venerdì 2 febbraio 2007

OPINIONE DEL ROCKPOETA: Futuro da "Alcatraz"

31 gennaio 2007, Alcatraz di Milano, e mentre cantano ti parlano anche di speranza.

Democrazia giovanissima, con problemi ancora esistenti, contraddizioni forse latenti ma anche tanto entusiasmo e voglia di crescere

" IlCile oggi non è proprio quello che volevamo, ma non è neanche quello che volevano Loro"

E' con questa affermazione che Jorge Coulon, uno dei membri storici del gruppo parla del loro Paese.

E ancora, racconta di come siano impegnatissimi socialmente, solo che, dico io, lo sono in modo più diretto e fattivo e meno nelle canzoni forse.

Loro sono gli Inti-Illimani, o quello che restano se volete del gruppo storico che dovette restare in esilio forzato mentre erano in tour a causa del colpo di stato in Cile nel 1973.

Ma la loro voglia, la loro crescita musicale e il desiderio di rinnovarsi senza fossilizzarsi sul passato credo debba davvero essere d'esempio per molti di noi.

La memoria storica è nulla se diventa solo nostalgia e non serve per non ripetere errori del passato e crescere nel futuro.

Studenti che hanno occupato le scuole non per futili ragioni ma per avere insegnanti migliori e fare in modo che l'insegnamento sia un diritto e non un privilegio

Una riforma che è andata in tal senso ed un Presidente, la Bachelet, che potrebbe forse fare cose molto importanti

E tra musica del passato e del presente condita da una forte voglia di guardare avanti, dall'Alcatraz di Milano forse abbiamo sentito penetrare in noi, quella sera, una ventata di futuro.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

In Cile sono in atto riforme che noi ci sogniamo. Perchè forse le nazioni che toccano il fondo, sono quelle in cui i governanti hanno più coraggio ed intraprendenza, non vi pare?

Anonimo ha detto...

Li hai visti all'Alcatraz a Milano? Bel concerto? Io li conosco poco.

Anonimo ha detto...

Non sono d'accordo con Tex. E' vero che i disastri naturali e le guerre spesso fanno rimprendere l'economia alla loro fine, perchè si scongelano i capitali per la ricostruzione, ma non credo che ua dittatura ed una guerra civile servano a rendere più coraggiosi i leader, solo più esigenti gli elettori.

Anonimo ha detto...

Qualche anno fa ho visto un film sui desparecidos argentino, missing, mi pare.
Ma gli inti illimani erano proprio rifugiati politici, vero?
Io li ho sempre associati al Festival dell’Unità.

Anonimo ha detto...

Sono quelli del pueblo unido, quelli che De Gregori (mi pare) dice: noiosi come una canzone degli intillimani. Noioso lo è di più lui, allora!

Anonimo ha detto...

Libertà sono stati sempre un simbolo di libertà. Di sinistra certo, frequentatori delle feste dell'unità soprattutto era Pc; ma sono stati per anni la voce libera ma in esilio di un popolo oppresso

Ed è Vecchioni non De Gregori che stupidamente li definiva noiosi.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Gli Inti- Illimani erano in tour e si sono trovati loro malgrado esiliati di fatto.

In quegli anni, oltre a cantare per sensibilizzare le persone su quanto accadeva nel loro Paese, hanno cercato di far arrivare in Cile ciclostilati contenenti la verità su tutto ciò che quella terribile dittatura stava realizzando.

E... sì confermo, concerto molto bello veramente.