IL TAPPABUCHI
Lavoro precario
In nero e saltuario
Feste comandate, non ne salto una
Sempre al lavoro
Giorni in cui nessuno vuole dare una mano al padrone
Ed allora io
Per fame
Con rassegnazione e spirito d'abnegazione
In qualità di perdente
Rispondo "Presente"!
Sono un tappabuchi
Tappo falle nell'imbarcazione del padrone
Ed i giorni vuoti in cui nessuno si offre
Sono i miei giorni.
Famiglia da mantenere
Moglie e due figli
Speranze per il futuro nessuna
Solo orizzonti di minima sopravvivenza.
Ed allora signore mi comprenderà
Se quel giorno ho fatto ciò che ho fatto
Se ho aperto il cassetto del negozio e l'ho presa
E con quell'arma ho attraversato il centro commerciale
Raggiunto la gioielleria e sparato al commesso per avere l'incasso.
Ora mi condannerete
Ma questa condanna ha un sapore dolce
Sancisce la fine della mia condizione di tappabuchi
E la mia famiglia capirà
Mia moglie potrà rifarsi una vita
Incontrare un partito migliore del mio
Dimenticarmi
E risorgere dalle mie ceneri.
Ero un tappabuchi
Ma un giorno per disperazione
Feci un buco in fronte ad un altro uomo
Di questo sono pentito
Volevo solo i soldi
Ma poco importa
Un disperato è morto, un altro ha cessato di soffrire.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
Troppo commovente questo tuo slancio poetico per lasciarlo depositare inutilmente senza rilevarne l'Umanità. La vita ci sta travolgendo e ci costringe a stringere il cuore in una morsa ed a vedere solamente gli interesi spiccioli personali. Anche la natura ci si mette, ma non è un caso fortuito, un accidente, "nu guaie" che può sempre capitare, come bucare un pneumatico della bici in montagna: siamo noi, quelli colpevoli e quelli innocenti, a provocarla ogni giorno, ogni momento. Vicino alle nostre coste si stanno acumulando milioni di tonnellate di elementi di plastica letale. Tutti coloro che vanno a pesca sanno che al calar della notte i pesci -tutti- si avvicinano alle coste per trovare il cibo per nutrirsi. Non soo mai andati a scuola e non sanno che inghiottono veleno. Se la pappano la plastica, poi il pescatore lo pesca e se lo mangia l'indomani strainquinato. Che fine che faremo in meno di cento anni, tanto questo materiale NON è degradabile e durerà, dicono, almeno due o tremila anni. 'n favola, Daniè.
RispondiEliminaPER VINCENZO: hai ragione, la vita ci sta travolgendo ma è anche colpa nostra, solo che così facendo la vita ed il pianeta travolgono tutti, anche e per primi soprattutto gli innocenti, i più deboli. E questo dolore mi tocca particolarmente.
RispondiEliminaCiao come stai?
RispondiEliminaNotevole , complimenti veramente bella Daniele.
Gli ultimi versi accentuano ulteriormente il dramma di quello che descrive la tua poesia, di quello che alla fine prova quell'uomo.
Non so se c'ho visto giusto , quando parli di un disperato che è morto e uno che ha smesso di soffrire io intendo tu ti riferisca alla stessa persona che ha premuto quel grilleto!
La disperazione che porta ad uccidere per non soffrire più...dove stiamo andando , dove ci porterà questa disperata società?
PER MAX; ciao, sto bene, lieto di ritrovarti! In realtà l'ultimo verso parla di entrambi: il disperato morto è il commesso che ha ucciso mentre l'altro è lui che almeno, dal suo punto di vista, stando in carcere ha finito di avere una vita precaria. Bentornato e ti ringrazio di cuore per i tuoi complimenti che mi emozionano sempre.
RispondiEliminaImpossibile non notare gli echi "de andreiani" di questi versi. Mi piace l'uso della parola tappabuchi, anche io spesso mi sento così...Sul lavoro bisogna lavorare a ritmi sostenuti, tanta quantità e poco spazio per la qualità...tappabuchi, manovali...schiavi.
RispondiEliminaPER RICCARDO: tutti ci sentiamo così, tappabuchi, schiavi e tutti ci sentiamo frustrati ed amareggiati per non poter avere un futuro.
RispondiEliminaMi spaventa l'epilogo di questa storia e sappiamo tutti che il problema è a monte, ma se tutti i tappabuchi imbracciassero un'arma per sparare a chi sta al di là di un bancone - anche a me, potenzialmente - la situazione farebbe ancor più schifo di quello che già fa.
RispondiEliminaPER LA DAMA BIANCA: la disperazione può portare a tutto purtroppo.
RispondiEliminaSon io che ringrazio te perché scrivi una poesia come questa che sa arrivarti al cuore.
