Oggi avverto maggiore disinteresse e minore mobilitazione.
Molti nella rete (ecco internet come spesso accade, per es. in molti blog, é una piacevole eccezione all'assunto esposto sopra) hanno scritto con determinazione, grande chiarezza e giusta indignazione sulla sacrosanta rivendicazione dei 4 lavoratori della INNSE per cui non tornerò su questo aspetto dato che tra blog e media avrete sicuramente un quadro chiaro e cmq é ampiamente possibile farselo.
Vorrei invece soffermarmi sul come io abbia la sensazione di una classe operaia (se é ancora attuale definirla così ai nostri tempi) che, come altri settori di occupazione, sia divisa e preoccupata del futuro al punto tale da non "immischiarsi" per difendere i propri "compagni" o se volete colleghi di sventura lavorativa.
E' vero che sembra che la Fiom sia accanto a questi 4 coraggiosi ed intrepidi lavoratori (uno dei quattro é proprio un sindacalista della Fiom se non ricordo male) ma, forse, ingenuamente, mi aspettavo di vedere una manifestazione generale di operai del settore quantomeno, un segno di solidarietà anche solo simbolico.
Non sono proprio soli, ma forse mi aspettavo che si scatenasse un movimento maggiore di massa.
Insomma pensavo, speravo, di vedere piazze invase da lavoratori che decidessero una mobilitazione imponente, come in effetti dovrebbe anche avvenire per la sicurezza (assente) sui luoghi di lavoro. Ecco diciamo che forse non me le aspettavo ma avrei voluto e vorrei vederle riempirsi di lavoratori non spaventati ma decisi a rivendicare il rispetto dei loro diritti ed il desiderio di poter almeno avere una vita dignitosa per sé e per le loro famiglie.
Ricordo quando esisteva il rischio di cassa integrazione, senza andare troppo indietro nel tempo anche solo negli anni ottanta (penso alla Fiat per es.), come si scatenavano scioperi e manifestazioni.
Certo, come ho già scritto, spesso poi perdevano cmq la guerra e forse é proprio questo che oggi scoraggia molti di loro ad agire, ma io credo che ci sia una ragione più grave e profonda: la paura unita ad un forte senso di precarietà tale da far dimenticare la propria coscienza di classe, intesa come appartenenza non colorata politicamente e come giusta rivendicazione di diritti legittimi: classe lavorativa.
Classe lavorativa é un' espressione che oggi io vorrei intendere in senso apartitico e che connoti un'appartenenza ad una realtà fatta e costituita da uomini e donne che vogliono solo non essere di nuovo considerati schiavi come nell'ottocento quando nacquero le prime grandi industrie.
Intanto l'eco della lotta di questi "fantastici 4" sui media si sta spegnendo; ma nonostante sembri esserci un acquirente all'orizzonte, loro sono ancora sopra quella gru e non mollano. E non lottano solo per loro ma anche per i loro compagni e, indirettamente senza che forse neanche loro stessi lo sappiano, anche per dare un segnale a tutti i lavoratori: "basta aver paura e cercare di sopravvivere sperando che "tocchi a qualcun altro"."
Ricordo una filastrocca famosa e brevissima che avevo sentito quando ero piccolo ma che ancora oggi sembra abbia resistito al trascorrere del tempo e che sembra quasi essere il simbolo di chi invece decide di chinare il capo ed arrendersi.
Giro Giro tondo
Casca il Mondo
Casca la Terra
Tutti giù per terra!
Ecco, loro 4 a terra non vogliono scenderci; non senza poterlo fare a testa alta e con il diritto a mantenere il loro posto di lavoro.
--------------------------------------------
Per Votarmi Su OkNotizie: http://tinyurl.com/ljohvd
di cosa ti stupisci, gli italiani dimenticano con una facilità estrema di tutto quanto, ora chi se ne frega degli operai quando sta arrivando ferragosto?? ma perchè non ti puzza che la lega abbia deciso proprio ora di iniziare a far entrare in vigore il decreto sicurezza, e come se non bastasse stia iniziando a parlare di gabbie salariali? E tutto nella regola le più grandi schifezze si fanno in questi giorni quando la gente ( che gia di norma è distratta) è ancora più distratta del solito...
