BEATA GIOVENTÙ
26 Aprile 1986 ore 1.22
Fiore all'occhiello della nostra nazione
Paese ricco di giovani
Palestre
Scuole e strutture all'avanguardia
Vita serena.
26 Aprile 1986 ore 1.23
La fine del mondo
Orrore radioattivo
Morte, malattie
Tutto finisce
Tutto si annulla.
Desolazione da fall out
Chernobyl si scrive
Apocalisse si legge.
Evacuazione
Abbandono,
Paesaggi radioattivi
Creano mostri
Fanno ammalare uomini, animali e piante.
Passano gli anni
Ben trenta
Torno a vedere quei luoghi
Per ricordare
Per capire.
Pareti scrostate
Piante che ricoprono costruzioni abbandonate
Distrutte
Rovinate
Macchiate da livelli di radiazione senza precedenti
Avevo 4 anni quel giorno
Ora sono 37
E da tre sono ammalato di tumore
Nel tempo ho perso tutti i miei amici
Divorati dalle radiazioni
E da cellule del loro corpo avvelenate.
Mio fratello di anni ne aveva 27
Ginnasta bravissimo
Fisico invidiabile
Ora è cenere
Già dopo cinque anni da quel giorno
Il suo corpo ha iniziato ad essere divorato dentro
Dilaniato sempre più
Fino a sciogliersi come mangiato dall'acido
Quasi come una decomposizione in vita.
Eravamo una cittadina felice
Beata gioventù
Routine quotidiana da cittadino dell'URSS
Routine a volte odiata
Noi che guardavamo all'Occidente
Come un desiderio di nuova vita.
Oggi rimpiangiamo quella routine
Oggi che noi sopravvissuti
Siamo solo corpi in attesa di ammalarsi
E se già contaminati dal tumore radioattivo
In attesa di esaurirci e consumarci del tutto.
Noi
Beata gioventù
Bruciata dall'energia del futuro
E da reattori obsoleti
Decido spesso di sedarmi
Per non sentire il dolore delle metastasi e dei ricordi
Mentre aspetto soltanto il mio momento per avere pace.
26 Aprile 1986 ore 1.23
Disastro immane
Da cui l'umanità non ha imparato niente.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
Pelle d'oca.
RispondiEliminaNon posso aggiungere altro.
Sai sempre come scuotere gli animi.
PER CLAUDIA grazie di cuore.
RispondiEliminami inchino, daniele. mi inchino. 33 anni, è già passato un terzo di secolo, incredibile.
RispondiEliminaPER DIGITO: un terzo di secolo eppure gli effetti ci sono e si avvertono ancora. Grazie sei troppo buono.
RispondiElimina"Resta
RispondiEliminauna parte di me
quella più vicina al nulla"
così scriveva e cantava Pelù sulla tragedia.
Io ho ricordi vaghi, della cosa. Ma non potrò mai dimenticare che, alle elementari, si tenne in aula magna una sorta di convegno coi bambini sopravvissuti, ovviamente tutti calvi... :o
Moz-
PER MOZ: un convegno di cui come vedi hai ancora oggi una vivida memoria, perché si è trattato di uno sconvolgimento immane.
RispondiEliminaRicordo eccome! Il senso di incomprensione subito e di annichilimento dopo.
RispondiEliminaImparato? Ma cosa vuoi che l0uomo impari! Parlavano poco tempo fa di fare le centrale nucleari in Italia.
Non ha insegnato niente Cjernobyl e neppure Fukushima.
Nemmeno il fatto che il territorio nostro sia sismico
PER PATRICIA: eh già purtroppo le vite umane non sembrano avere particolarmente valore.
RispondiEliminaNe hanno sempre meno Daniele. Le vite umane non danno voti le promesse mai mantenute invece sì.
RispondiEliminaPER PATRICIA MOLL: purtroppo è vero, e soprattutto gli interessi economici sono sopra ogni tutela dell'essere umano, almeno così pare, e così spesso se non sempre accade.
RispondiEliminaRicordo tutto, una tragedia immane.
RispondiEliminaRicordo i bimbi che venivano in Italia, ospiti di famiglie che si offrivano nobilmente a questi scambi per dare loro l'opportunità di passare delle estati serene. Conobbi uno di quei bambini, Albert. Veniva ogni estate ospite di una coppia di nostri amici.
Ora è un adulto, si è laureato e vive qui, sta bene. Ma io non dimentico lo sguardo triste che aveva da piccolo, rimane ancora oggi, come un rumore di fondo.
