Prendo spunto da un articolo (quello di Galli della Loggia sul quel video di Youtube) e da un "commento" vero di Zucconi fatto nella sua rubrica lettere al direttore e che é stato riportato da Ale qui sul blog a proposito dei DICO (vedi il primo commento in "La nota stonata...")
La domanda é dove sta il limite. Quando e se una parolaccia é volgarità e quando e ancora soprattutto se invece può avere un senso ed essere giornalismo o perfino arte.
Assurdo? Beh non sempre. Prendete "un giudice" di De André. Parla di un nano che diventa magistrato e nella canzone lui canta:
"Passano gli anni i giorni e se li conti anche i minuti, é triste trovarsi adulti senza essere cresciuti, la maldicenza insiste, batte la lingua sul tamburo, fino a dire che un nano é una carogna di sicuro, perché ha il cuore troppo troppo vicino al buco del culo"
Beh De André é volgare?
Forse Galli della Loggia avrebbe anche potuto mettere i puntini ma forse, riportare tutto il testo integralmente é stato importante per dare una scarica di adrenalina ed attirare l'attenzione su un fenomeno che sta cmq aumentando in modo pericoloso.
Credo invece che la parolaccia usata come sfogo volto a "rafforzare" i propri concetti sia povera e triste.
Vedi al riguardo quel commento di Zucconi che se giusto nei contenuti io personalmente l'ho trovato un po' volgarotto nei toni.
In realtà il limite é davvero sottile ma questa non deve essere una scusa per non stare attenti. Credo altresì che certi confini sia possibile stabilirli (attenzione non per legge dello Stato però eh!).
Si chiama etica. Ma anche questa come il buon senso, la deontologia professionale ed il rispetto per gli altri é un bene prezioso che si sta estinguendo.
Spesso la volgarità così come la malizia, è negli occhi di chi giudica. Io credo che una parolaccia qualche volta serva a rendere meglio un concetto o una situazione. Ci sono persone e giornalisti che la parolaccia se la possono permettere e persone che riescono a rendere volgari anche le metafore.
RispondiEliminaSi Zucconi è stato un po' eccessivo nei termini e forse non era così indispensabile anche se ha reso bene concetti ed emozioni in questo modo.
RispondiEliminaDè Andre' era un poeta geniale a lui ogni licenza è concessa.
Gali della loggia non so. Forse nonostante tutto una notizia così in prima pagina senza censure ed omissis rischia solo di ringalluzzire dli idioti
Lungi da me difendere Galli della Loggia. Potremmo malignamente anche sostenere che abbia fatto una tale scelta sapendo che poi si sarebbe parlato del suo articolo per quella parolaccia così fedelmente riportata...
RispondiEliminaPeraltro, Maddie, quanto tu affermi lo si può anche condividere (ma forse cercare di denunciare un fenomeno in espansione per cercare di fermarlo in tempo richiede a volte l'uso di "espedienti" - in senso buono - forti), però allora discutiamo sul fatto se pubblicare o meno un articolo che parla di questo tema;la parolaccia non entra nella discussione inerente.
Il limite è il buon gusto, ma si sa che il fine giustifica i mezzi.
RispondiEliminaDe Andre' è un grande.
Che libertà poter scrivere qui e vedere subito il proprio commento, non come altri illustri blog dove c'è il filtro. Hai ragione, non c'è volgarità quando c'è poesia come in De Andrè, ed in generale quando c'è uno scopo, quando la parolacci in sè è volgare ma nel contesto ha la sua funzione.
RispondiEliminaW i blog liberi!
Ho appena commentato il post sul manifesto contro i DICO. Forse c'è più volgarità in quell'immagine zuccherosa di figurine su una torta nuziale unisex che nella "licenza da cronaca" che qualche volta si permettono i giornalisti
RispondiEliminafrancamente non riesco a trovare volgare una parolaccia riferita in cronaca. ci sono spesso foto ed immagini più volgari messe lì solo per vendere di più (Panorama, espresso, donnine discinte).
RispondiEliminaMa chi si scandalizza più per una parolaccia ed un dito nel c***.
RispondiEliminaFrancamente la volgarità verbale è dilagante ma anch'io credo, anche se da maschietto le apprezzzo, che certe pubblicità e certe foto messe li' solo per vendere prodotti, siano più oscene.
Qualche volta la parolaccia serve, ma solo se velata di sarcasmo ed ironia.
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