RispondiEliminaAd aprile la CGIL portò a Roma quasi due milioni di persone contro la politica economica del governo e per la sicurezza del lavoro e sul lavoro. Due milioni! Pochi giorni dopo ci fu il terremoto in Abruzzo, ma quei due milioni sarebbero diventati invisibili comunque in poco tempo...da settembre scorso ho partecipato, a Torino e nel nord, a tutte le manifestazioni possibili (sulla scuola, sul lavoro, il 25 aprile, di solidarietà con colleghi che rischiano il posto), ho sacrificato salario (assai prezioso di questi tempi) per "esserci", eppure mi sono sentito "invisibile" quasi sempre.
RispondiEliminaSe i lavoratori della INNSE non fossero saliti sul ponte, con una intelligente azione mediatica, sarebbero invisibili anche loro come accade a quelli di migliaia di altre fabbriche in Italia nelle stesse condizioni.
Il problema non è dunque una solidarietà visibile con gli operai della INNSE, ma di come impedire che tutti gli altri restino per sempre invisibili (costringendoli ad atti "spettacolari" per esistere, in una logica ahimè totalmente televisiva).
Sull'argomento consiglio di leggere questo approfondimento, che rivela come anche in questo caso come quando c'è di mezzo la Lega la cosa inizi inevitabilmente a puzzare...http://www.dirittodicritica.com/2009/08/11/lega-nord-innsegnante-di-ipocrisia/#more-1969
RispondiEliminaPER LUPO: hai ragione hai centrato il problema ma forse si potrebbe ribaltare: avere una persistenza nel resistere tale da diventare mediatici e quindi costringere media e forze politiche a considerare la realtà e la protesta in questione.
RispondiEliminaDi fatto, anche se non é bello ammetterlo, é sempre stato così anche in passato
Pensa appunto al 1980 con la FIAT ed i 24.000 dipendenti da cassa integrare prima e licenziare poi (avevo visto un film molto interessante al riguardo "Signorina effe' era il titolo)
Il grave problema é che pochi hanno voglia, tempo e possibilità anche di sacrificare soldi e vita privata per gli altri come invece tu e altri avete fatto e continuate a fare.
Io posso solo dirti di non arrenderti, di non arrenderci.
Ciao
Daniele
PER CALENDULA: é chiaro che quanto ha dichiarato la Lega in questi giorni non mi sorprende soprattutto nei tempi. L'anno scorso il 6 agosto hanno di fatto privatizzato l'acqua come ho anche scritto sul mio blog in un post di alcuni mesi fa, con il benestare anche dell' opposizione. Spesso sfruttano questi periodi per fare leggi che passino inosservate ancor più di altre durante l'anno.
Purtroppo i media non danno il giusto spazio a queste vicende e i motivi sono noti a tutti, almeno agli individui ancora pensanti. Anche tanti editorialisti apparentemente autorevoli evitano di concentrarsi su temi così scottanti.
RispondiEliminaIn più è in parte cambiata la mentalità delle persone.
Grazie a una propaganda mediatica decennale, invadente e molto subdola, tesa a distrarre le persone e a far credere che esista per tutti la possibilità di salire sull'albero della cuccagna, è cambiata la percezione che le persone hanno di se stesse: a volte (non sempre, ovvio) si rifiuta l'idea di appartenere alla "classe lavoratrice", ma ci s'immagina di far parte di un enorme, composito ceto medio non ben definito. Basta una casetta in proprietà, acquistata col mutuo e a prezzo di estenuanti sacrifici, per sentirsi borghesi. Borghesi piccolissimi, ovvio, ma pur sempre appartenenti a quell'enorme ceto medio.
