Hanno ritrovato un interessantissimo reperto ed aperto un nuovo scavo nelle Ande.
Si tratta del ritrovamento di una mummia di una donna con il, presumibilmente, suo bambino, entrambi appartenenti alla tribù dei Chachapoyas (di cui non si sa praticamente nulla e quel poco che si é appreso lo si conosce perché "riferitoci" dagli Incas che li conquistarono).
La cosa sorprendente é la sua posizione. Si copre con le mani aperte il volto con uno sguardo di terrore.
Dibattito aperto per capire come sia deceduta e se sia stata realmente poi mummificata così. La possibilità tecnica che davvero sia morta in modo violento e che quelli siano stati i suoi attimi finali é abbastanza concreta, accanto anche ad altre ipotesi che gli archeologi stanno ovviamente valutando e studiando.
Ma, dopo tutto questo antefatto (peraltro per saperne di più questo é il link della notizia su Repubblica : http://www.repubblica.it/2007/01/sezioni/esteri/mummia-amazzonia/mummia-amazzonia/mummia-amazzonia.html ) io vorrei soffermarmi su un altro aspetto.
Sempre sul sito di Repubblica, ma immagino ovunque nella rete, é possibile vedere la sua immagine.
Molti saranno rimasti stupiti, forse anche scioccati. Chissà qualcuno anche turbato.
Io ammetto di essere rimasto profondamente colpito e, forse senza un motivo apparente, mi sono trovato a provare una strana sensazione di inquietudine.
Inquietudine non per le ragioni e le situazioni che possono averne causato una morte così orribile (che possiamo purtroppo tristemente immaginare nella sua realizzazione e nella sua totale crudezza) ma anche perché quell'immagine come altre in passato (pensiamo ai corpi devastati dal fosforo bianco a Falluja) minano un mio profondo ma assolutamente personale e forse spirituale convincimento.
Convincimento per il quale dopo la morte ci sia cmq la pace. Quando guardo quelle immagini, segnatamente questa della donna mummificata, viene il dubbio, e forse anche la paura, che anche dopo la morte ci siano sofferenza e dolore. E questo dubbio, continua a crescere in me sempre più forte in questi ultimi tempi.
Scusate, forse nessuno di voi guardando quell'immagine ha fatto questi cupi pensieri, ma questo é un blog, il mio blog :-))), e quindi mi sono permesso di riportare una mia emozione del tutto personale quasi privata e darla "in pasto" a tutti voi nella speranza che non la dilaniate con cattiveria ed ironia ma al limite la "contestiate" con garbo e simpatia.
La morte fa paura, è vero. Ci sarà una ragione presumo. Credo che dipenda dal fatto che la vita in fondo ci piace; anche per gli animali è così. Non credo che invece dipenda da quello che c'è dopo. Non lo sappiamo, ma non è a quello che si pensa, credo, credo che sia il fatto di lasciare questa terra e basta.
RispondiEliminaHo visto la foto, mi sono venuti i brividi. I patologi avranno le loro spiegazioni sul restringimento delle gengive, ma l'orrore sul volto è spaventoso.
RispondiEliminaRicordo vagamente di aver letto qualcosa in passato su casi del genere, o forse era un vecchio film con Vincent Price o Cristopfer Lee, la "Maschera qualcosa??". Le mummie sono spesso spaventose per ragioni naturali e fisiologiche, ma resta il fatto che è il nostro inconscio, la nostra memoria innata colletiiva (Jung) che ci fa avere orrore della morte. Io però ho provato una grande tristezza e tenerezza per tutti e due, per lei e per, forse, il suo bambino.
RispondiEliminaForse non è il discorso antropologico quello che si voleva lanciare, vero? Magari sono presuntuosa ma è un discorso più metafisico, sul significato della vita, sulla paura della morte, sull'orrore dell'ignoto. Forse però non è il caso giusto: quella donna ed il bambino sono stati probabilmente uccisi e sacrificati. Quindi la prima cosa che mi viene da pensare e da dire è homo homini lupus. Quello che loro è capitato dopo, spero sia stato meglio.
RispondiEliminaSi in effetti Maddie hai tutto sommato centrato il punto.
RispondiEliminaLa mia domanda era se il morire in modo così orribile e cruento e non quindi serenamente di vecchiaia, può poi lasciare un vuoto che resta da colmare anche dopo la morte, anche cioé quando si varca la soglia dell'Aldilà.
Era proprio questo il senso di inquietudine che ho avvertito in me come una ventata di aria gelida nelle vene quando ho visto quella foto.
Certo, il tutto ha un senso se si ritiene che esista qualcosa dopo la morte e si creda nell'esistenza dell'Anima almeno come energia che ci muove, ci dà la vita e ci fa amare.
E'passato del tempo ma non ho dimenticato questo post e alcuni commenti che lo hanno seguito (soprattutto quello di Maddie), e ora vorrei dare il mio contributo. E' vero che a volte il dopo ci può fare paura, ma io credo che sia proprio qui, tra i nostri simili, la risposta e l'antidoto per quell'angoscia.. Mi sembra che fosse Leopardi, nel "Canto di un pastore errante nell'Asia" che diceva che la sola consolazione per la tristezza dell'uomo e della sua "sorte" è la condivisione con altri uomini. Un po' filosofico, lo so, e magari la ctazione sarà imprecisa; ma il concetto è quello, e ci credo molto. E' anche per vincere l'angoscia e la solitudine "esistenziale" che l'uomo ha inventato la conversazione, le lettere e i blog. E forse quella donna, trasmettendo ai suoi simili (a noi?) un po' della sua angoscia, se ne sarà in qualche modo liberata.
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