RispondiEliminaE riconosco che a volte faccio un po’ di fatica a comprendere e a piacermi il tuo essere così tragico e pessimista in quello che scrivi.
Non so che altro dire....scusa se ho “cannato” nell’interpretazione del finale ma forse questo è il bello del tuo lavoro.
Arrivare in maniera diversa a chi ti legge ..sempre conservando comunque il messaggio di quello che vuoi dire.
Forse mi son spiegato male ma spero tu sia riuscito a capirmi lo stesso.
Grazie ...è sempre interessante leggerti.
Ciao
PER MAX: ti sei spiegato benissimo e non hai nulla da scusarti. È sempre un piacere leggere un tuo commento.
RispondiEliminaSiamo tutti tappabuchi, è vero, ma concordo con la Dama Bianca.
RispondiEliminaNon dobbiamo assolutamente giustificare questi momenti di follia.
Voglio credere che una soluzione pacifica e legale esista sempre, senza dover ledere agli altri, o commettere atti di violenza.
Purtroppo, sono irremovibile in questo. Non ho mai pietà per chi uccide, così come non ne ho per chi maltratta o sevizia i propri figli, in preda ad una qualsivoglia forma di depressione.
Mi sforzo di non giudicarli, ma a volte non ce la faccio.
Scusami Daniele, la tua poesia è bellissima e ti fa leggere la cosa con un approccio più "romantico". Ma io non ci sto. Anche in questo caso, avrei preferito versi apocalittici. ;)
PER CLAUDIA: nessuno giustifica quella persona ma ho voluto mostrare l'aspetto drammatico della disperazione che può cmq portare a tutto senza pensare alle conseguenze proprie e verso gli altri ed ho voluto sottolineare il dolore e la frustrante impotenza del protagonista.
RispondiEliminaLa disperazione può portare alla pura follia, ma sicuramente non giustifica la violenza.
RispondiEliminaSereno pomeriggio.
PER CAVALIERE: concordo con te ovviamente.
RispondiEliminaForse, ripeto, il vero problema è volersi fare una famiglia, in condizioni precarie...
RispondiEliminaLo so che così la diamo vinta, ma piuttosto che fare questa fine, preferisco vivere per conto mio...
Moz-
PER MOZ: vero ma uno deve anche avere una vita e non una "non - vita" è un diritto.
RispondiEliminaquando leggo uomo impazzito, cerco sempre di capire le motivazioni che conducono alla pazzia ci sono casi a casi ma persone disperate ci sono e si vedono nella quotidianità
RispondiEliminaPER CARMINE: la disperazione è compagna di vita di tante persone nella società di oggi.
RispondiEliminaTerribile nella sua disperata verità: un togliersi di mezzo (finendo in carcere) con la speranza che per gli altri dopo sia più facile cambiare e migliorare, guardare altrove
RispondiEliminaPER SABINA: la disperazione, quella che non ti fa vedere soluzioni possibili porta anche a questo.
RispondiEliminaMolto amara ma devo dire che, leggendola, mi sono commossa !!Credo sia una delle più toccanti poesie che hai scritto . Saluti.
RispondiEliminaPER MIRTILLO: ti ringrazio sono profondamente toccato dal tuo commento.
RispondiEliminaPoesia toccante!! Sarei pienamente d'accordo con il tappabuchi se a pagare non fosse stato un altro precario, sembra una puntata della guerra dei poveri che stanno cercando sempre più di creare.
RispondiEliminaPER MARCAVAL ti ringrazio è una poesia anche da me molto sentita. Hai ragione purtroppo sono sempre i più poveri a rimetterci
RispondiEliminaRiesci ad essere crudo e, contemporaneamente, ad avere cuore. Non so come tu possa farlo ma riesci bene.
RispondiEliminaCiao poeta.
PER SARI: mi hai donato un bellissimo complimento, grazie.
RispondiEliminaLa poesia sconvolge, ti entra dentro: siamo tutti schiavi del sistema, siamo tutti tappabuchi, ci serve per vivere, nonostante con dignità cerchiamo di rendercene conto e di lottare per i diritti nostri e degli altri. Forse per questo, Daniele, l'epilogo confido sia solo provocatorio: se tutti usassimo un'arma, invece della testa e del cuore, il mondo si tramuterebbe in una carneficina generale e terribile.
RispondiEliminaTi abbraccio!
Più che provocatorio è un finale che vuole far risaltare a quali punti può portare la disperazione
RispondiEliminalivello altissimo, daniele. altissimo. la disperazione non ha giudizio, non ha misure, non ha contenitori abili. è un pozzo senza fondo, non si può tappare
RispondiEliminaPER DIGITO hai colto il cuore della mia poesia.
RispondiElimina