D'altra parte, nella nostra società è facile autoilludersi di non appartenere più alla classe lavoratrice o proletaria (nome che nessuno vuole più pronunciare): le rate per andare in vacanza, per acquistare la macchina nuova ecc. e tutto il resto infondono l'illusione di poter partecipare alla ricchezza.
Questa tipologia di persone non può certo solidarizzare con chi invece ha i piedi ben piantati per terra.
Come ho detto, non intendo generalizzare, ma solo toccare un singolo aspetto della questione. Che però esiste.
Un abbraccio e buona giornata. :)
Solidarietà è una parola che è stata svuotata di ogni significato da una pluriennale campagna pubblicitaria all'insegna dell'arricchitevi arrangiandovi meglio che potete, tanto ci sono io che vi risolvo i problemi.
RispondiEliminaIn questo contesto anche i sindacati hanno perso smalto e convinzione ed il gesto eclatante di qualche singolo viene citato come una curiosità momentanea dai mass media e subito dopo oscurato dal clamore delle ultime gesta del pallonaro o della soubrette di turno; siamo nel tunnel e la luce non si vede, anzi l'oscurità si fa sempre più profonda.
Una volta di più: " Mala tempora currunt".
Sileno
L'Onda è riuscita, attraverso un coinvolgimento trasversale ed una buona rete anche a livello organizzativo, ad ottenere sia il risultato della visibilità sia una qualche minima revisione del devastante piano di riforma su scuole ed università.
RispondiEliminaL'Onda nasceva quando i sindacati perdevano definitivamente la loro capacità rappresentativa, barattata per far parte di un apparato inamovibile e clientelare specchio dello stesso sistema che avrebbero dovuto se non combattere almeno contrastare per difendere i diritti dei lavoratori.
Siamo soli, probabilmente questo hanno pensato anche loro prima di salire lassù in alto, ed hanno avuto ragione del loro gesto estremo.
Non arrendiamoci, non dimentichiamo che siamo noi la risorsa anche economica del Paese e nulla può un ministro o un dirigente se i lavoratori non lo sottoscrivono: ormai ci prendono per fame e licenziamenti ma più di questo non possono fare.
Possiamo cambiare il corso delle cose. Ce ne siamo dimenticati?
Carissimo Daniele, la classe lavorativa, non è una classe, per fortuna, in senso sociologico stretto, poichè estrememente eterogenea. Vi è ancora un dibattito sulla esistenza o meno di una classe operaia, questa si un tempo omogenea e ben rappresentata. Esistevano i sindacati che rappresentavano tutti i lavoratori riconducibili a poche ed univoche tipologie di contratti. Oggi, con la legge 30 (abborro sentirla nominare Biagi che si rivolta nella tomba per come l'hanno interpretata!) si è frammenta la tipologia contrattuale e di consegienza anche la rappresentatività sindacale. Mettici la crisi, mettici la sfiducia nella politica, mettici la società liquida di Bauman, i valori e gli orizzonti incerti, la crisi della sinistra, la gente, i lavoratori, non partecipano più come una volta.
RispondiEliminaEppure la povertà relativa e le famiglie che non arrivano alla terza settimana aumentano. Ci aspetta un autonno di ulteriori chiusure di fabrica. Alcune lotte hanno gli onori della cronaca per come si manifestano, altre molto meno o punto. In atto ci sono altre lotte, altri lavoratori preoccupati per la mancanza di welfare, di opportunità, ma non tutti vanno a finire sui giornali.
L'attenzione sui quattro operai INNSE non è scemata nei quotidiani di centro sinistra e nemmeno nel TG3 e nelle sue rubriche, non so nel TG1 che guardo poco. La Repubbli, L'Unità ne parlano tutti i giorni.
La solidarietà in agosto è difficile. Ci sono ordini di problemi separati e connessi. Lça crisi, la precarietà, la cessione di rami d'azienda, la esternalizzazione, i mercati locali e globali, il governo che non prende provvedimenti e non attua politiche per proteggere i lavoratori dalla crisi, ma solo se stesso dal consenso dell'opinione pubblica, che comincia a vacillare.
