Due notizie apparentemente lontane tra loro (la prima, la seconda) ma in realtà accomunate dalla stessa volgarità ed insensibilità che attraversa "l'uomo" in questo nostro tempo.
UN LUNGO SONNO
Ingoiata
Non digerita.
Bussola inceppata
Da rifiuti volgari non biodegradabili
Ago offuscato
Gola riarsa
E si arenano
Su coste nemiche
Si incagliano
Dentro insenature mai raggiunte
Per colpa di mani volgari
Figlie di tempi sciatti ed urlati
Prive di rispetto verso tutto e chiunque.
E mentre altre braccia sottraggono
Con viltà
Insegne lasciate dalla Storia per non dimenticare,
Ecco udire un'ultima sfiatata
Come una morente locomotiva a vapore.
E poi un lungo sonno.
DANIELE VERZETTI, ROCKPOETA
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Ciao Daniele, è vero, la volgarità sembra accomunare episodi come questi. Non la cattiveria, nè l'opportunismo, ma una profonda e meschina volgarità, una mancanza di rispetto verso l'uomo e la cultura. Poesia efficace, come tuo solito.
RispondiEliminaun saluto
complimenti per le riflessioni che induci. ottima poesia
RispondiEliminaUn sonno della ragione che purtroppo sta generando nuovi mostri.
RispondiEliminaMi fai venire in mente quelli che ti dicono "... ma anche Hitler era vegetariano", come a dire che chi non mangia cane è cattivo, e non riescono a capire che la sofferenza animale non è meno ingiusta di quella umana. Come dici nel'intro e nei versi, tutto è intrecciato.
RispondiEliminaPurtroppo sembra che la "ragione" che tanti passi ha fatto fare all'uomo oggi sia latitante...molti l'hanno smarrita!!!!!!!!!!
RispondiEliminaBellissima poesia!
Carissimo, l'unione di due fatti così diversi tra loro ma uniti dal comportamento superficiale e stupido di questa Umanità che ha perso il dono della ragione è sintomo di una sensibilità fuori dal comune.
RispondiEliminaE ' la sensibilità di uno che è sveglio, amaramente sveglio.
La poesia è straordinaria.
Sai, certe volte penso a te e mi viene in mente il nero gigante del "Il miglio verde" racconto di King e film di Spielberg se non sbaglio, che sentiva tutti i dolori del mondo nell'anima; a volte la tua anima riesce a percepire il dolore( non solo lo sdegno) di certe cose che sembrano poco importanti ma fanno male; tu hai questo dono ( o maledizione?)
Dico io, poi, che c'è di così pruriginoso da fare il furto dell'isegna di un posto di dolore innaturale e immenso?
Solo capriccio,pagato sicuramente a peso d'oro che in questi anni pare che solo il denaro sia importante;incommensurabile il danno a chi là dentro l'anima ce la stava perdendo.
Un abbraccio
Bellissimi versi. La tua poesia è un antidoto contro tanta volgarità.
RispondiEliminaPER LUCE: "dono o (maledizione?)": dono, spero dono, voglio credere sia quello.
RispondiEliminaPER LICIA TITANIA: Grazie per queste tue parole, mi hanno colpigo particolarmente.
In realtà, dobbiamo tutti essere un antidoto contro questa volgarità che corrode tutto compreso il buon senso e la sensbilità dell'uomo.
L'arte poetica, in antitesi al marcio che ci circonda.
RispondiEliminaComplimenti caro mio.
Un abbraccio.
Poesia di alta riflessione.
RispondiEliminaViviamo tempi malati. In un presente assente e sfuggente.
i comportamenti colpevoli di noi biechi esseri umani stanno ammorbando il pianeta, e le creature più grandi, i mitologici cetacei (da Giona a Melville) sono proprio le più deboli...
RispondiEliminaquanto aveva ragione Gandhi: La civiltà di un popolo si vede dal modo di trattare gli animali. Ed era SOLO il 1932...
ciao Dichter
In entrambe i casi "l'uomo" bada al sodo, cosicchè tutto diviene egoismo, se un'ebreo diviene sapone, figuriamoci qualche busta di plastica nelle pance di ciò che poi mangiamo. Tutto torna e questo circolo vizioso, ci perseguiterà. Che sfiga!
