Questa poesia la scrissi a seguito del terremoto che sconvolse L'Aquila e tutto l'abruzzo il 6 Aprile di nove anni fa. Purtroppo sono parole che possono anche valere per i terremoti precedenti e quelli successivi come quello che ha sconvolto Amatrice nella regione Lazio nonché molti altri luoghi vicini in quell'area. L'ora programmata del post in questo caso, come vi sarete accorti, non è casuale...
TERRA SILENTE
Terra ferita
Martoriata
Silente
Lacerata.
Gente coraggiosa
Con dignità
Respira il dolore di attimi interminabili
E di incompetenza pregressa.
Calcinacci nell'anima
Feriscono mortalmente
Come le bugie e l'incapacità.
Sciacalli si aggirano nel nulla
Come Avvoltoi volteggianti nell'aria
In attesa dell'ineluttabile.
Occhi di verità
Hanno lacrime silenti
Dignitose
Forti
Che non si arrendono.
Ammirazione nel mio cuore
Per sguardi affranti ma non spenti
Non privi di coraggio
Sguardi che non oso guardare
Io, che sento di avere meno coraggio di voi.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
Ci sono terremoti silenti anche senza che tremi la terra.
RispondiEliminaSono i terremoti dell'anima che trema davanti ad una società in cui non si riconosce piu.
Frana su stessa, sperando che l'oblio sia la panacea per il continuare a vivere.
PER ANNA: certo, vero, ma terremoti come quello dell'Aquila uniscono quanto tu scrivi ad anche e sicuramente altri aspetti drammatici tali da sconvolgere l'anima; vedersi sotto le macerie, vedersi estrarre vivi mentre chi era accanto a te non ce l'ha fatta, perdere tutto, vedere ricordi e luoghi che amavi annientati, spazzati via...
RispondiEliminaSi, come morire. Poi nessuno che ti aiuta. Le istituzioni intendo. La gente che si selfa la scena del crimine. Un eterno funerale. Che schifo. Se ci penso mi infuoco di rabbia.
EliminaGiusto ricordare, purtroppo certe feriti rimangono dentro tutta la vita.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Giustissimo ricordare .... anche perchè ad anni di distanza la situazione è ancora pessima!
RispondiEliminaPER CAVALIERE: vero, soprattutto se poi nulla o quasi viene fatto da chi di dovere per ricostruire seriamente quei luoghi.
RispondiEliminaPER MARCAVAL: hai ragione, la realtà dei fatti è sotto gli occhi di tutti.
RispondiEliminaAlle 03:32 di quel 6 aprile la terra si aprì per ingoiare quanta gente più poteva. In quella memoria tu hai scritto allora e riproponi adesso, giustamente a perenne ricordo di chi tutto troppo frettolosamente dimentica, una poesia che è un urlo di dolore e un rumore acre di calcinacci frantumati in un attimo. Cuique suum, ma la tua capacità di riassumere in poche parole che narrano per ore eterne gli avvenimenti più cruenti mi ha sempre emozionato al massimo. Questa che è una delle tue qualità più intense e vere ed il sapere andare oltre l'immediato e tenere alto il senso del vivere e del morire quotidiano sono tra le cose che mi hanno fatto fin dall'inizio scoprire affinità elettive tra noi due.
RispondiEliminaSono sabina, vengo dal reatino. Me li ricordo tutti i terremoti degli ultimi anni, mi ricordo la paura, il dolore. Ad Amatrice ho anche perso due persone care.
RispondiEliminaLa tua poesia è molto bella e sono felice tu abbia voluto metterla qui oggi, in ricordo.
PER VINCENZO: Quel 6 aprile, come in tanti altri drammatici eventi, tutti i nostri cuori si sono fermati di fronte alla disperazione ed a quel dolore.
RispondiEliminaNon posso poi far altro che cercare di farti percepire la mia profonda emozione nel leggere il resto del tuo commento. Il mio sentire nasce dalle mie viscere, dal dolore mio e degli altri che sento e provo nell'anima e nella carne quando scrivo, dal provare indignazione, la mia ma soprattutto la loro, quella di coloro che racconto nei miei versi. Grazie quindi, Vincenzo, per quello che scrivi di me e su me, perché mi convince sempre, ogni volta di più, che la mia esistenza abbia un senso in questo mondo così bislacco e volgare.
PER LA DAMA BIANCA: le tue parole suscitano in me commozione e rispetto, toccandomi profondamente. Io avevo un'amica blogger a L'Aquila che perse tutto o quasi ma che pur raccolta sotto i calcinacci insieme al marito, si salvò. Le testimonianze, come anche la tua, di chi ha vissuto esperienze come queste sono sconvolgenti e ti ringrazio che tu abbia condiviso qui le tue emozioni, i tuoi ricordi
RispondiEliminaPER ANNA: l'aspetto di una superficialità macabra e volta alla "popolarità effimera" e breve a qualunque costo, è un altro triste aspetto collaterale non solo di questo genere di tragedie, purtroppo.