Buon Ferragosto
;-) d.
Caro Daniele, è cpropio così. Da una parte ci sono dei lavoratori che forse se ne fregano e forse hanno paura. O forse semplicemente credono che le cose si possano aggiustare, come qualcuno dice in giro per la tv. È anche vero che se sei in cassa integrazione, e già prendi il 60% del tuo stipendio, sarebbe solo fare un favore all'azienda fare uno sciopero. Magari il dissenso su certe decisioni viene dato attraverso un referendum interno.
RispondiEliminaDall'altro lato c'è una sfiducia sui sindacati, o semplicemente su certi sindacalisti, che però sono quelli che ti rappresentano, e che magari non voterai più. Certe azioni non vengono viste più come valide o vere, per cose che hanno portato alla sfiducia. Un esempio capitato in altre aziende per cui ho lavorato: c'erano sindacalisti che proclamavano lo sciopero e poi prendevano permesso sindacale. Il che vuol dire tutti a rinunciare al salario di quel giorno mentre loro no, e utilizzando un'agevolazione, neanche prendendosi ferie.
Devo dire che, tra tutti, la FIOM in questa situazione, e a livello nazionale, mi sembra più dalla parte dei lavoratori. Anche in electrolux (ex zanussi-rex) dove lavoro sono gli unici che non hanno abbassato le braghe di fronte a certe richieste dell'azienda e proposte di rinnovo del CCNL.
Ciao, buona serata.
Caro Rockpoeta, ti ringrazio infinitamente per essere approdato nel mio spazio angusto e mi rende felice averti ispirato. Mi piace il tuo modo di commentare.
RispondiEliminaPer quel che riguarda questo post, non posso che concordare quando dici che si è talmente spaventati da non immischiarsi troppo, pur di mantenere un posto. Ci si immischia solo quando si è certi di stare per perderlo.
PER SQUILIBRATO: benvenuto!!!! Ti ringrazio per le tue parole e spero di vederti presto ancora in questa agorà!
RispondiEliminaDaniele
Beh sai, io invece non mi stupisco di non vedere piazze invase da lavoratori e mobilitazioni imponenti. Credo che la classe operaia ormai sia una categoria del passato, che è servita egregiamente a rappresentare (e al tempo stesso a dare, per l'appunto, coscienza di classe, ad) un certo soggetto sociale. Ma oggi con un mercato del lavoro diverso da quello di ieri, non mi pare più possibile: non esistono o non possono esistere 'categorie' pure, metafisiche, dotate di un senso di appartenenza, proprio perché il lavoro è precario, flessibile, mutevole, molto diverso ad quello degli anni '80.
RispondiEliminaIl che non significa che ci sia una soglia di sicurezza che è stata abbondantemente superata da tempo. E' che la politica non riesce ad elaborare nuove categorie. Gli operai votano per la Lega, e se lo fanno non è perché improvvisamente sono diventati razzisti ma perché i vertici di quella che fu un tempo la sinistra ha smesso di considerarli interlocutori del proprio operare.
RispondiEliminaCorreggo: Il che non significa che non ci sia una soglia...
RispondiEliminaPotrei sottoscrivere il commento di Marcello: le mutate condizioni nel mondo del lavoro ha reso meno compatte quelle categorie sociali che, una volta, erano separate le une dalle altre come da compartimenti stagno.
RispondiEliminaE' mutato il mondo intero, ma in effetti ciò non toglie che si potrebbe provare ad essere più solidali.
Ciao Daniele.
Ops: ha=hanno.
RispondiEliminaPER ROMINA: condivido la tua disamina; il lavaggio del cervello a livello mediatico ha ottenuto il suo scopo e quello che tu scrivi sul fatto di sentirsi erroneamente borghesi anche se poveri in realtà, é un problema reale. E questo elemento si innesta poi su un tessuto sociale disperato a complicare le cose.
