Molti di voi saranno forse un filo spiazzati da questa mia partenza nel post. In realtà le motivazioni che Bossi adduce per questa sua affermazione non mi trovano d'accordo.
Altri ragionamenti ho però fatto, e su questi ho iniziato a riflettere.
Che senso ha celebrare ipocritamente e con parole vuote la nascita del percorso verso l'Unità d'Italia quando abbiamo ancora oggi un Paese diviso, razzista, martoriato dalla crisi, sconvolto da scandali ad ogni livello della vita sociale? Che senso ha fingersi Italiani solo in occasione dei mondiali di calcio o degli Europei o quando un atleta alle Olimpiadi fa la grande impresa?
Che senso ha rifarsi a valori come la propria Terra (Patria non mi piace) quando si é in Europa e non si riesce ad avere un senso di unità nazionale che conservi le nostre peculiarità in un ambito di più ampio respiro come quello di una solidarietà europea?
E che senso ha forse rifarsi ad un'unità nata come un'annessione più che come una vera rivolta del popolo, con Garibaldi che cmq era un "mercenario"? Come fare allora a compattarci dietro valori reali di unione e di forza collettiva? Neanche la Resistenza unisce gli Italiani.....
Ecco allora forse più che celebrare al freddo e sotto la pioggia uno scoglio qualunque in quel di Quarto, potrebbe essere utile se iniziassimo a riprendere in mano valori di solidarietà e lealtà, di serietà ed impegno in ogni settore della vita pubblica e privata.
Celebrare certe date anche con enfasi avrebbe senso se avessimo una vera Scuola, un vero Stato, un vero Premier. Avrebbe senso, per es., se non si attaccasse Saviano (a proposito grande la sua risposta da Perugia... e per sentire tutto il suo intervento andate qui), se non si fossero lasciati soli Falcone e Borsellino. Allora, scusate, ma essere davanti ad un masso per una vuota celebrazione, non mi entusiasma.
Non basta solo la Storia per essere fieri di un Popolo o di una Terra. Serve anche uno sviluppo vero e costante all'interno di valori come la libertà (quella vera, quella del libero pensiero) e la crescita sociale prima che economica di un Paese.
Ed allora vedere un Presidente della Repubblica che il più delle volte (salvo rari casi) firma tutto quello che gli viene sottoposto in sfregio ai valori di una vera democrazia, presenziare per queste celebrazioni con le solite frasi retoriche e di rito, mi nausea alquanto.
Italiani lo si é lottando per cercare di migliorare dove si vive o anche solo si é nati.
Per questo concludo molto amaramente dicendovi che oggi, e forse non solo oggi, - parafrasando un titolo di una canzone di Gaber - non mi sento italiano ma purtroppo ( e non per fortuna) lo sono.
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Al di là di quello che può farfugliare Bossi, queste celebrazioni per l'unità d'Italia mi sembrano le più vuote e false cui mi sia mai capitato di assistere. I momenti di condivisione e valorizzazione collettiva della nostra storia (e di riflesso del nostro presente) nei quali mi riconosco sono ben altri: il 25 aprile su tutti.
RispondiEliminaSenza contare che ci sono molti italiani con i quali oggi io non mi sento affatto unita, e che anzi sono solo felice di tenere a debita distanza.
sull'ipocrisia dei festeggiamenti hai ragione, si dovrebbe arrivare al punto di festeggiare degnamente e veramente tutto l'anno quella che è stata la lotta di chi ha voluto fortemente l'unità di un paese che era diviso tra chieda e monarchia.
RispondiEliminaSpero che prima o poi si arrivi davvero a questo.
un saluto
Anch'io oggi ho riesumato il grande signor G. per chiudere il post, continuando a citarlo potrei dirti che forse non ci rimane che "fare finta di essere sani".
RispondiEliminaIo penso che i festeggiamenti ci vadano, ECCOME ma devono partecipare ed esserci coloro che ci credono, non coloro (Lega) che vuole inviti precisi e circostanziati e presenzierebbe solo per "non avvelenare il clima politico". Se na vadano aff... loro & il clima politico!
Qui si tratta di ricordare l'evento che ci permette oggi di esserci e di esprimerci.
IO CI SARO', gli altri facciano quel che vogliono, e se la lega non vuole esserci, personalmente, dico MEGLIO! (anche perchè l'unico "verde" che mi va a genio è quello che ho visto in Jamaica ;-) )
Ottimo discorso, mi ritrovo nella tue parole.
RispondiEliminaPoi l'Italia non è una nazione "vera" come la Francia, dove le differenze regionali sono poche e c'è un sottofondo culturale comune...