Quella gioventù, quell'errore immenso, avrebbe dovuto insegnarci tutto. E invece, come al solito, siamo cechi, muti e sordi.
Ti abbraccio, grazie per le tue parole, sempre laceranti.
PER MARIELLA grazie a te per questa tua intensa testimonianza molto toccante. Una storia per quanto possibile a lieto fine.
RispondiEliminaPurtroppo l'uomo è un cattivo allievo.
RispondiEliminaSereno giorno.
PER CAVALIERE diciamo pure pessimo.
RispondiEliminaEsatto...
RispondiEliminaMoz-
Incantata dai tuoi versi !
RispondiEliminaComplimenti scrittore , poeta.
Grazie di essere passato un caro saluto .
Rosy
PER SEMPLICEMENTE DONNA grazie di cuore per le tue bellissime parole e benvenuta in questa agorà
RispondiEliminaChernobyl fu un disastro di cui forse non abbiamo mai preso coscienza sino in fondo. Lì c'è stato l'inferno. Su queste cose ricordo che andai alla marcia a Comiso cntro la centrale. Chilometri di viaggio in treno da Genova, ma ne valeva la pena ed eravamo in tanti, ma proprio tanti.
RispondiEliminaUn saltuone Amigu de Zena, buona domenica e alla prossima
PER ACCADEBIS: giusto, fu un vero inferno che ancora oggi è presente in quelle aree. Hai fatto una gran bella cosa andando all'epoca a Comiso, si deve sempre far sentire la propria voce.
RispondiEliminaCredo tu sappia già che ho vissuto a Berlino e ho ancora amiche che vivono là .
RispondiEliminaPurtroppo , dopo il disastro di Cjernobyl , bambini e ragazzi morivano come mosche .
La splendida figlia di una mia amica è mancata di un tumore al cervello , inoperabile.
Due anni di viaggi e speranze , anche in Svizzera . E' mancata nel fiore della giovinezza.
Ho pianto da sola ,e ho pianto x lei ho pianto con lei . Mi ha detto "Non sono e non sarò
più la stessa".
Bellissimo e profondo post . Oggi si dimentica , speriamo non accada più.
Buona Domenica . Laura
PER LAURA ti ringrazio per la tua importante testimonianza
RispondiEliminaComplimenti per la poesia. Ha fatto bene a ricordare una tragedia del genere.
RispondiEliminaMe lo ricordo bene quel periodo e anche qua non si sapeva se si poteva ancora giocare nei prati e se le coltivazioni negli orti sarebbero state contaminate e se sì per quanto tempo.
Quanto ancora l'uomo devasterò in questo modo sè stesso e il mondo che lo ospita?
PER GUFO A MOLLA Ricordo anch'io i timori riguardo gli alimenti e le coltivazioni. Purtroppo l'uomo sembra non imparare mai la lezione.
RispondiEliminaVolevo aggiungere che, parlando di giocare nei prati e di coltivazioni, non volevo mancare di rispetto per chi ha vissuto tragedie immense (anche qui nei commenti si fa riferimento a esse). Era solo il mio ricordo personale di me preadolescente.
RispondiEliminaPER GUFO A MOLLA tranquilla il senso del tuo commento era chiarissimo.
RispondiEliminaNel 1986 avevo 15-16 anni e mi ricordo che a scuola ogni pretesto era buono per scioperare e bruciare lezione.
RispondiEliminaQuella mattina scioperavamo perché la nube radioattiva avanzava...ero molto immaturo.
Ricordo che pensavo più a cosa si mangiava ( l’insalata radioattiva) quegli anni la che alle vittime della contaminazione.
Poi crescendo si matura e le prospettive mentali cambiano e si ampliano le conoscenze .
Poi si pensa pure ad Hiroshima e Nagasaki o all’Unita 731 giapponese ( anche se non li possiamo proprio chiamare incidenti).
Il tassello in comune purtroppo volontariamente o meno è sempre l’uomo e le conseguenze di queste azioni è sempre dolore e morte.
Ciao
PER MAX:io in quell'anno ero diciannovenne e ricordo soprattutto la preoccupazione legata al rischio che quella nube arrivasse in parte anche in Italia. Poi il pensiero a quei morti, una minima parte rispetto a quelli deceduti poi gli anni dopo per l'esposizione alle radiazioni. Hai detto bene, che siano decisioni folli come lanciare l'atomica o disastri non direttamente causati dall'uomo (anche se in quel caso il reattore era vecchissimo e male manutenuto) l'elemento di raccordo ed in comune con questi fatti siamo noi.
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