Ultima proposta, ed è di Blogredire, e come si è soliti dire, ed in questo caso con ragione, last but not least
Il suo tema è: "Artigianato e vecchi mestieri che vanno scomparendo".
Questa la mia poesia...
I MESTIERI DI IERI
Buongiorno
Siamo i mestieri di ieri
Quelli che oggi non si usa fare più
Lavori manuali oramai desueti
Quelli che nessuno quasi rimpiange più
Ma anche quelli che quando trovi
Ti rendi conto quanto fossero
Ed ancora siano speciali
Affascinanti
Ed ancora dannatamente utili.
Io sono il mestiere dell’artigiano
Lavoro ogni tipo di legno
Ti offro armadi e mobili in generale
In legno pregiatissimo
Elegante
Caldo
E piacevole alla vista ed al tatto
Vero
Costa di più di un mobile dell’Ikea
Ma non è plastica
Non ha colori improponibili
E dura per sempre.
Io sono il mestiere del ciabattino
Riparo
Rimetto in sesto
Scarpe, borse, cinture
Infatti molti mi chiamano calzolaio
Ma anche se è una definizione imperfetta
“Ciabattino” è sicuramente più romantica
Ed io metto il cuore ed amo essere
Questo atavico mestiere
Io sono il mestiere delle riparazioni tv e radio
Una volta il tuo televisore lo portavi da me
Perchè comprarlo nuovo era una spesa tosta
Oggi lo butti via
Ancora perfettamente funzionante
Per passare ad un modello che “legga”
Il sistema 4khdr
Noi siamo i mestieri di ieri
Quelli che forse presto
Tornerete a desiderare
E comincerete a rimpiangere.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
Ciao Daniele
RispondiEliminaGrazie per avermi citato,speriamo nei giovani che possano ancora crederci in questi mestieri,io voglio essere ottimista,grazie.
Quanti mestiri non menzionati ..........un tuffo in un qualcosa che non esiste più, e che i giovani non conoscono. Era bello andare da un artigino del propio quartiere, era essere informati su tutto quello che succedeva in quel quatiere ........Oggi ci dobbiamo fare bastare la fredda Ikea.
RispondiEliminaPER BLOGREDIRE molto dipenderà anche da quanto anche la stessa società non tenterà di farli sparire definitivamente.
RispondiEliminaPER GIOVANNI concordo sul quadro che hai dipinto con tinte estremamente amare e malinconiche.
RispondiEliminaFino a quando, nel nostro paese, l'artigiano sarà bistrattato sul piano previdenziale, i giovani continueranno e tenersi lontano da quei mestieri menzionati nei tuoi versi. La pensione che percepisce un artigiano oggi in Italia è ridicola. Non sono stupidi i nostri ragazzi: le sanno queste cose.
RispondiEliminaBuon inizio settimana,
GR
I "ciabattini" li amo, perché mi affeziono a sandali, scarpe da ginnastica, mocassini strani e a volte gettarli via è come gettare un insieme di ricordi, sensazioni, momenti legati a quel preciso capo e ad un preciso istante di vita. Forse ad una tv ti affezioni meno, ed il fascino dell'evoluzione tecnologica ha il suo peso.. ma una scarpa che ha vissuto anni con te.. no.. la farò riparare fino a quando anche il ciabattino mi dirà: "Ao, io aggiusto 'e scarpe, evvabbè, ma non è che faccio miracoli!.."
RispondiEliminaX DANIELE
RispondiEliminaIo rimpiango l'arrotino.
Spinto dal bisogno economico, l'arrotino andava ampliando gradualmente il territorio del suo lavoro per la ricerca di nuovi mercati di lavoro.
Camminando a piedi e spingendo contemporaneamente la carretta, oppure portando in spalla gli attrezzi del mestiere, col bello o col cattivo tempo era sempre in cammino da un paese all'altro in cerca di lavoro.
Era faticoso farsi una clientela, difficile crearsi una zona di lavoro propria e difendere il proprio territorio dalla concorrenza di altri arrotini, per tali ragioni occorreva affinare il proprio mestiere e mantenere prezzi competitivi.
Fino agli anni '60 l'esercizio di questo mestiere comportava molti sacrifici.