Come ho commentato altrove, anche qui dico che se solo il Risorgimento fosse stato preceduto da un processo di abbattimento del sistema feudale, forse oggi le condizioni dell'Italia sarebbero migliori.
RispondiEliminaCerto, con i "se" e con i "ma" non si fa la storia. Ma qualche ragionamento forse sì.
non bastano 150 anni di storia per fare di uno Stato un'entità matura e compiuta, ma Bossi non ha MAI ragione: le celebrazioni servono a ricordarci che da qualche parte siamo nati, una lingua comune la parliamo, non siamo difensori del nostro cortile e dei nostri confini, ma abbiamo anche un Paese dove molti ognano di abitare (per la qualità dell vita).
RispondiEliminaNon serve orgoglio e senso di appartenenza: serve coscienza di cittadini, che vivono e operano per migliorare il loro futuro e quello dei loro figli. Qui siamo nati, qui viviamo, qui dobbiamo darci da fare. Non distruggere, ma costruire, sulla base del lavoro, del diritto, della dignità di persone. Bossi questo non lo vuole. Sa solo disfare.
Tu lo scrivi oggi, dopo 16-anni di malsano scenario fatto di lost e bugie studiate a tavolino, io lo dico da quando vivo in Calabria. No, non ha nessun senso festeggiare l'unità d'Italia perchè non c'è mai stata, almeno io non l'ho mai sentita.
RispondiEliminaQuando vivevo all'estero mi chiamavano italiana, da quando vivo in Italia mi chiamano calabrase o sudista, o ancor peggio terrona!
Concordo con Te, amaramente e sinceramente, anche se persone come Te mi rendono fiera d'essere italiana.
Io a dire il vero non capisco perchè le celebrazioni inizino con un anno d'anticipo. Poi quanto dice Bossi, riguardo all'ipocrisia di una unità effettivamente mai raggiunta, forse è una delle sue poche frasi che riesco a condividere.
RispondiEliminaSempre come dice Gaber: abbiamo fatto l'Italia facciamo anche gli italiani
RispondiEliminaConcordo con te. Il Paese ha problemi davvero più grandi da affrontare e vergogne da scontare.
RispondiEliminaPER ROSS: Concordo con te in pieno.
RispondiEliminaPER FRANCY; grazie sono onorato e commosso dalle tue parole!
PER MINUCCIO: "...se solo il Risorgimento fosse stato preceduto da un processo di abbattimento del sistema feudale, forse oggi le condizioni dell'Italia sarebbero migliori." Devo ammettere davvero un'interessante chiave di lettura.
PER REBIRTH010 : "Non serve orgoglio e senso di appartenenza: serve coscienza di cittadini, che vivono e operano per migliorare il loro futuro e quello dei loro figli." Concordo in pieno con questo tuo pensiero.
Welcome in questa Agorà! Spero di rivederti presto da queste parti.
Condivido il tuo ragionamento. Una celebrazione vuota è quanto di più triste si possa vivere. E questa per l'unità d'Italia, sembra anche a me piuttosto vuota.
RispondiEliminasai già come la penso...
RispondiEliminaCiao Daniele,
RispondiEliminaHai ragione! nel considerare che ci consideriamo italiani solamente quando gioca la Nazionale. Secondo me questo sentimento di non sentirci partecipi di una nazione viene maggiormene sottolineata quando vedo la stragrande maggioranza degli italiani fregarsene della cosa pubblica, dei mille scandali che circolano nel nostro paese.
Vuoi vedere che dopo 150 anni dobbiamo citare la famosa frase: una volta fatta l'Italia dobbiamo educare ad essere italiani gli italiani? :(
Un saluto :)
Alcuni dicono che la Resistenza è stata un secondo Risorgimento visto che il primo era venuto male. Adesso, visto come simo ridotti, ce ne vorrebbe un terzo.
RispondiEliminaIo non amo le celebrazioni, ma dovrebbe essere un'occasione per far sentire la necessità di un'Italia che finalmente trovi una sua storia. L'unità d'Italia è stata una tappa. Non dobbiamo dimenticare figure che in quel periodo si sono battuti per una democrazia vera. Non hanno vinto, ma ora tocca a noi.
RispondiEliminaNo, Bossi non ha mai ragione, perchè il suo discorso parte da ben altri presupposti.
Ciao
giulia
In questo paese la retorica prevale sempre sull'analisi e sulla capacità di approfondimento.
RispondiEliminaFigurati cosa può venire fuori da una ricorrenza come questa che è in fondo la quintessenza della retorica... :)
Si festeggiasse l'Unità d'Italia tutti i giorni, attraverso i piccoli gesti quotidiani. Si applicassero ogni istante i principi del rispetto, della legalità, della solidarietà sociale, dell'uguaglianza che, almeno sulla carta, reggono le fondamenta di questo nostro paese.