RispondiEliminaNon si può dire che stiamo mandando i nostri figli verso un futuro limpido e sereno.
RispondiEliminaSenza nulla togliere ai capodogli, sono rimasta molto colpita dall'episodio di Auschwitz.
Colpita e perplessa.
La poesia è molto bella, e rende l'idea della stupidità di buona parte del genere umano.
Notte.
E' molto che non passavo di qua...in verità è molto che non boggheggiavo...
RispondiEliminacolgo l'occasione della prossimità delle feste per dirti che ti stimo, perchè la tua poesia prende spunto da tutto il mondo che ci circonda, e questa non è cosa facile...per augurarti un sereno natale con la tua famiglia e che l'anno nuovo sia quanto meno migliore di quello che stiamo per lasciarci alle spalle, un abbraccio, Ish
La realtà messa in poesia è ancora più amara:la storia è costantemente dimenticata,gli uomini dimenticati;il pianete con le sue mraviglie maltrattato.E siamo ancora una civiltà?
RispondiEliminabella, ma dovrebbero leggerla i cosidetti grandi di copenaghen
RispondiEliminaPER UHRNAUSALAMA: oramai lo siamo solo nominalmente. Civili oramai non lo siamo più....
RispondiEliminaPurtroppo hai ragione;ostentiamo una civiltà finta che in sostanza non ha nulla dell'essere civile;basta vedere come siamo ridotti.
RispondiEliminaL'insegna rubata ad Auschwitz potrebbe essere un furto su ordinazione da parte di un collezionista di cimeli nazisti, ma, purtroppo, potrebbe essere stata un'azione di gruppi nostalgici; ed ho detto "purtroppo" proprio perché questi gruppi sono il "male" che continua.
RispondiEliminaBellissimi versi, Daniele.
RispondiEliminaE tragici.
Lasciano nell'anima un profondo senso di sconforto, un pessimismo cosmico sulle magnifiche sorti e progressive di un genere umano malato. Terminale.
Plastica e capodogli mi hanno fatto arrabbiare non poco.
RispondiEliminaIl furto della scritta non ne parliamo. Mi ha impressionata molto. La mancanza di rispetto per tutte quelle eprsone uccise li nel lager...io che ci sono stata in visita, mi chiedo...con che "coraggio"?!? Poichè in quel luogo a me mancava anche il coraggio di guardare.Figuriamoci toccare...
Mi ciedo cosa cavolo ha in testa certa gente?!!
Non c'è più rispetto ne dei vivi, ne dei morti.
Che schifo.
Passo per un breve saluto. Ti auguro un Sereno Natale e un Felice Anno Nuovo, Fabio
RispondiEliminaCaro Daniele, è triste vedere come ci sentiamo impotenti agli eventi così tragici. L'umanità è sconfitta.
RispondiEliminaLa civiltà è entrata in un lungo sonno.
E questa tua poesia che ricorda gli orrori della Storia,mi fa pensare tanto che quest'ultima sfiatata è in realtà eterna...
ha fatto male anche a me questo episodio
RispondiEliminagrazie per avercelo fatto sentire con la tua poesia
marina, passata per lasciarti i miei auguri
Ah Daniele, ti riscrivo per segnalarti questo:
RispondiEliminahttp://www.agoravox.it/attualita/cronaca/article/dal-carcere-le-sughere-al-carcere-11682
Hai ragione Daniele, stupidità e inciviltà. Nel caso dei capodogli provo davvero raccapriccio a pensare a quanta poca "coscienza" si metta in certe azioni... quanto poco si guardi al di là del proprio naso.
RispondiEliminaIl caso dell'insegna di Aushwitz, stupidità ma credo anche meschinità di spirito.
PER INCARCERATO; letto, votato e commentato!
RispondiEliminaPER GUERNICA: infatti, il rispetto oramai é come il buon senso; un concetto quasi totalmente estinto. Come i Capodogli...
e togli la polvere del male
RispondiEliminadai nostri fievoli abbracci
per quanto le voci
hanno forza
di levarsi.
Sollevami ancora...
lori
E' una poesia molto bella
RispondiEliminaLo scenario del sonno finale è un pò inquietante...ma del resto questa è la realtà!!! come sempre bravissimo Daniele, sei il mio poeta preferito!!! un bacio Claudia