RispondiEliminaPER DUCCIO: benritrovato in primis :-)))! Di fatto il problema é molto più esteso. Troppi fattori concorrono a cancellare questa solidarietà oppure a renderla meno incisiva e partecipata. Credo che questa tendenza debba essere capovolta e presto.
PER ORMOLED: una disamina molto valida ed una testimonianza importante sulla FIOM. Grazie.
PER MARCELLO: hai ragione quando dici che il lavoro é cambiato ma é proprio quello il nocciolo del problema. Abbiamo lasciato che cambiasse ed in peggio.
Ti ricordi quando solo un decennio fa o forse due, si diceva che la tecnologia avrebbe fatto lavorare tutti meno ore. Più tempo libero meno lavoro e cmq con meno fatica.
Invece la tecnologia é arrivata, molti lavorano cmq tantissime ore e sottopagati, altri invece sono stati accontentati fin troppo essendo stati... licenziati, ed infine molti, troppi, sono precari ossia senza diritti e senza certezze.
E' vero il lavoro é cambiato, o forse oltre a cambiare sono cambiate anche le realtà lavorative. Oggi il precario non é neanche un lavoratore ed a volte gli stessi lavoratori "fissi" lo snobbano o cmq lo considerano perfino un pericolo perché temono che possa subentrare a loro magari per prepensionamento o per la mobilità.
E' per questo che sostengo che ci debba essere una nuova classe lavoratrice: una classe non polticizzata ma sociale, ossia che vuole difendere i propri diritti sanciti dalla Costiutuzione e dalla legge (in primis lo Statuto dei Lavoratori) e che voglia anche riappropriarsene dove li ha oramai già persi.
PER AMATAMARI: non arrendersi é giusto, sperare é necessario, ma come sostiene SILENO la strada per uscire dal tunnel é ancora lunga e forse, temo anch'io, siamo all'inizio del tunnel medesimo.
è vero, non esiste solidarietà e finché il timore di perdere il posto di lavoro non si concretizza è più semplice aspettare di veder cosa succede agli altri. il vero significato di classe operaia si è perso definitivamente di vista, e i sindacati o i sindacalisti si "impicciano" fin dove possono. sono sempre dell'idea che toccato il fondo bisogna cominciare a raschiare.
RispondiEliminabacio
continuo a credere che questo governo adotti una tecnica subdola per dividere i lavoratori ed aggredirli in piccole minoranze in modo da renderli inoffensivi ISOLANDOLI
RispondiEliminainfatti, le cose peggiori passano sempre nel periodo caldo...
RispondiEliminaall'italiano si sa, piace viver tranquillo, soprattutto l'estate!
I lavoratori hanno troppi diritti e pochi doveri.
RispondiEliminaIl dovere è lavorare per assicurare a se stessi e agli altri una vita decente!
http://oneenergydream.blogspot.com/
Carissimo,è di oggi la notizia che laprotesta dei ragazzi della paittaforma ha dato i suoi risultati, seegno del fatto che a tutto c'è rimedio, ma che la forza delle idee a volte ha bisogno di gesti estremi.
RispondiEliminaVedi, secondo me la classe operaia del senso degli anni 70 non esiste più, dato che le cose sono cambiate a livello contrattuale e gerarchico, lo spavento degli anni di piombo, gli estremismi del capitalismo e l'introduzione dell'imprendotore fai da te hanno minato il concetto corporativo della classe legata al lavoro e una certa sopravalutazione dei diritti ( colpa di alcuni sindacati edella manipolazione della sacralità dei diritti difesi) ha creato un concetto di clesse e di dovere e diritto che adesso è diventato un ibrido.
La verità è che la società dell'Apparire ha spento l'orgoglio dell'umiltà di certe origini e la voglia di riscatto davanti a chi sprezzante calpestava le persone badando alla famiglia di provenienza ha creato grandi divari ( alla "Zappatore" maniera; ricordate il film in cui il figlio di contadino si vergognava?) e grandi disagi.
