VITE SPEZZATE
Lei era Giulia ed ha scelto di morire impiccandosi.
35 anni
Vita apparentemente soddisfacente
Sicurezza lavorativa
Un ragazzo che l'amava
Motivazioni per noi non facili da comprendere
Motivazioni che noi dobbiamo rispettare.
Lei era Sara, 14 anni
Ed ha deciso di morire lanciandosi nel nulla.
Rimandata in tre materie,
Eccessivo il peso della sconfitta
O forse della paura
Ed ha preferito il vuoto.
Lui era Matteo
25 anni
Ed ha scelto il fucile da caccia di suo padre per salutarci.
Senza lavoro
Solo
Non omologato alla massa.
Unica grave colpa: troppo sensibile.
Vite spezzate
Da nessuno considerate
Dai media frettolosamente trattate
E morbosamente analizzate.
Esistenze tranciate
Dal binario feroce di una vita che non lascia scampo
E non concede tempo
Esistenze cancellate
Da una società superficiale e bugiarda
E da un mondo dove la crisi assorbe ogni idea di speranza
Azzera le forze
Annulla ogni tentativo di rialzarsi.
Passo dopo passo
Avanzi contro un muro di vento
Passo dopo passo
Stringi i denti fortissimo fino a perderli tutti
Passo dopo passo
Rotoli a terra avvolto da una coltre di fumo marcio
Passo dopo passo
Piccoli granelli di infelicità si sommano
Fino ad unirsi e comporre una parete dura, liscia ed invalicabile
Passo dopo passo
Ti arrendi.
Ed anche lui potrebbe aver deciso di morire
Come ancora non lo sa
Quando?
In questi giorni
Il perchè?
Non ha più la forza di fare un altro passo
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
Avere un congiunto che si sente inadeguato, sconfitto, incapace di stare al passo, al punto di avere reazioni autolesionistiche e parossistiche, è un problema che purtroppo ha colpito la mia famiglia, quindi so di cosa si parla...
RispondiEliminaPurtroppo la tendenza sociale a fare gruppo contro il soggetto più debole, e quella mediatica a esporre potenzialità che sono irraggiungibili per la maggior parte degli individui, tendono a creare un mondo in cui è sin troppo facile sentirsi improvvisamente "non all'altezza". Inoltre questo mondo di massa ha fatto perdere il senso della comunità, il senso di appartenenza a una collettività e la relativa solidarietà che ne dovrebbe derivare. Lo spiritualismo, poi, è del tutto azzerato. Diciamo che certi problemi di sentirsi "inadeguati" sono individuali, ma di sicuro il mondo circostante non collabora affatto per aiutare chi ne soffre, anzi, sembra impostato per far peggiorare quella sensazione di inadeguatezza.
PER ARIANO un commento toccante e profondo. Parole sentite e che condivido. Poco da aggiungere al tuo intervento hai detto tutto tu con grande e lucida intensità.
RispondiEliminaPER VALERIA: lo so, il dolore di chi resta è atroce. Ciononostante bisogna comprendere il dolore e la sofferenza insostenibili che hanno portato le vittime a togliersi la vita.
RispondiEliminaI motivi possono essere tanti, molte volte sono voci inascoltate, purtroppo questo società è diventata troppo cinica.
RispondiEliminaSaluti a presto.
PER CAVALIERE: cinica ed indifferente secondo me.
RispondiEliminacinica ed indifferente è ancora troppo poco: è una società di microcosmi, individui o gruppi di individui (piccoli gruppi) isolati dal contesto, un contesto spesso percepito solo come minaccia (in molti casi è percepito come minaccia anche a ragione...)
RispondiEliminaPER SABINA K:questo isolamento dal contesto è un'altra ragione in effetti di questo senso di vuoto interiore.
RispondiEliminaDaniele le tue parole sono racconti di storie uniche eppure infinite.
RispondiEliminaMai fare di tutta l'erba un fascio. Ogni persona ha una storia a sé come anche le motivazioni, differenti per ognuno.
Non riesco a comprendere, per questo, le loro di motivazioni, né è facile sostenerli e fare in modo che riescano ad uscire dal "baratro" in cui si trovano.
Forse l'unico modo è l'ascolto delle loro esigenze.
Qualcuno vuol stare solo, qualcun altro sempre in compagnia, qualcuno resta in silenzio, qualcun altro esprime di tutto. Chi pratica violenza, chi resta inerme.
Per cui ascoltare e comprendere, oltre la vicinanza non direi fisica ma emotiva...forse potrebbe salvarli...e ripeto, forse.
Non volevo e neanche credevo di riuscire a scrivere tutto ciò ma...
Volevo solo farti i complimenti, sei speciale. Ciao.