A quel punto potremmo fare realmente a meno di questo genere di celebrazioni... e non certo a titolo di ragione del pensiero leghista.
Festeggiare l'Unità d'Italia?
RispondiEliminaPerchè no.
I tuoi ragionamenti sono validissimi, ma non serve essere polemici e recriminare ad ogni occasione.
Nessun Paese è perfetto, ma tutti hanno una data attorno alla quale stringersi, sentendoni TUTTI parte di un unico corpo.
E' vero: ci sono troppe diversità e divisioni, ed è esattamente gente come Bossi che le alimenta.
La mia data del cuore, comunque, è il 2 giugno. E la parola Patria potrei sostituirla con Stato.
Notte, Daniele.
QUi non ha ragione proprio nessuno, l'Italia è lo Stato più disunito che esista.
RispondiEliminaps come avrai visto sono giornate nere, hanno archiviato....
Il fatto è che le argomentazioni contro questo tipo di celebrazioni suonano un po' come il famoso cane che si morde la coda. Voglio dire: si sostiene che non ha senso celebrare l'Unità d'Italia quando abbiamo ancora oggi un Paese diviso, e poi si dice, ancora, che il paese è diviso perchè non si ha mai avuto vera unificazione. Cioè, di volta in volta, ciò che si vuole dimostrare viene usato come argomento per la dimostrazione...
RispondiEliminaPER MARCELLO: di fatto però é così. Avrebbe senso forse celebrarla in modo differente (magari per es. portantdo solidarietà ai lavoratori che sono all'Asinara....) e soprattutto magari vedendo personaggi più credibili a parlare.
RispondiEliminaciao Daniele un post condivisibile, tranne per un particolare ancorché virgolettato. Garibaldi non fu un mercenario!!.. fu un ingenuo idealista (prima in sudamerica) strumentalizzato dai sabaudi ...
RispondiEliminala Storia è Storia!
Ciao
PER STEFI: idealista per l'Italia....io resto cmq perplesso. Strumentalizzato dai Sabaudi sicuramente ma da qui ad avere avuto il fuoco dell'amor patrio io sono più scettico.... Resto dell'opinione che la nostra "unità" si sia realizzata come una vera e propria annessione e non una liberazione vera e propria sentita dal popolo. Un qualcosa che é calato dall'alto un po', facendo i dovuti distinguo, come é accaduto per l'Europa unita.
RispondiElimina...Garibaldi può certamente essere definito un "avventuriero", ma non sicuramente un mercenario. La vita di mare, che più si confaceva al suo carattere, lo portò a girare e permanere nell'europa orientale dove ebbe contatti con le idee "sansimoniane" di un movimento socialista nato in francia. Quindi quando incontrò Mazzini e le idee della società segreata "giovane Italia", i suoi idealismi trovarono un obiettivo concreto da realizzare.
RispondiEliminaScusa se insisto, ma credo che sia importante fare attenzione alle definizioni utilizzate soprattutto se riferite alla Storia passata perchè si potrebbe essere involontari agenti di un revisionismo storico. Ad esempio se attecchisse l'idea che Garibaldi non è stato altro che un mercenario prima o poi qualcuno dirà che lo è stato anche Che Guevara!! Purtroppo la Storia continua a subire costanti operazioni di revisionismo che tende a dare un'immagine negativa di soggetti e situazioni per evitarne in futuro l'esempio! So che questa non è la tua intenzione, però una riflessione in merito ho voluto farla.
Un abbraccio y...
¡Hasta Siempre!
PER STEFI: ok tecnicamente lol se vuoi é un avventuriero. Resta cmq in questo caso una connotazione non positiva se vuoi non "romantica" di quella che é stata l'unificazione di questo Paese e penso che sia questo uno dei maggiori problemi che esistono alla radice. Nonostante tutto, nonostante l'incontro con Mazzini di cui parli, resta in me la sensazione come di un sapore docliastro, non buono, come quando assaggi un piatto che cmq non é riuscito benissimo o come doveva essere. Ecco,resta cmq in tanti, a mio avviso, questa sensazione di distacco e di non appartenenza che invece in altri popoli, per come la liberazione é stata davvero di tutti, invece non c'é. E' vero anche che siamo sempre o quasi un popolo diviso come mostra anche la mancanza di unità anche per la Resistenza.... Quindi forse alla lunga é un difetto storico-genetico che ha origine dal feudalesimo, dalle Signorie ecc.... Chissà;...
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