venerdì 26 ottobre 2018

L'Angolo del Rockpoeta®: "La Freccia"

LA FRECCIA

In your soul
Arrow stuck in your soul
You leave home
And you know 
Your future is far away from here

Zaino in spalla
Stazione
Biglietto di sola andata per l'Olanda
Nessun viaggio di piacere
Hai semplicemente trovato lavoro
Un lavoro vero
Quello per cui hai sudato sui libri
Quello per cui i tuoi genitori ti hanno fatto studiare
Quello che tu sai fare.

Tutto sarebbe perfetto
Ma devi lasciare il Paese
Gli amici
La tua ragazza
Tutti i tuoi affetti.

E' vero
Non dormirai sotto i ponti
Ti dici che sei fortunato
Molti vivono qui come esseri invisibili
Senza neanche averla la tua occasione
Ed allora ti senti pure in colpa 
Per quel groppo in gola 
Che come una freccia 
Ti si è conficcato nell'anima

Gli anni passano
Sono già cinque
Oramai sei olandese a tutti gli effetti
Vivi e parli perfino la loro lingua
Oltre il tuo perfetto inglese con il quale partisti dall'Italia.

Ingrid è la tua nuova compagna
Hai un figlio olandese
In Italia torni solo per rivedere i tuoi

Sono loro l'unica tua ragione per tornare
Loro l'unico elemento di nostalgia rimasto.

L'Italia non ti manca più
Ed ora siamo noi a piangere la tua perdita
Come una freccia conficcata nei nostri cuori
Ma è troppo tardi.

In our hearts
Now
You are 
Our arrow stuck in our hearts

For ever.

DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®

34 commenti:

  1. Conosco bene quella freccia conficcata dolorosamente nell'anima. Proprio ieri sera ne parlavo con una mia amica. Non potrò mai dimenticare lo sguardo dei miei genitori quando li lasciai. E lo stesso identico sguardo con cui mi salutano ancora oggi, sebbene la vita sia stata degna di essere vissuta pur lontano da loro. Ma è quel "lontano" il rumore di fondo che non passa mai. E torna sempre. Grazie Daniele per questa tua poesia così evocativa anche se per me è stato molto doloroso leggerla. Buona giornata💛

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  2. PER MARIELLA: grazie a te di cuore sia per le tue bellissime e toccanti parole sui miei versi che per la tua personale ed emozionante testimonianza. Buona giornata anche a te di cuore.

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  3. Ciao credo che per un giovane la cosa importante sia quella di realizzarsi nel proprio lavoro.
    Se per farlo deve andare all’estero o a 200 km di distanza perché più vicino non ha possibilità di trovare lavoro ,lo deve fare!
    Proprio ieri parlavo con un tirocinante da me al lavoro che finito la specializzazione in medicina tra due mesi parte per gli Stati Uniti dove gli han già stipulato un contratto di sei mesi retribuito con la certezza quasi matematica di rimanere poi a lavorare la.
    Non è l’unico che conosco che ha preso questa strada...lui poi mi sembra particolarmente motivato e ottimista.
    Se purtroppo in l’Italia il mercato del lavoro è fermo da non so da quanti anni...basta vedere ultimamente dove stanno portando il limite dell’eta Pensionabile!
    I giovani son costretti a guardare e cercare fuori!
    Sul fatto della nostalgia e del sentimentalismo...può starci nei tuoi.. meravigliosi versi.

    Razionalmente mi spiacerebbe se mia figlia andasse distante da me...ma bisogna lasciarli andare ,non c’è niente da fare.
    A me basta che si realizzi, le distanze non spezzano i legami , quelli di sangue almeno.
    Poi sti figli ...non vanno mica in guerra..dai...!
    Magari loro non vedono l’ora di andarsene fuori delle palle!
    Ha il sapore un po’ anacronistico la tua poesia.

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  4. ER MAX: io ho visto molti servizi di Ricercatori e medici realizzati all'estero che hanno nostalgia dell'Italia e di giovani che non partirebbero se potessero avere qui quello che cercano. Ovvio, se non lo trovano fanno bene ad andarsene, e sono loro stessi i primi determinati a farlo, ma è chiaro che cmq sia una nostra sconfitta e se quel dardo conficcato nei loro cuori può essere meno doloroso (forse) di quello che io penso, sicuramente è una ferita sanguinante la freccia che si conficca nei nostri cuori per perdere giovani capaci, in gamba e preparati. Siamo un Paese che sta perdendo le proprie forze creative e questo è un danno enorme.