RispondiEliminaCiao Daniele, spero tu abbia passato delle buone e serene festività natalizie
RispondiEliminaPurtroppo la Terra e la Natura sono sempre più eccessivamente ferite dall'uomo, che senza alcun equilibrio stà uccidendo il mondo, senza rendersi conto cye assassina così anche il suo stesso futuro.
Buon fine settimana in arrivo
PER ARWEN; bentornata :-))) Qui il problema sta anche nel fatto che nulla si fa per prevenire e nulla si fa subito dopo per seriamente e concretamente ricostruire e sostenere le popolazioni colpite
RispondiEliminaCerto che se però non facciamo niente per prevenire/prevedere i terremoti e non costruiamo palazzi sicuri... beh, non c'è da stupirsi!
RispondiEliminaCiao!
PER SUGAR FREE: la penso proprio come te.
RispondiEliminaBellissime parole per un incubo che non mi lascerà mai.
RispondiEliminaImpossibile dimenticare quella notte...
Moz-
PER MOZ: impossibile, quei ricordi non si possono cancellare.
RispondiEliminaIl dolore della città e di tutti i suoi abitanti, sopravvissuti e non, è il dolore di tutti e tale deve essere per sempre.
RispondiEliminaL'Aquila ci appartiene, come Amatrice e tutto il resto.
Anche se non ci siete mai stati.
PER SABINA: faccio mie queste tue toccanti parole.
RispondiElimina...
RispondiEliminaPER REANTO immagino significhi tristezza e dolore verso questa realtà,il tuo commento.
RispondiEliminaTi ritrovi segnato per tutta la vita e non hai più niente :(((
RispondiEliminaPER REANTO Hai detto una verità assoluta e percepisco un forte dolore dalle tue parole dolore che non si può dimenticare.
RispondiEliminaHai ragione, è gente forte , sobria che non si è mai abbandonata a isterismi .
RispondiEliminaOgnuno di loro rivivrà sempre quei momenti, ma andranno avanti con quel loro passo , un passo da montanari.
Cristiana
PER CRISTIANA: nulla da aggiungere alle tue parole, colme di verità nonché sobrie e toccanti al tempo stesso
RispondiEliminaPersone distrutte ma che sono rimaste intatte, integre. Nel loro dolore hanno trovato la forza di ricominciare e senza l'aiuto di chi ha promesso con le solite parole vuote.
RispondiEliminaComplimenti Dani!
PER PATRICIA: disamina perfetta. Gente forte, coraggiosa integra nell'animo ha saputo non arrendersi e continua a lottare, spesso da sola.
RispondiEliminaNon voglio essere cattiva, ma se magari lo Stato facesse qualcosa per prevenire questi sismi, sarebbe meglio per queste persone che poi si trovano con niente...
RispondiEliminaBaci!
PER LUCREZIA: la prevenzione si può porre in essere costruendo in modo antisismico. Certo che oramai il danno è fatto e sarebbe "carino" dopo nove anni che non fossimo ancora qui a parlare di ricostruzione in alto mare.
RispondiEliminaDopo nove anni si parla ancora di ricostruzione, e tragedie come queste ne sono accadute ancora e ancora...
RispondiEliminaBella poesia!
PER FRANCESCA: L'Aquila, Amatrice, e non cambia mai nulla.
RispondiEliminaGeneroso tributo poetico per una tragedia che, forse, una maggiore consapevolezza del rischio sismico poteva rendere meno luttuosa. Grazie.
RispondiEliminaPER MARIA: Ti ringrazio per queste tue parole sulla mia poesia. Maggiore consapevolezza ma anche rispetto per la popolazione nella ricostruzione.
RispondiEliminaCredo che una delle esperienze più toccanti sia stato l'ingresso in zona rossa a L'Aquila appena devastata, ingresso da un pertugio lasciato aperto nel tardo pomeriggio. Ero lì per lavoro e quella passeggiata in quell'assurdo silenzio e tra i fantasmi degli scheletri disabitati mi si è ficcata nel cuore come un qualcosa di mai più rimovibile. Ho cercato di metterla nero su bianco in un post sul blog... ma l'impressione testata dal vivo è difficilmente descrivibile.
RispondiEliminaE comunque siamo a caro amico. E nel frattempo l'Italia continua nel degrado...
RispondiEliminaPER FRANCO: LE tue parole, oltre a toccarmi profondamente, sono molto importanti. Sei riuscito a far arrivare a tutti noi il senso di sconvolgimento che hai giustamente provato. la desolazione amara di quell'area spettrale, di un luogo che non c'era più ed il dolore quasi intercostale come una pugnalata al cuore. Grazie Franco per questa tua testimonianza così significativa.
La domanda tremenda che dovremmo porci è questa: perchè un terremoto non produce in noi il necessario terremoto emotivo?
RispondiEliminaLa giornalista Loredana Lipperini, con fedele e paziente attenzione, informa dalle pagine del suo blog (http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/) di come stiano davvero le cose nei borghi terremotati e le notizie non sono confortanti. Non lo sono mai, per nessun terremoto, a cominciare da quello (scandaloso) del Belice. Pollice verso per l'informazione!
