martedì 29 maggio 2007

OPINIONE DEL ROCKPOETA: "Junior" fa, "Senior" disfa.

In due sono Penelope: di "giorno" su Wittgenstein "Junior" fa, tessendo la tela per cercare di migliorare e difendere l'immagine pubblica del padre. Di "notte" (vedi articolo sul Foglio di del 26 maggio 2007) "Senior" disfa. E con che botti!

Una Penelope schizofrenica per una realtà davvero tragicomica.

Per chi non conoscesse ancora bene la storia spiego qui sotto in breve l'accaduto.

Adriano Sofri non smette di far parlare di sé e saltuariamente esce con alcune sue verità alquanto eclatanti che lasciano spiazzati.

La notizia, per chi ancora non l’avesse saputa, la riporto qui nel link sottostante:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2007/05_Maggio/27/sofri_delitto_stato.shtml

Al riguardo, vorrei anche riportare (ahimé da un quotidiano, quindi niente link ma articolo cartaceo inserito copiandolo tutto non avendo scanner sob!!!) l’editoriale di Saverio Vertone a pag. 19 del Secolo XIX di ieri (pagina nazionale) che è molto interessante e apre nuovi fronti di discussione anche in relazione alla grazia da concedere, forse.

L’articolo si intitola:

“LE RIVELAZIONI DI SOFRI? STRATEGIA DELL’ATTENZIONE” (di SAVERIO VERTONE)

Ve lo posto:

“Sul Foglio del 26 maggio Adriono Sofri ha regalato alla storiografia italiana un novità postuma, vecchia di 35 anni.

A prima vista sembra trattarsi di un ricordo sepolto e mai rivelato ad alcuno, che poteva benissimo continuare a dormire tra i due guanciali della sua spaziosa coscienza.

Ma, ad un secondo sguardo, risulta difficile capire la ragione di questa improvvisa reminiscenza, se si scarta l'interesse a far parlare ancora una volta di sé, a qualsiasi costo: un proposito di cui Sofri, non sembra aver bisogno e comunque non degno di lui.

La cosa importante, però, é un'altra perché, sui giornali del giorno dopo, questo inedito residuato del terrorismo d'antan diventa di colpo, una novità assoluta, anzi un giallo giudiziario dotato, a quanto sembra, di sviluppi interessanti. Proviamo a vedere perché.

In una lunga lettera sugli "anni di piombo", indirizzata ad un ipotetico discepolo, il maestro di educazione civile Adriano Sofri, si concede all'improvviso una singolare confidenza che subito esplode come una bomba sulla stampa nazionale, rintronandola con il suo fragoroso rimbombo anche il giorno dopo, e cioé ieri.

Di che si tratta? Visto che siamo ormai al terzo giorno e che sulla rivelazione postuma si sono già pronunciati supercompetenti come Francesco Cossiga ed Enrico Deaglio, non é necessaria una lunga presentazione dei fatti.

Si tratta in breve di questo: a proposito di strategia della tensione (che é il contenuto della sua lezione) Sofri lascia cadere distrattamente questa frase :"Quello Stato (il nostro, ndr.) era fazioso e pronto ad umiliare e a violentare....Una volta uno dei suoi più alti esponenti venne a propormi un assassinio da eseguire in combutta, noi(lotta continua ndr.) e i suoi affari riservati".

La prima osservazione che si può fare su questa sconcertante confidenza é se Sofri consideri lo Stato attuale fazioso e pronto a umiliare e violentare come quello che gli propose, tanti anni fa,di commettere un omicidio in "combutta" con i suoi servizi segreti. Insomma, se consideri lo Stato che lo ha incriminato, processato e condannato, per l'assassinio del Commissario Luigi Calabresi, alla stessa stregua di quello che voleva assumerlo come complice.

La seconda osservazione é soprattutto una domanda. Chi era questo qualcuno da uccidere "in combutta"?

Non é indifferente saperlo perché, conoscendo il bersaglio, capiremmo meglio sia lo Stato di allora sia il Sofri di ieri e di oggi.

La terza osservazione riguarda il coraggio di cui Sofri dà prova. Perché, a prima vista, non sembra che convenga a un uomo accusato, condannato e imprigionato per l'assassinio di un servitore di "quello Stato", farci sapere che il medesimo Stato gli proponeva di compiere una altro assassinio, e che comunque aveva rapporti confidenziali con lui, ritenendolo in ogni caso, se non fidato, affidabile per una manovalanza criminale.