PER PIA: ti ringrazio per i complimenti, mi emozionano e mi onorano profondamente. Venendo al tuo commento, direi che essere recettivi, ascoltare il loro disagio, saperlo cogliere, rispettarlo, siano già elementi importanti per un aiuto in una società come quella di oggi, dove cinismo ed indifferenza la fanno da padroni.
RispondiEliminaÈ un discorso complicato che le parole non possono del tutto far comprendere.
RispondiEliminaMa tu ci vai vicino. Complimenti.
PER NEUTRINA: lo so è complesso ma va affrontato e bisogna parlarne. Grazie per i complimenti.
RispondiEliminaparli con criterio di omologazione..
RispondiEliminaforse queste persone hanno solo bisogno di sentirsi parte.
di condividere.
ma il mondo va veloce e non si ferma indietro.
e le esigenze dell'uno non vanno d'accordo con le esigenze della comunità.
nella comunità NON sei.
e il dolore di queste persone è proprio la mancanza di affermazione di sé.
un'identità smembrata che hai reso come sempre con tanta delicatezza e sensibilità.
e hai usato la perla del testo..RISPETTO.
PER JULIETTE: "nella comunità NON sei." Ecco un altro aspetto determinante per il disagio di queste persone, punto che hai saputo toccare con profonda intuizione e sensibilità. Ti ringrazio inoltre di cuore per le parole profonde e toccanti che hai usato per i miei versi
RispondiEliminaI tuoi bellissimi versi dimostrano che ognuno combatte la propria battaglia, senza che necessariamente il mondo debba conoscere quale essa sia.
RispondiEliminaForse se tutti donassero abbracci anziché giudizi, assisteremmo a meno suicidi. O magari no.
Io voglio sperarci.
PER CLAUDIA: donare abbracci in luogo di giudizi sarebbe almeno un importante inizio.
RispondiEliminaIl fatto è che è sempre stato così: il mondo ignora i più fragili e si sta spaccando (cit.)
RispondiEliminaMa non c'è soluzione, perché la velocità in cui il mondo gira non la decidiamo noi, né possiamo rendere più forti, caratterialmente, quanti invece sono troppo sensibili.
Una soluzione non saprei trovarla, sinceramente.
Moz-
PER MOZ: vero, ma forse ora il fenomeno si sta ingrandendo enormemente. Quale soluzione? Non ho neanch'io la bacchetta magica ma forse un mondo più umano, e non sempre più veloce, non sempre più cinico ed improntato sui soldi e sul successo inteso in unico modo, quello che la società disegna per ciascuno di noi, potrebbe essere una via da tentare di percorrere.
RispondiEliminaVersi molto toccanti ...ma non avevi già scritto qualcosa sul dramma del suicidio?
RispondiEliminaForse ricordo male.
Che dirti?
È difficile per chi resta.
Chi decide di andarsene fa una scelta egoistica ,da certi punti di vista.
La società ne è responsabile fino a un certo punto ...mi sembra troppo facile dar sempre la colpa agli altri dei nostri malumori.
Per quelli che restano appunto , credo che la strada più giusta per metabolizzare una morte del genere sia quella di rispettarla.
Non dico che si riesca a superare il dolore ma forse si vive con meno sensi di colpa.
Ciao
PER MAX: grazie, sono onorato dal fatto che i miei versi ti abbiano toccato. No, non avevo mai scritto una poesia come questa ma è vero che in altre mie poesie i miei personaggi alla fine delle stesse capita che si tolgano la vita ("DAYLIFE" ne è un esempio) per questo hai un tale ricordo. Forse è in parte egoista chi abbandona questo mondo ma è anche stanco di fare colui che deve resistere ad oltranza subendo ogni genere di sofferenza ed umiliazione. Giusto per chi resta accettare le decisioni di chi ha fatto questa scelta
RispondiEliminaOgni volta che arrivo da te, di solito di sera, quando la giornata pesante preme molto sulle spalle, io trovo qualcosa che mi fa alzare nuovamente la testa, fa girare i pensieri, richiama eco lontani.
RispondiEliminaE allora sembra quasi che le dita scorrano da sole sulla tastiera del pc, per parlarti di quanto le tue parole mi abbiano coinvolto e toccato.
Questi uomini "disperati" che hai descritto con passione e desolazione, sono esseri umani, incapaci di convivere con la loro delusione, la loro sofferenza. Sono anime fragili (direbbe Vasco). Ma chi può essere certo oggi, che non possa arrivare anche per noi, un giorno, un momento ugualmente complicato?
Mai giudicare, ma avere l'empatia giusta per comprendere o almeno abbracciare. Forte eh, forte.
Mi hai fatto pensare ad un grande autore italiano, Pier Vittorio Tondelli, che un giorno decise di dire basta alla sua disperazione.
Ci ha lasciato tanta amarezza ma ci ha regalato grandezza e parole splendenti.
“Si tenta, si soffre, si lotta ma le persone non sono di nessuno, nel bene o nel male.”