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  5. L'hai postata per me?
    Anche io nel 1971 passai il Brennero per andare a Frankfurt am Main, dove dovevo lavorare per una sola stagione al Teatro comunale, e sto ancora qua, anche se non più a Francoforte.
    Sono arrivato con la mia macchina, volontariamente, un lavoro in Italia lo avevo, ma volevo vedere un altro mondo.
    Adesso torno in Italia solo per riabbracciare la mia prima figlia che vive qui e rivedere qualche amico. Nulla mi lega alla mia terra se non i miei morti. I figli tutti italiani, progettati e nati in Italia con una moglie friulana, ma ormai tedeschizzati al massimo.
    Il mio mondo italiano lo contengo nel cuore.
    A volte vorrei non aver mai messo in moto la mia FIAT 125 quella mattina, un fatidico 24 maggio, ma allora non vedevo l'ora.
    Forse per via della mia professione artistica non sono mai stato trattato qui come un Gastarbeiter, parola di uso comune allora, completamente scomparsa dal parlato quotidiano da tempo. Io non sono mai straniero dovunque io mi trovi, ma per tanti la nostalgia non si combatte. Lavorano una vita per costruirsi la "casa di proprietà" al paese, e lì ritornano con la pingue pensione tedesca. Io no. Parlo e penso tedesco coi tedeschi, ma parlo, penso e scrivo in italiano con chi la mia lingua materna parla.
    Ciao Daniele e grazie per avermi riportato 47 anni indietro. Adesso mi vado a fare una corsa per i campi!!!

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  6. PER VINCENZO: in effetti sembra scritta anche per te. Questo vuol dire che non è cambiato nulla. Oggi forse il dramma è che perdiamo ancora più di ieri, cervelli. Fuga di cervelli all'estero la chiamano, in realtà non è una fuga è un esilio obbligato dal nostro Stato. La tua testimonianza ed il racconto della tua traversata del Brennero e della tua vita in Germania sono stati molto toccanti e soprattutto mi hanno aperto alla conoscenza più profonda della tua bellissima persona. La tua vita è un'epopea andrebbe davvero scritto un libro, lo dico seriamente. Tu sei un tedesco ed un italiano a tutti gli effetti, tu sei TU.

    Ok, corri anche per me :-))))

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  7. La tragedia di chi va via per lavoro: io sto provando a resistere (con pochi soldi) e non so fino a quando non riuscirò a valutare se andarmene o meno...

    Moz-

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  8. PER MOZ: lo so, è durissima e quello che più è frustrante è che non hai o ti sembra di non avere neanche la possibilità di coltivare una piccola speranza.

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  9. Sono più di 19 anni che ho lasciato la città dove sono nato per lavoro. Una dura realtà per tanti giovani e non.
    Saluti a presto.

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  10. PER CAVALIERE: vero, realtà amara e sempre più frequente.

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  11. Io Ho lasciato il paesello molto giovane e x scelta . Il paesello mi stava "stretto" .
    In Germania ho cambiato diverse città , sempre lavorato e studiato , non ho mai chiesto
    una Lira a Mamma . Poi , stanca della Germania sono andata a Londra . Era il periodo della swingin London , Beatles , Rolling Stones , Mary Quant , Carnabay Street . Sono stati
    gli anni più belli della mia giovinezza . Ho imparato a vivere . Nostalgia ? Sì , ma poi
    passava , ero sempre impegnata in qualcosa . Dopo 8 anni sono rientrata in Italia e la
    mia vita ha seguito un altro percorso . In Germania , da 7 anni ci vive mia figlia....
    Cerco di non pensarci ma , la freccia nel cuore c'è ,come l'ha avuta mia Madre .
    Noi però ci vediamo su SKYPE . La tua poesia mi riflette un po' . Mi ha toccato nel
    profondo e ritornare nel passato .Grazie. Laura

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  12. PER LAURA: ti ringrazio di cuore per la tua preziosissima testimonianza di vita.