Daniele sempre attento e partecipe, come sai dare forza agli argomenti coi tuoi versi muscolari... grazie.
PER SARI: conosco la sensibilità e le denunce della Lipperini e ti ringrazio per aver segnalato il suo post. Il dramma è che il "terremoto emotivo" si crea ma dura lo spazio di un "attimo". Ci si indigna, ci si sconvolge ma poi dopo un giorno, un mese o un anno l'avvenimento cade nel dimenticatoio e senza la luce dei riflettori dei media la gente scioccamente pensa che il problema sia risolto, o sia in fase di risoluzione. Niente di più sbagliato.
RispondiEliminaGrazie per le tue parole importanti sui miei versi,
Mmh, io non conosco questa vostra situazione ma mi dispiace sapere che tutta questa gente è morta per queste tragedie... forse ha ragione papà quando dice che Italy è un bel paese governato da asshole.
RispondiEliminaKiss!
PER SUSANNA Purtroppo molti farabutti hanno troppo potere in Italia
RispondiEliminaCome sempre la tua poesia non ha bisogno di commenti, è diretta e cruda.
RispondiEliminaIo mi chiedo per quanto tempo non solo le vittime di questo terremoto ma anche di tutte le tragedie che colpiscono il nostro paese dovranno vivere nella povertà, dimenticati da uno Stato impegnato a pensare agli affari suoi.
Buona domenica!
PER OFELIA: bella domanda. per gli Aquilani direi almeno nove anni, ma siamo ben lontani da chiudere la pratica quindi dovranno soffrire ancora a lungo, ma intanto i nostri politici se ne fregano avendo le chiappe tranquillamente al caldo.
RispondiEliminaIo sono figlia di un terremoto che mi ha tolto tutto. Pure l'infanzia.
RispondiEliminaSpesso sul mio blog ne scrivo.
A parte i miei ricordi di bambina, io vedo sempre la stessa indolenza, la stessa incapacità dello Stato, lo stesso abbandono. Mentre il mio cuore trema tutte le volte.
La scorsa estate sono stata a Norcia, di quanto coraggio, di quanta forza di quella gente ho visto tra ponteggi e strade che potrei parlarne per ore.
Ma la ricostruzione è lontana. È L'assenza quello che fa più male.
PER MARIELLA: mi dispiace, perdite importanti le tue, ma nonostante tutto sei riuscita a non crollare e sei diventata una bella persona. Sposo ogni tua parola, e quello che mi fa male è proprio vedere, come scrivi, questa "stessa" indolenza, "stessa" incapacità che dimostrano come lo Stato non impari nulla e non abbia intenzione di essere un vero sostegno per i suoi cittadini.
RispondiEliminaE' inconcepibile come dopo quasi ogni terremoto la ricostruzione sembri essere un qualcosa di difficilissimo da realizzare in tempi logici ed umani. L'assenza e l'indifferenza delle Istituzioni fanno male e mi indignano.
A me fa male pensare che in effetti il pericolo continui a sussistere non solo perché c'è la possibilità di un nuovo terremoto (cosa che nessuno può prevedere) ma in quanto se si ricostruisce senza provvedere gli edifici di adeguata struttura antisismica è AUTOMATICO che alla prima scossa, anche lieve, ci sarà un nuovo disastro.
RispondiEliminaPER ARIANO: condivido in pieno la tua amara riflessione.
RispondiEliminaCome Mariella, anche io ho vissuto il terremoto del 23 novembre dell'80 in Irpinia.
RispondiEliminaEro una bambina di 7 anni, ma non posso dimenticare nulla... anche se fortunatamnete non ho subìto perdite nè egli affetti nè nei beni materiali della mia famiglia.
Sono presa da sconcerto e paura ogni volta che terremoti così forti si ripresentano, mietono vittime e dolore, e ogni volta che vedo cosa accade dopo...
Ad Avellino città i containers sono rimasti lì, con famiglie e negozi dentro, per anni, anni e anni. Per non parlare dei tempi infiniti della ricostruzione e dei soldi che chissà che strada hanno preso invece di essere usati per ciò a cui erano destinati.
I tuoi versi, Daniele, sono davvero carichi di verità ed emozioni forti e vive. Riveli anche in questo caso, come nel post che mi ha portato qui a conoscerti alcuni giorni fa, una grande sensibilità.
Buonanotte, un caro saluto.
PER MARIS: il terremoto è qualcosa di sconvolgente e terrorizzante e solo chi l'ha anche solo appena provato può davvero sapere cosa significa. Anche in Irpinia la ricostruzione è stata lenta e anche forse macchiata da infiltrazione della criminalità organizzata. Ti ringrazio per le tue parole, io con i miei versi esprimo il mio sentire, sono felice che le mie emozioni ti arrivino.
RispondiEliminaBuonanotte eda presto.