Ecco.
Buona serata Dani.
PER MARIELLA lasciami dire che mi hai fatto commuovere con le tue parole. Giusto, un giorno anche noi potremmo sentirci come quelle anime fragili. Molto colpito dal riferimento a Tondelli. Sei davvero una bellissima persona.
RispondiEliminaGrazie, tu sai che penso la stessa cosa di te. Ti abbraccio.
EliminaQuesta poesia mi ha ricordato di un ragazzo albanese di 17 anni che non ho mai conosciuto.
RispondiEliminaEra il figlio di una donna molto poco simpatica che ho conosciuto intorno ai 20 anni. Un giorno il figlio piccolo raccontò a me e alla mia migliore amica che il fratello, due anni prima, aveva deciso di impiccarsi in cucina e che lo avevano trovato rincasando.
Quella storia mi è rimasta dentro negli anni, mai veramente seppellita. E tante volte torno col pensiero a quel ragazzo di cui non conosco neanche il nome che un pomeriggio si impiccò in cucina prima che tornasse la sua famiglia.
Grazie per avermi dato modo di parlarne. Buona serata.
PER LA DAMA BIANCA grazie a te per questa toccante testimonianza.
RispondiEliminaUna società che fa che i suoi individui scelgano il nulla,...
RispondiEliminapodi-.
che fitta al cuore, daniele. che società è quella che non sa prendersi cura dei più deboli? è davvero tutto qua quello che sappiamo poter fare?
RispondiEliminaPER PODI ...Non è una società giusta.
RispondiEliminaPER DIGITO temo di si penso che sia tutto quello che noi come società sappiamo fare e questo è davvero triste.
RispondiEliminahai ragione: motivazioni tutte da accettare, per quanto possano esserci, ovviamente, altre risposte a certe situazioni. ma si vive (e non si vive) solo in prima persona. allo stesso modo le responsabilità di questo stato di cose sono diffuse, ma ciascuno ha, precisamente e soltanto, le proprie. direi quindi che, sulla base di una matura analisi critica e autocritica, possiamo sinceramente confrontarci e reciprocamente riconoscerci, accettando e condividendo molto, compresi certi sentimenti e scelte, senza giudicare e senza pretendere. bravo. buon giorno
RispondiEliminaPER ANTONYPOE giusto, anche sulla base della tua lucida analisi, si evince come il rispetto delle motivazioni sia essenziale. Complimenti bel commento.
RispondiEliminaI motivi che portano al suicidio possono essere molteplici . Io ho sempre pensato
RispondiEliminaa quanto deve soffrire una persona per decidere di togliersi la vita .
Provo gran pena per lei . Un mio compagno di scuola si è impiccato nel suo box ,
una conoscente anziana , depressa perchè SOLA , anche lei si è impiccata di recente.
Quanta solitudine e sofferenza....
Bellissimi i tuoi versi , fanno venire gli occhi lucidi...
Laura
PER LAURA: hai scritto parole significative e toccanti che in hanno commosso. Grazie per le tue testimonianze e per le belle parole avute per i miei versi.
RispondiEliminaho sempre provato ad immaginare come sia l'istante in cui si decide di buttarsi nel vuoto, sotto un treno, contro a un proiettile. Cosa si prova? Il microsecondo prima di farlo... Un abisso: dentro i pensieri, al centro dell'anima? Un abisso incolmabile. Il buio dei sensi.
RispondiEliminaArrendersi all'abisso. E nessuno ne è esente.
PER IRENE me lo sono chiesto anch'io
RispondiEliminaForse nulla o forse un senzo di tristezza per quello che poteva essere e non è stato
Ricordo che, qualche anno fa, ero rimasta molto colpita dal suicidio di un mio compaesano, che non conoscevo, la causa era stata la solitudine. Eppure viveva in uno di quei cortili di una volta dove ci sono tante abitazioni, aveva un lavoro e una figlia. Possibile che nessuno si sia accorto del suo disagio ? Possibile che nessuno abbia pensato di far qualche cosa per lui ? Io non lo conoscevo ma mi è dispiaciuto molto perchè abitava nel mio stesso paese, un paese dove si sa tutto di tutti ma nessuno lo ha aiutato. E' stato un piacere sentirti recitare i tuoi versi. Saluti.
RispondiEliminaPER MIRTILLO: a volte forse certe forme di disagio non si vengono a conoscere nemmeno in piccole realtà come quella da te raccontata in questa testimonianza. Grazie, sono felice che tu abbia apprezzato la mia recitazione.
RispondiEliminaParole forti ma sensibili per un argomento che si cerca di nascondere con il silenzio.
RispondiEliminaDa me si sono suicidati (che sappia io ... ) in due negli ultimi quattro giorni!!
PER MARCAVAL: è un tema sul quale si deve invece avere il coraggio di aprire dibattiti seri.
RispondiElimina