CEMENTO E PAURA
Ho paura di lui
Esco da sola esclusivamente per la spesa
E per portare mia figlia a scuola
Poi in casa
Come fossi rinchiusa in una bolla
All'apparenza trasparente
Una trasparenza ingannevole
In realtà chiusa a doppia mandata
Voi dall'esterno vedete una famiglia felice
Una donna di casa che fa le faccende domestihe
Senza patemi
Ma quelle immagini
Sono ologrammi virtuali
Non è reale la trasparenza
Voi vedete riproduzioni simulate in loop
E nemmeno ve ne accorgete
La bolla non è affatto trasparente
Nessuno vede l'interno
Ed io non vedo l'esterno.
Potrei scappare quando esco a fare spesa
Ma ho mia figlia a scuola
E ultimamente la porta e la va a prendere lui
Con la logica gioia di Serena
Ma con mia profonda disperazione.
È una prigione di vetro
All'apparenza
Ma è fatta di cemento e paura
Cemento e paura
Cemento, paura
E dalla vostra superficiale indifferenza
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
Già,mica è bello vivere con il timore che"lui"ti faccaia del male o anche peggio,i braccialetti elettronici mi sembra che servano a ben poco,non so....
RispondiEliminaCiao
PER BLOGREDIRE pochissimo in verità, anche perché sono poco usati ancora.
RispondiEliminaX DANIELE
RispondiEliminaNon c'è un telefono per queste situazioni.
Il numero antiviolenza e stalking 1522. Si tratta di una linea gratuita, attiva 24 ore su 24 e accessibile dall’intero territorio nazionale, con operatrici che parlano italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. Se la situazione ha il profilo dell’emergenza, si può chiamare il 112 (carabinieri) o il 113 (polizia).
Signal for help, il segnale per chiedere aiuto | Donne.it
www.donne.it/signal-for-help-gesto-aiuto-violenza/
A mio avviso sono le donne che devono trovare il coraggio di denunciare, di ribellarsi... E poi le istituzioni fare davvero la loro parte. ❤️👋
RispondiEliminaBisogna trovare il coraggio di ribellarsi a certe prigionie. Poi è ovvio che lo stato deve fornire un'adeguata protezione.
RispondiEliminaPER GUS certi conosco sia il telefono che il segnale ma a volte come nella poesia soprattutto se sei controllata a vista e magari c'è anche una figlia le cose si complicano
RispondiEliminaPER FARFALLA vero ma il coraggio viene meno se una volta che l'hai denunciato dopo poche ore torna a casa tranquillamente. A volte sono proprio le istituzioni a togliere il coraggio di denuncia alle donne.
RispondiEliminaPer questo motivo ho scritto *fare davvero la loro parte*...
EliminaPER ARIANO hai detto bene è ovvio ma non così scontato purtroppo
RispondiEliminaNoi viviamo in un mondo al contrario dove la vittima vive come un carcerato. Anche quando denunci, la legge prevede che la donna venga messa sotto protezione, deve chiudersi in casa, stare il più possibile chiusa e al sicuro mentre lui se ne va a piede libero in giro per il mondo. È un mondo normale questo?
RispondiEliminaCi vogliono maggiori controlli e non restare mai in silenzio.
RispondiEliminaPER CAVALIERE Concordo in toto
RispondiEliminaPER CATERINA infatti non lo è,siamo in un mondo alla rovescia
RispondiEliminaUna cosa che non mi perdono è la nostra cecità. Queste carceri "dorate" a volte le abbiamo sul pianerottolo, accanto a noi, e non riusciamo a percepire neanche un sibilo, un rantolo, un soffio di dolore. Siamo a volte ancora più colpevoli dei colpevoli. Perché girarsi dall'altra parte fa parte dell'autodifesa che coltiviamo inconsapevolmente dentro.
RispondiEliminatroppe bolle ci sono e manco ce ne accorgiamo, magari una è proprio la porta accanto ma vediamo la porta e i muri ma non la bolla. Ciao Daniele Valeria
RispondiEliminaPER FRANCO hai ragione, esiste anche questo disgustoso aspetto di cui si parla ancora troppo poco.
RispondiEliminaPER F concordo in pieno
RispondiEliminaPurtroppo le donne maltrattate e poi immediatamente coccolate con parole ...ma io ti amo, non riesco a capire che l'amore che stanno vivendo è tossico.
RispondiEliminaI figli ne subiscono le conseguenze e quelle case, tra le mura di cemento, diventano delle prigioni, gestite da veri e spietati aguzzini.
C'è la paura di subire ritorsioni, la paura di non avere adeguata tutela da parte delle istituzioni. Il silenzio e l' indifferenza di chi si accorge di quel che accade e fa finta di niente perché pensa che tutto ciò non lo riguardi, mentre la violenza e il marciume della società riguardano tutti. Non sarà facile uscirne sinché non cambierà l' atteggiamento mentale di tutti.
RispondiEliminaPER GIO concordo
RispondiEliminaPER FABIO hai centrato il problema
RispondiEliminaInvestimenti nel sociale per insegnare a riconoscere e gestire le persone c.d. tossiche. Ma so che questo é utopistico in una paese che taglia le spese sanitarie per incrementare quelle militari.
RispondiEliminaBuona domenica
quante ce ne sono di situazioni famigliari così, che dal di fuori sembrano serene, idilliache... e invece nascondono, dentro le mura di casa, violenza fisica/psicologica, abusi, maltrattamenti.
RispondiEliminaImmagino non sia semplice per le donne che vivono queste relazioni con uomini violenti, abusanti, ribellarsi, prendere e andar via, non solo in caso ci siano figli ma anche per ragioni più profonde; non di rado, infatti, si parla di sudditanza/dipendenza emotiva e psicologica rispetto.
Se è vero che chi subisce deve trovare la forza di reagire, è altrettanto vero che ha bisogno di aiuto, di una rete di sostegno, perché una persona che si sente sola, non compresa, forse anche non creduta, difficilmente riuscirà a togliersi da questo tipo di situazione.
Ci vuole tanta delicatezza, empatia, sensibilità e sicuramente NON indifferenza!!
PER GIORGIO è tra le più belle utopie che si possano immaginare.
RispondiEliminaPER ANGELA: condivido ogni parola.
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