivolano loro addosso come oli profumati.
RispondiEliminaCri
PER NEUTRINA: ho voluto e sentito il bisogno di rappresentare anche questo tipo di dolore e disperazione di chi si trova perso.
RispondiEliminaPER CRISTIANA: vero ma era giusto dare voce anche a chi è così disperato.
RispondiEliminaAvrebbe dovuto uccidere solo il capo tagliateste e magari rovinargli la famiglia: prendersela con chi è rimasto (magari perché ha lavorato meglio, anche "leccando il culo") non è giusto. Non penso proprio che abbia trovato ipoteticamente la pace, anzi è più stronzo e sconfitto di prima.
RispondiEliminaMoz-
PER MOZ: è una figura disperata e sbagliata e si è fatto le SUE ragioni, ma la sua rabbia è una rabbia che come vedi proviamo tutti prima o poi solo che noi riusciamo a non incanalarla in quella direzione. Nella poesia si presuppone che i leccaculo non meritassero e non avessero lavorato bene o perfino meglio degli altri.
RispondiEliminaLa violenza non porta a nulla di buono, i soprusi si combattono in piazza e chiedendo maggiori diritti.
RispondiEliminaSereno pomeriggio.
PER CAVALIERE: infatti, ma lui voleva solo farsi giustizia da solo sapendo bene che il lavoro non lo avrebbe riavuto mai, e la sua disperazione lo ha portato ai punti di non ritorno che hai potuto constatare nei miei versi.
RispondiEliminaUna situazione di disperazione che portata all'esasperazione e alle sue conseguenze più tragiche. Chi ha perso tutto può realmente provare questo desiderio di vendetta ed annientamento. Solo che rimane un caso e la situazione di tanti disperati non si risolve. Saluti e bravo come sempre.
RispondiEliminaPER MIRTILLO: hai compreso il senso dei miei versi. Concordo con il tuo pensiero, un atto del genere non ha valenza sociale e soprattutto politica ma resta un gesto individuale di rabbia cieca e disperazione non funzionale ad un vero cambiamento, cambiamento a cui non pensa minimamente neanche chi quel gesto lo compie e che è solo guidato dal desiderio di vendetta personale.
RispondiEliminaIo direi che forse ha trovato la pace. Solo forse. La violenza non paga mai anhe se a volte la furia è così forte che acceca
RispondiEliminaGiusto dare anche la voce a chi di questa violenza abusa.
So che purtroppo in Italia i lavoratori non sono tutelati come si dovrebbe.
Continuo a ritenere però che le stragi trasformano in vittime sia i morti che gli assassini
PER PATRICIA: il problema è proprio quello, ossia la furia così forte unita ad una disperazione immensa che portano ad una rabbia cieca con conseguenze a volte imprevedibili.
RispondiEliminaCredo si possa chiamare umiliazione, perdita della dignità. Sentirsi presi per il q.lo. E sentirsi soli, abbandonati
RispondiEliminaPER PATRICIA: infatti e tutto questo a volte può portare a gesti come quello descritto nella mia poesia e che ha tristi riscontri nella realtà.
RispondiEliminaSono cose che succedono soprattutto in America... E poi, guarda che strana coincidenza: la tua poesia si lega al mio post che ho appena pubblicato sul blog. Solo che qui non c'è alcun sopravvissuto alla strage.
RispondiEliminaPER PINO: soprattutto negli USA ma anche da noi la situazione da noi non è tale da fare sonni tranquilli...
RispondiEliminaI licenziamenti per riduzione del personale o per cessazione dell'attività stanno diventando una vera piaga.
RispondiEliminaCome dovrebbe reagire il povero operaio di turno? Che amarezza..
PER CLAUDIA: infatti è alto il rischio che anche qui ci siano questi fenomeni,
RispondiEliminaTerribile gesto, dovuto alla disperazione che mina gli equilibri.
RispondiEliminaPER MARIELLA esatto.
RispondiEliminaCiò Daniele , ma se ti dico che è SOLO una poesia te ti offendi?