Io sono una laurata in giurisprudenza ma sono anche un perito indistriale e ne vado molto fiera, ma ancora adessi i liceali mi guardano meravigliati che oltre ad aggiustare sifoni e tubature, saldare con la fiamma ossidrica ed elettrica ( a volte mi capita ancora se serve) sappia il latino, che disquisisca di Massimi Sistemi e che citi Shakespeare e sono arrivata a 40 anni!!Ma sapessi quanti si vergognano delle loro origini culrurali e omettono, fingono, e falsano la realtà...
Forse, dico forse, il concetto di classe dovrebbe tornare indietro a quello dei patrizi e dei plebei, ma senza disprezzo:il cervello ha bisogno dello stomaco e benedetti siamo entrambi.
Un abbraccio al tuo cervello e alla tua coscienza di classe, che la classe non è acqua!:-) ( sorridere fa bene anche nella lotta, non lo dimentichiamo mai!!)
Sono troppo irriverente se dico che le lotte sindacali, sono roba d'altri tempi? ;)
RispondiEliminaPER GIANS: no non lo sei, ma io non parlavo di lotte sindacali vecchio stile ma di lotte serie per combattere queste diseguaglianze.
RispondiEliminaDaniele
Aggiungo un dato, a mio avviso importante e di carattere generale.
RispondiEliminaLe grandi ricchezze esistono solo là dove si creano grandi povertà. Il centrodestra mira a lacerare il tessuto sociale, ad acuire le disuguaglianze, a creare fratture sempre più insanabili. Tutta la politica e la proganda mediatica subdola fatta su certi temi, compresa la volontà di distrarre le masse, sono state e sono ancora funzionali a questo scopo. E lo scopo è stato in gran parte raggiunto: individualismo spinto, in parte dovuto ad egoismo e in parte all'impossibilità di pensare ad altro se non a se stessi, paure varie, senso d'insicurezza.
Creare divisioni, anche fra nord e sud, alimentare l'odio e la diffidenza fra italiani e fra italiani e stranieri, far scomparire i germi della solidarietà sociale è utilissimo al fine di creare una guerra fra poveri e di trovare una manodopera a bassissimo costo, disponibile a lavorare a qualsiasi condizione.
Il precariato condotto all'estremo è utile, così come è utile avere masse di disperati da poter sfruttare.
Il quadro è poi ancora più fosco se si pensa che la cosiddetta opposizione politica, che avrebbe il dovere d'intervenire su questi temi in maniera intelligente e autorevole, è in gran parte autoreferenziale, litigiosa e tesa alla conservazione delle proprie posizioni di potere. Ormai, tranne che in pochissimi casi, non riesce più a comunicare con il Paese.
Saluti :)
la proganda mediatica
RispondiEliminaOops, "propaganda", sorry! :D
Come te, speravo in una reazione più pronta, compatta, visibile di altri operai. E qui non mi riferisco a manifestazioni di solidarietà, ma piuttosto alla capacità di ripetere altrove l'esperienza di questi 4 operai. Mi interessava cioè, non tanto lo stare vicini e solidali a questi in lotta, ma la reattività per farne un elemnto e uno spunto per le proprie lotte: saranno tante le fabbriche in condizioni di grande difficoltà!
RispondiEliminace l'hanno fatta! e sarà di esempio per altre situazioni. mi piace pensare che sarà così...
RispondiEliminaciao simona
Finalmente, eccole antiche parole che ricompaiono con il loro significato sincero: classe, lavoratori, precarietà, timori...
RispondiEliminaMi domando: perchè quelle parole erano state dimenticate? E soprattutto, chi le ha dimenticate?
Forse quella classe politica che per decenni le aveva usate e che ora le snobba come piccoli borghesi parvenus e probabilmente prossima ad essere sostituita?