L'arrotino mangiava di solito al sacco in una piazza, poche volte si rifocillava con un piatto caldo, ogni sera era alla ricerca di un alloggio per la notte, di solito un mucchio di fieno o di paglia infilati in un sacco di tela.
Faceva le pulizie personali nell'acqua di una fontana o di un ruscello e tornava a casa poche volte all'anno, per Pasqua e Natale, per il taglio del fieno, per la nascita di un figlio o ... per la morte di un parente.
Era triste per loro non avere una famiglia da ritrovare la sera.
PRR GIORGIO Hai ragione al 100%
RispondiEliminaPER FRANCO vero, la penso proprio conectem mi ha toccato molto il tuo commento
RispondiEliminaPER GUS molto romantica anche quella figura professionale, anche se oggi cmq ci sono arrotini diversi sul mercato se ricordi quella mia poesia dall'omonimo titolo...
RispondiEliminaTudo muda, é uma questão de tempo.
RispondiEliminaE qualquer dia são os poetas que ficam fora de moda...
Magnífico poema, gostei de ler.
Boa semana, um abraço.
PER JAIME I poeti possono non essere seguiti da folle oceaniche ma se insistono seminano sicuramente per ill futuro
RispondiEliminaIl consumismo sfrenato, ha fatto scomparire tanti mestieri. Adesso si butta via troppo, senza riparare mai nulla.
RispondiEliminaPER CAVALIERE vero,e quello che mi preoccupa che molti si comportano così anche con le persone, ossia quando non sono più utili ad uno scopo o sono un peso le si abbandona al loro destino
RispondiEliminaL'artigianato è prezioso, oggi come ieri.
RispondiEliminaI mestieri manuali hanno un fascino particolare e questo, forse, farà in modo che non cadano nell'oblio.
Realistici i tuoi versi e complimenti, come sempre, anche a chi ha avuto l'idea della proposta.
Abbraccio Daniele e buona serata.
Mettono sempre un po' di tristezza le cose fatte in serie, uscite dallo stesso stampino, senza una sbavatura ma... anche senz' anima. L' artigianato, quel che è fatto a mano, con amore è tutta un'altra cosa.
RispondiEliminaPER PIA concordo con te ma oggi essere artigiano è davvero difficile.
RispondiEliminaPER FABIO verissimo
RispondiEliminaÉ sempre conseguenza del consumismo. Proprio oggi rispondendo a un post di un'amica blogger a causa dell'argomento mi sono tornate in mente le serate di quando ero bambino: tutta la famiglia davanti all'unico televisore (perché più di uno pareva uno spreco inutile), si vedeva insieme uno dei programmi Rai (perché solo quelli c'erano) e non si chiedeva altro. Se il televisore faceva i capricci prima di comprarlo nuovo si chiamava il tecnico per tentare a ogni costo di continuare a farlo funzionare. Non era una questione solo economica, perché magari i soldi per comprare un nuovo televisore c'erano pure, ma era inopportuno sprecarli se quello vecchio si poteva recuperare (così come era inopportuno sprecare denaro per un paio di scarpe nuove se quelle vecchie si potevano risuolare, e io lo so bene perché mio zio faceva anche cose del genere).
RispondiEliminaPER ARIANO lo ricordo bene pure io lat v in bianco e nero con i canali Rai più tv Svizzera telecapodistria forse tmc
RispondiEliminaA me piace quello del calzolaio. Al mio paese ce n'è ancora uno, peraltro giovanissimo, trentenne. Lo faceva il nonno, poi il padre, adesso lui.
RispondiEliminaSpero che non debba chiudere mai.
PER KATRINA sono mestieri che spero anch'io vivano anche in futuro
RispondiEliminaBellissima poesia, un incanto i mestieri di una volta. Io amo il restauro e quando vedo mobili antichi riportati a nuova vita, sono felice. Tutto quello che non sappiamo conservare andrà perduto. Ed è un gran peccato.
RispondiEliminaPER MARIELLA concordo, amo anch'io gli oggetti ed i mobili antichi e sì,quello che non sappiamo conservare va perduto e purtroppo ce ne stiamo rendendo già conto n
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