RispondiEliminaMa più che a te mi sento di dirlo alla maggior parte di quelli che hanno commentato?
Hanno empatizzato troppo con quello che hai scritto.
Senza offesa , questa poesia ( come certe che hai già scritto e se mi posso permettere pure certe scritte da Vincenzo Jacoponi nel suo blog) ha un taglio cinematografico:
La leggo e mi scorrono le scene davanti come fosse un film.
È bello quando mi fanno questo effetto.
Vuol dire che non c’è da pensarci troppo ..bisogna solo accettare impassibili quelli che si legge , perché trovare un perché effettivamente è inutile.
Non vuol dire minimizzare il contenuto di quello che scrivi , assolutamente ma in questo caso ( almeno per me chiaramente) va in secondo piano rispetto alla forma.
Io ti faccio i complimenti è veramente bella , la trovo anche un po’ sarcastica.
Non ci sono se ne ma il tipo agendo in quel modo ha fatto una carneficina ma ha veramente trovato la pace.
Stop!
Che altro vuoi dire?
È finzione se vogliamo pure questa.
Nessuno ha ucciso veramente nessuno hai solo descritto in maniera estrema un disagio sociale.
Ciao
PER MAX non mi offendo ma ti dico che solo dieci giorni fa negli USA è successo proprio un fatto del genere e non era il primo ed aggiungo che qui da noi i licenziamenti non mancano…
RispondiEliminaPerdona ma tu fai confusione tra lo stile di scrittura ed i contenuti: io parlo di fatti veri, (pallottola vagante ne è un esempio ma anche "la danza del cappio" sul bullismo o quella sui riders "Slave on two wheels") io tratto sempre di temi legati al sociale ed al malcostume della società e non invento casi che non esistono tranne quando ipotizzo a volte futuri apocalittici. Le mie poesie servono invece proprio a farti riflettere su problematiche del nostro tempo. È vero che a volte anticipo i tempi ed infatti molte mie poesie anche di oltre dieci anni fa sono tristemente ancora più attuali oggi.
Quanto al finale, lui con la morte dichiara di trovare pace alla sua folle sofferenza e non c'è niente di metaforico lui muore dopo avere ucciso tutte quelle persone.
Hai fatto l’errore di spiegarmi la poesia;)
EliminaNon c’è n’era bisogno.
Ho scritto che mi ha colpito più la forma se te lo chiami stile di scrittura penso comunque di esprimere lo stesso concetto.
Il contenuto l’ho capito ..ma che devo dirti di più?
Quello che hai descritto è un’altro dei tanti disagi sociali che esprimi benissimo nelle tue poesie.
Mi sembra di avertelo scritto.
Scrivere un commento fotocopia di quello che hanno già scritto gli altri perché alla fine non è che potessi aggiungere un di più a quello che gli altri han già scritto e molto bene.
Io ho scritto quello che mi ha trasmesso la tua poesia.
Scrivi di fatti veri che ti ispirano come mi spieghi nella tua risposta ma scusami già lo sapevo.
Quello che volevo dirti , la tua poesia è ispirata a quello che è successo in America ...ma resta comunque una storia inventata.
Io ci ho visto un film.
Me ne accorgo adesso ,giuro ...c’ha pure lo stesso titolo di un film!
Se ti fa piacere : un film ispirato a una storia vera .
Tutto qua.
Lasciami immaginare quello che voglio non risentirti se non è quello che ti aspetti...
Non ho mai messo in dubbio il tuo talento nel comunicare e credimi non volevo assolutamente farlo con il mio commento.
Ciao
Niente giustifica le stragi e nessuno dovrebbe essere portato a simili livelli di disperazione.
RispondiEliminaNessuno dovrebbe essere portato a provare simili livelli di disperazione come quelli del protagonista della poesia (avevo premuto prima di finire)
RispondiEliminaPER GUFO A MOLLA: concordo con te ma quello che mi preoccupa è che invece sta proprio accadendo quello che vorremmo non succedesse: sempre più licenziamenti e quindi disperazione e paura per il futuro con i rischi a cui uno stato d'animo del genere può portare
RispondiEliminaNe abbiamo già parlato sotto a un'altra poesia, Daniele. Versi sentiti, ma la rabbia e le stragi non risolvono. Trasformano l'umano diritti in disumana bestialità.