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  13. Scusa Daniele se aggiungo qualcosa al tuo post. Leggendo il commento di Max ho trovato fuori luogo il discorso dei giovani che "non vanno in guerra" e magari "non vedono l'ora di andarsene fuori dalla palle".
    Non conosco ragazzi che abbiano preso a cuor leggero la decisione di andare via dalla propria terra per cercare lavoro altrove.
    Nè trent'anni fa, quando mi mossi io e stetti così male i primi mesi da dimagrire vistosamente, né oggi che tra nipoti e amici ho diversi casi in cui i ragazzi sono stati costretti ad andare via, in particolar modo all'estero per trovare una strada che qui in Italia non c'è.
    Chiaro che non stiamo parlando di una "tragedia greca".
    Il futuro bisogna coglierlo e andarselo a prendere ovunque sia.
    Ma questo non toglie che la famiglia sia radice ben salda alla quale appartiene tutto il nostro mondo e alla quale tendiamo sempre a tornare. Per cui questa scelta ha un suo peso.
    Oggi come ieri.

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    1. Mi spiace Mirella di avere forse offeso la tua sensibilità, non era mia intenzione.
      Ma come si dice ognuno ha la sua di sensibilità.
      Se trovi fuori luogo quello che ho scritto non posso farci niente perché è quello che penso.
      L’ho già scritto che considero la poesia di Daniele un po’ fuori tempo ma rispetto il suo pensiero.
      Ognuno vive il distacco dalla famiglia alla sua maniera.
      Le radici , i legami non sono dipendenti dalle distanze se sono saldi sopravvivono anche ad esse.
      Conosco ragazzi che stanno all’estero e tornano in Italia due volte all’anno per riabbracciare le loro famiglie e ripartono poi felici e altri che vivono a 10 km di distanza dai genitori e non si parlano.
      L’importante e che si realizzino se non lo possono fare vicino a noi ,pazienza il resto è secondario.
      Ciao

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    2. Quindi ora stai dicendo un'altra cosa rispetto al tuo primo commento. Bene. Mi chiamo Mariella e non Mirella. E ribadisco che il distacco non sia preso da nessuno a cuore leggero o con superficialità. Per il resto mi sembra di avere già scritto tutto. Ti auguro una buona serata.

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  14. Eccomi qui.
    Io non potrei mai lasciare la mia Terra ed i miei affetti. É un mio limite. Mi sono trasferita a soli 15 chilometri da mia madre e mi pesano come macigni.
    Forse è anche per questo che ho scelto un lavoro semplice, ed una vita con pochissimi sfarzi, che mi ha portata a creare la famiglia che ho oggi, senza rimpianti.
    Però, un po' invidio chi ha la forza di partire. E di sognare in grande.

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  15. PERE MARIELLA: hai fatto bene a puntualizzare il tuo sentire, anche io peraltro ho fatto notare a Max che ho visto molti servizi dove molti giovani hanno dichiarato che non partirebbero se potessero avere qui quello che cercano.

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  16. PER CLAUDIA: partire per scelta è una cosa, quando la scelta diventa obbligata purtroppo non è piacevole ed è durissima.

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  17. Tutti si devono realizzare. Tutti, figli compresi, devono trovare la loro strada e il loro futuro che si spera sempre migliore del nostro.
    Oggi come oggi, se i giovani vogliono farlo devono per forza di cosa andare lontano, Non basta più andare "al nord" come una volta. Ora bisogna espatriare per veder riconosciuto il proprio valore, Quanti ricercatori italiani che qui continuavano ad essere l'ombra del barone di turno, una volta all'estero sono diventati "grandi" (nel senso che hanno potuto veder riconosciuti i loro meriti e le loro capacità).
    In una nazione dove conta il nepotismo, dove è importante essere figlio del tal ministro o manager, quella è l'unica strada.
    SEnz'altro dolorosa è però almeno una scelta consapevole anche se dettata dalla necessità di un "bene primario": il lavoro (e non lo sfruttamento).

    ps quando sentivo la bonanima di TPS (Tomaso Padoa Schioppa) che parlava di Bamboccioni e diceva che suoi figli il lavoro lo avevano trovato mi veniva voglia di urlargli solo ed esclusivamente improperi. Mia figlia non aveva il suo cognome ma quello di un uomo che ha mantenuto la famiglia lvorando in fabbrica per 43 anni! Non facendo il ministro!