La quarta osservazione é di carattere generale e riguarda la mia curiosità. Non sono un esegeta di Sofri. Né intendo diventarlo, perché é una materia che richiederebbe molto più studio di quanto io sia diposto a dedicarle. Ma anche senza essere uno specialista e neppure un semplice biografo dell'ex-capo di "Lotta continua", confesso di non riuscire a disinteressarmi a lui. Leggo tutto quello che scrive sul Foglio e su Repubblica e cerco di non perdermi le non infrequenti interviste che compaiono, sugli altri giornali.

Credo sia una curiosità estetica. Sofri é per me un punto fermo nella recente storia politica, intellettuale e morale del nostro Paese. Ho detto punto fermo, pur sapendo che é un'espressione inadeguata al suo stile. Che é invece mobilissimo, complesso, perfino tortuoso e spesso enigmatico. Ma insisto sulla fermezza con cui da anni commenta la propria vita e presenta la propria immagine. Perché la condanna per omicidio e gli anni di carcere non hanno scalfito in lui la intrasigente difesa delle sue posizioni rivoluazionarie di partenza, unita ad una non meno sicura convinzione della loro compatibilità con il traguardo ideologico, radicalmento opposto, dell'arrivo.

Per piazzarsi come un punto fermo nel variegato panorama del postsessantottismo, Sofri ha dovuto spezzare il suo pensiero in una serie innumerevole di punti morti secondo un procedimento che a molti potrebbe apparire gesuitico, ma a me pare soprattutto geniale.

Una prova? Il testimone che potrebbe rivelarci il progetto di assassinio "in combutta" e il nome dell'eventuale vittima é stato rivelato proprio ieri da Cossiga che di queste cose se ne intende. Si tratterebbe di Federico Umberto D'Amato, funzionario esperto e potente, "assai vicino", secondo il corriere della sera, " ai servizi segreti americani". Chi ritenga che,dopo questa rivelazione, il coragio di Sofri si tinga di giallo e riveli un'audacia addirittura temeraria, si sbaglia. Per restare tutto d'un pezzo, Sofri sa spezzare le notizie, distribuendole ben sbriciolate, come il pane, per gli uccellini dei giarnali. Corre dei rischi ma sa evitare che i giornalisti facciano scorpacciate indigeste per loro e pericolose per lui. Infatti, il povero D'Amato non può farci sapere più niente. Su questa oscura vicenda e sull'indecente e compromettente proposta fatta a Sofri, terrà per sempre la bocca chiusa. Perché é morto, purtroppo, dieci anni fa.

Se non parla Cossiga, non sapremo mai nulla. E Cossiga non parlerà visto che ha rinnovato la sua stima e la sua amicizia per Sofri. Il quale, come vedete, non é affatto sventato e tiene ben alta la testa sul collo. Deve avere un protettore molto potente. Secondo la tradizione ebraica, l'angelo custode che ci segue preserva il nome segreto di ciascuno di noi e dunque non fa conoscere a nessuno la nostra anima. Quello di Sofri deve essere bravissimo."

QUESTO L'ARTICOLO INTEGRALMENTE RIPORTATO DA ME. A VOI LE CONCLUSIONI ED I COMMENTI.

8 commenti:

  1. Cosa aggiungere? Mi augoro per Jr che le colpe dei padri non ricadano sui figli e mi auguro che un qualche magistrato dotato di attributi apra un'inchiesta!

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  2. Ormai mi conoscete, da un po' mi piace scrivere qualche commento su questo blog. Non mi piace fare polemica. Ma vi rendete conto della gravità di questo fatto? Un detenuto condannato, che non ha nemmeno l'umiltà di chiedere la grazia, che si proclama più o meno innocente e poi va a candeggiare questi panni luridi in pubblico, chiamando in causa gente defunta. Ma cosa crede di fare?? Di poter lanciare il sasso e nascondere la mano? Intanto direi che ha riacquistato la salute e potrebbe tornare a scontare la sua condanna.

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  3. Direi che Sofri Senjor non è una vittima.
    Direi che Junjor mi fa tenerezza.

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  4. Ci possiamo aspettare una nuova Gladio? Cossiga che farà secondo voi?

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  5. Sono d'accordo soprattutto con Kangaroo. Mi aspetto un'inchiesta seria.

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  6. Sono esterefatta. Credevo che questa strategia del dico/non dico/non ho detto ma forse, fosse riservata ai finti agenti segreti. Mi stupiscono che un uomo, di intelligenza comunque, a prescindere dalle ideologie, ricorra a queste tecniche di bassa lega.

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  7. Non ha più cartucce da sparare Senior. Si arrangia come può.

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  8. Sono molto delusa. Tutto sommato credevo Senior più intelligente.
    Mancava solo che scrivesse: questa storia è frutto di fantasia; ogni riferimento a fatti o persone esistenti è puramente casuale..

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