RispondiEliminaTi abbraccio e ti lascio un saluto affettuoso :*
PER IRENE: io però devo mettere in luce i comportamenti umani che il disagio sociale può far nascere. E lo faccio mettendomi nei loro panni per sentire il loro dolore che sfocia in una totale follia.
RispondiEliminaversi che esprimono La disperazione e la frustrazione davanti a un evento vissuto come un'ingiustizia, e la perdita del lavoro sicuramente non è giusta, anzi è un fatto drammatico.
RispondiEliminaSo per esperienza famigliare cosa significhi trovarsi senza lavoro, poi grazie a Dio si trova la forza e il coraggio di non mollare (se non si viene lasciati soli, soprattutto), ma purtroppo alcuni (una minoranza, mi auguro) possono giungere a gesti estremi (non giustificabili, certo) :-(
Un saluto!
Purtroppo sempre più stesso, i fatti negativi della vita, diventano per certe persone che hanno già subito molto un troppo pieno, Non li giustifico sicuramente, perchè sono atti di follia e non sono certo giustificabili in alcun modo ma purtroppo, questi atti di follia diventano sempre più comuni. Specie in America, ma purtroppo non soltanto
RispondiEliminaBuon pomeriggio Daniele e migliore fine settimana in arrivo
PER MAX Io non ti ho spiegato la poesia ho solo risposto a questo tuo passaggio " il contenuto di quello che scrivi…. va in secondo piano rispetto alla forma." Io scrivo di contenuti e la forma è un elemento rafforzativo degli stessi e non il primario. Revenge è una parola comune in inglese per vendetta. Io volevo solo dire che scrivo di fatti veri e mi ci ispiro mentre dal tuo commento sembrava che la mia forma dovesse soffocare il contenuto. Le mie poesie non lasciano spazio ad una eccessiva immaginazione trattano un tema specifico quasi sempre. Volevo solo dire alla fine che scrivo della realtà ma ovviamente inventando a volte una storia che parla di quella realtà. Ciao :-)))
RispondiEliminaPER ANGELA vero la solitudine può essere una ulteriore causa scatenante. Ti ringrazio per la tua testimonianza e le tue parole molto profonde.
RispondiEliminaPER ARWEN ELFA: purtroppo spesso noi poi importiamo il peggio dagli USA e se anche qui si potranno avere le armi in modo più semplice...
RispondiEliminaÈ una poesia molto forte perché purtroppo queste cose non sono eventi difficili da sentire nella realtà...
RispondiEliminaPER PAOLA: purtroppo negli USA già succedono.
RispondiEliminaCiao! Così, a pelle, la tua poesia mi ha ricordato in parte "Un giorno di ordinaria follia"...bel pezzo tosto, complimenti!
RispondiEliminaPER DAVE13 benvenuto in questa agorà e grazie per le tue bellissime parole. In effetti il tuo riferimento è calzante
RispondiEliminaGrazie del benvenuto, Daniele!😊😊
RispondiEliminac'è chi ci vede scene di un film, c'è chi ci vede scorci di realtà. credo siano vere entrambe le cose, c'è però l'aggravante che rischiamo di lasciare in eredità ai posteri, la volontà di un governo irresponsabile il quale, al posto di garantire sicurezza ai cittadini, li arma.
RispondiEliminacerto, procurarsi un'arma online (e offline) è un gioco da ragazzi, ma il tessuto culturale o il coraggio di premere il grilletto, non si comprano. e se ce li hai, al netto della follia, è perché in un contesto di pistole nel cassetto, ci sei nato e cresciuto
PER DIGITO bellissimo e profonda conoscenza che condivido. Il tessuto connettivo della società in cui si vive fa la differenza.
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