    Scusa Daniele maa il tipo mi fa venir l'orticaria solo a parlarne

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  18. PER PATRICIA: oggi purtroppo hai ragione più che mai vige il nepotismo ed il regime delle conoscenze e raccomandazioni. Quanto al tipo, tanti sono vergognosamente ipocriti come lui. Penso alla Fornero per esempio. Tua figlia, di lei devi essere profondamente orgogliosa, immagino.

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  19. Indubbiamente si! Per mantenersi senza chiedere nulla fa tre lavori diversi. E ci riesce! Anche se non mette assieme lo stipendio del figlio del tps vive lo stesso

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  20. PER PATRICIA: confermo che fai benissimo ad esserne orgogliosa

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  21. Ambizioni frustrate spesso significa anche avvicinamento agli estremismi.
    Ma il nostro problema sono gli immigrati, certo.

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  22. PER ADE: più che estremismi io vedo rassegnazione che è altrettanto triste e brutto.

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  23. Conosco tanti ragazzi che sono dovuti "scappare" dall'Italia per realizzarsi e adesso vivono contenti ... rimaneil fatto che ormai per tanti è quasi un obbligo!

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  24. PER MARCAVAL giusto ora è quasi un obbligo e questo non è giusto

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  25. Dopo tanti commenti di vita vissuta e di partenze all'estero per poter lavorare e vivere decentemente, penso che il mio sia un po' al di fuori. La mia partenza dall'Italia, dopo essere entrato in pensione, era dovuta all'amore per mia moglie alla quale avevo promesso che l'avrei riportata in Francia. La rottura con la famiglia non è stata molto dolorosa ma non potrò mai dimenticare gli occhi di mia madre che mi vedeva partire. Le frecce possono essere grandi o piccole, ma sono sempre delle frecce. Complimenti per la poesia anche se, ho dovuto ricorrere al traduttore par la parte in inglese, lingua che non mastico molto bene al contrario di altre. Buona settimana.

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  26. è che poi, nel cuore, ci si conficcano altre frecce, e sembra esserci spazio per tutte, come se si sovrapponessero.

    le cose cambiano e cambia anche il modo in cui some arrows stuck in our hearts

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  27. PER MAX: certo che tutto è soggettivo ma è vero che se il partire non è una scelta volontaria ma obbligatoria o se preferisci "forzatamente volontaria" c'è un velo di dispiacere soprattutto all'inizio.

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  28. PER ELIO: grazie per la tua testimonianza e per la tua sensibilità e profondità che ha ogni tuo commento che fai da me.

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  29. PER DIGITO: vero, col tempo ci possono essere dolori diversi che si sovrappongono. Col tempo si può cambiare e forse altre frecce possono fare male, mentre frecce del passato magari lo fanno di meno, ma non è detto che sia sempre così

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  30. Forse non li vedi nel nostro paese, ma basta affacciarsi un po' oltre per notare quanti ragazzi che non hanno nulla da perdere si avvicinino agli estremismi per colmare un senso di vuoto derivante dalla frustrazione, dall'impotenza.
    E non sto giustificando, con le mie parole. Solo prendendo atto di quanto male possano fare quelle ambizioni frustrate che portano alcuni a lasciare il proprio paese per cercare di realizzarsi altrove, mentre altri, quelli che magari il proprio paese non lo possono lasciare, si fanno irretire da convinzioni altrui, che nella disperazione iniziano a sembrar loro anche sensate.
    Un saluto.

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  31. PER ADE: hai ragione, io analizzavo il fenomeno limitandolo all'Italia, se lo allarghi la situazione è più complessa.

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  32. Cara Mariella ( stavolta l’ho scritto giusto) a me sembra di avere scritto la stessa cosa del primo commento.
    Non so se ti garba meno il : non vanno mica in guerra o non vedono l’ora di andarsene fuori dalle palle...comunque per me li puoi aggiungere anche al mio secondo commento;)
    Ognuno parla per le sue di esperienze.
    Rispetto la tua , prova far anche tu con quella degli altri.
    Stammi bene.

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